Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Vive e muore molte volte l'uomo,
fra le sue due eternità,
della stirpe l'una, dell'anima l'altra,
ben lo sapeva l'antica Irlanda.
Sia che nel suo letto muoia,
o che lo atterri un colpo di fucile,
il peggio che ha da temere
è una breve dipartita da quei cari.
Benché la fatica dei becchini
sia lunga, affilati sono i loro badili,
forti i loro muscoli nell'opera.
Non fanno che ricacciar i loro morti
nella mente umana ancora.
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    Scritta da: Elisa Iacobellis
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    L'Uomo E Il Mare

    Uomo libero, tu amerai sempre il mare!
    Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima
    Nello svolgersi infinito della sua onda,
    E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.
    Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
    L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
    Si distrae a volte dal suo battito
    Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
    Siete entrambi tenebrosi e discreti:
    Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
    O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
    Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
    E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli
    Vi combattete senza pietà né rimorsi,
    Talmente amate la carneficina e la morte,
    O eterni rivali, o fratelli implacabili!
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Alba

      Odoravano i fior di vitalba
      per via, le ginestre nel greto;
      aliavano prima dell'alba
      le rondini nell'uliveto.
      Aliavano mute con volo
      nero, agile, di pipistrello;
      e tuttora gemea l'assiolo,
      che già spincionava il fringuello.
      Tra i pinastri era l'alba che i rivi
      mirava discendere giù:
      guizzò un raggio, soffiò su gli ulivi;
      virb... disse una rondine; e fu
      giorno: un giorno di pace e lavoro,
      che l'uomo mieteva il suo grano,
      e per tutto nel cielo sonoro
      saliva un cantare lontano.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Stasi nel buio. Poi
        l'insostanziale azzurro
        versarsi di vette e distanze.

        Leonessa di Dio,
        come in una ci evolviamo,
        perno di calcagni e ginocchi! - La ruga

        s'incide e si cancella, sorella
        al bruno arco
        del collo che non posso serrare,

        bacche
        occhiodimoro oscuri
        lanciano ami -

        Boccate di un nero dolce sangue,
        ombre.
        Qualcos'altro

        mi tira su nell'aria -
        cosce, capelli;
        dai miei calcagni si squama.

        Bianca
        godiva, mi spoglio -
        morte mani, morte stringenze.

        E adesso io
        spumeggio al grano, scintillio di mari.
        Il pianto del bambino

        nel muro si liquefà.
        E io
        sono la freccia,

        la rugiada che vola
        suicida, in una con la spinta
        dentro il rosso

        occhio cratere del mattino.
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          Scritta da: Giacomo V
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il mio cuore

          Il mio cuore è una rossa
          macchia di sangue dove
          io bagno senza possa
          la penna, a dolci prove

          eternamente mossa.
          E la penna si muove
          e la carta s'arrossa
          sempre a passioni nove.

          Giorno verrà: lo so
          che questo sangue ardente
          a un tratto mancherà,

          che la mia penna avrà
          uno schianto stridente...
          ... e allora morirò.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Venere Anadiomene

            Come da un verde feretro di latta, una testa
            Dai bruni capelli esageratamente impomatati
            Da una vecchia tinozza emerge, lenta e ottusa,
            Con qualche deficienza piuttosto malmessa;

            e il collo grasso e grigio, le scapole larghe
            Sporgenti; il dorso corto che rientra ed esce;
            e i fianchi tondi che sembrano spiccar il volo;
            Il grasso sotto la pelle appare in piatte falde;

            La schiena è un po' rossa; e tutto ha un odore
            Stranamente orrendo; si notano soprattutto
            Cose singolari da osservare con la lente...

            Le reni hanno incise due parole: Clara Venus;
            e tutto questo corpo si muove e porge l'ampia groppa
            Schifosamente bella per un'ulcera all'ano.
            Composta martedì 13 ottobre 2009
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              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Ma non perciò nel disdegnoso petto
              d'Argante vien l'ardire o 'l furor manco,
              benché suo foco in lui non spiri Aletto,
              né flagello infernal gli sferzi il fianco.
              Rota il ferro crudel ove è più stretto
              e più calcato insieme il popol franco;
              miete i vili e i potenti, e i più sublimi
              e i più superbi capi adegua a gli imi.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                E ancora a te io prego con le braccia
                tese al tuo sangue. In me l'antica data
                della dimestichezza della donna
                vive ancora terribile. Se schiava
                mi facessi di un sordo desiderio
                ti amerei rassegnata;
                se penetrassi nell'anima pura
                che ho sortita nascendo
                ti amerei d'un amore disperato.
                Ma se tu contemplassi nel mio viso
                tutta la rotazione di un pensiero
                anche senza comprenderlo, io forse
                impazzirei di tesa meraviglia
                a riguardare l'occhio del mio sposo.
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