Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Il giorno più felice
Il giorno più felice - l'ora più felice
questo mio inaridito cuore ha già conosciuto;
ogni più alta speranza di trionfo e d'orgoglio
sento ch'è fuggita via.

Trionfo? Oh sì, così fantasticavo;
ma da gran tempo svanirono ormai
le visione di quel mio giovanile tempo -
e sia pur così.

E quanto a te, orgoglio, che dirti?
Erediti pure un'altra fonte
quel veleno che approntasti per me -
Ora acquietati, o mio spirito.

Il giorno più felice - l'ora più felice -
che quest'occhi avrebbero visto - hanno già visto,
il rifulgente sguardo di trionfo e d'orgoglio
sento che è spento ormai.

Ma mi fosse pur riofferta quella speranza
di trionfo e d'orgoglio, e con la pena
che allora avvertivo - quella fulgente ora
io non vorrei riviverla:

giacché oscure scorie erano su quelle ali
e, al loro agitarsi, una maligna essenza
ne pioveva - fatale per un'anima
che già l'ha conosciuta.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Julia Miller

    Bisticciammo quella mattina,
    perché lui aveva sessantacinque anni, e io trenta,
    ed ero nervosa e greve del bimbo
    la cui nascita mi atterriva.
    Io pensavo all'ultima lettera scrittami
    da quella giovane anima straniata
    il cui abbandono nascosi
    sposando quel vecchio.
    Poi presi la morfina e sedetti a leggere.
    Attraverso l'oscurità che mi scese sugli occhi
    io vedo ancora la luce vacillante di queste parole:
    "E Gesù gli disse: In verità
    io ti dico, Oggi tu
    sarai con me in paradiso"
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Sarah Brown

      Maurizio, non piangere, non sono qui sotto il pino.
      L'aria profumata della primavera bisbiglia nell'erba dolce,
      le stelle scintillano, la civetta chiama,
      ma tu ti affliggi, e la mia anima si estasia
      nel nirvana beato della luce eterna!
      Và dal cuore buono che è mio marito,
      che medita su ciò che lui chiama la nostra colpa d'amore: -
      digli che il mio amore per te, e così il mio amore per lui, hanno foggiato il mio destino — che attraverso la carne raggiunsi lo spirito e attraverso lo spirito, pace.
      Non ci sono matrimoni in cielo,
      ma c'è l'amore.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Rinascita

        L'esangue primavera già tristemente esilia
        L'inverno, tempo lucido, tempo d'arte serena,
        E in me, dove un oscuro sangue colma ogni vena,
        L'impotenza si stira ed a lungo sbadiglia.
        Crepuscoli s'imbiancano tiepidi nella mente
        Che come vecchia tomba serra un cerchio di ferro,
        Ed inseguendo un sogno vago e bello, io erro
        Pei campi ove la linfa esulta immensamente.
        Poi procombo snervato di silvestri sentori,
        E scavando al mio sogno una fossa col viso,
        Mordendo il suolo caldo dove, sbocciano i fiori,
        Attendo nell'abisso che il tedio s'alzi... Oh riso
        Intanto dell'Azzurro sulla siepe e sui voli
        Degli uccelli ridesti che cinguettano al sole!
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          Scritta da: Cheope
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          A mia moglie

          Tu sei come una giovane
          una bianca pollastra.
          Le si arruffano al vento
          le piume, il collo china
          per bere, e in terra raspa;
          ma, nell'andare, ha il lento
          tuo passo di regina,
          ed incede sull'erba
          pettoruta e superba.
          È migliore del maschio.
          È come sono tutte
          le femmine di tutti
          i sereni animali
          che avvicinano a Dio,
          Così, se l'occhio, se il giudizio mio
          non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
          e in nessun'altra donna.
          Quando la sera assonna
          le gallinelle,
          mettono voci che ricordan quelle,
          dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
          ti quereli, e non sai
          che la tua voce ha la soave e triste
          musica dei pollai.

          Tu sei come una gravida
          giovenca;
          libera ancora e senza
          gravezza, anzi festosa;
          che, se la lisci, il collo
          volge, ove tinge un rosa
          tenero la tua carne.
          Se l'incontri e muggire
          l'odi, tanto è quel suono
          lamentoso, che l'erba
          strappi, per farle un dono.
          È così che il mio dono
          t'offro quando sei triste.

          Tu sei come una lunga
          cagna, che sempre tanta
          dolcezza ha negli occhi,
          e ferocia nel cuore.
          Ai tuoi piedi una santa
          sembra, che d'un fervore
          indomabile arda,
          e così ti riguarda
          come il suo Dio e Signore.
          Quando in casa o per via
          segue, a chi solo tenti
          avvicinarsi, i denti
          candidissimi scopre.
          Ed il suo amore soffre
          di gelosia.

          Tu sei come la pavida
          coniglia. Entro l'angusta
          gabbia ritta al vederti
          s'alza,
          e verso te gli orecchi
          alti protende e fermi;
          che la crusca e i radicchi
          tu le porti, di cui
          priva in sé si rannicchia,
          cerca gli angoli bui.
          Chi potrebbe quel cibo
          ritoglierle? Chi il pelo
          che si strappa di dosso,
          per aggiungerlo al nido
          dove poi partorire?
          Chi mai farti soffrire?

          Tu sei come la rondine
          che torna in primavera.
          Ma in autunno riparte;
          e tu non hai quest'arte.

          Tu questo hai della rondine:
          le movenze leggere:
          questo che a me, che mi sentiva ed era
          vecchio, annunciavi un'altra primavera.

          Tu sei come la provvida
          formica. Di lei, quando
          escono alla campagna,
          parla al bimbo la nonna
          che l'accompagna.

          E così nella pecchia
          ti ritrovo, ed in tutte
          le femmine di tutti
          i sereni animali
          che avvicinano a Dio;
          e in nessun'altra donna.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Epigrafe per un libro condannato

            Non scrissi, o lettore innocente,
            pacifico e buon cittadino,
            per te questo mio saturnino
            volume, carnale e dolente.

            Se ancora non hai del sapiente
            Don Satana appreso il latino,
            non farti dal mio sibillino
            delirio turbare la mente!

            Ma leggimi e sappimi amare,
            se osi nel gorgo profondo
            discendere senza tremare.

            O triste fratello errabondo
            che cerchi il tuo cielo diletto,
            compiangimi, o sii maledetto!
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              Scritta da: Francesca Fontana
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Chiare, fresche et dolci acque

              Chiare, fresche et dolci acque
              ove le belle membra
              pose colei che sola a me par donna;
              gentil ramo, ove piacque,
              (con sospir mi rimembra)
              a lei di fare al bel fianco colonna;
              erba e fior che la gonna
              leggiadra ricoverse con l'angelico seno;
              aere sacro sereno
              ove Amor cò begli occhi il cor m'aperse:
              date udienza insieme
              a le dolenti mie parole estreme.

              S'egli è pur mio destino,
              e 'l cielo in ciò s'adopra,
              ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda,
              qualche grazia il meschino
              corpo fra voi ricopra,
              e torni l'alma al proprio albergo ignuda;
              la morte fia men cruda
              se questa spene porto
              a quel dubbioso passo,
              ché lo spirito lasso
              non poria mai più riposato porto
              né in più tranquilla fossa
              fuggir la carne travagliata e l'ossa.

              Tempo verrà ancor forse
              ch'a l'usato soggiorno
              torni la fera bella e mansueta,
              e là 'v'ella mi scorse
              nel benedetto giorno,
              volga la vista disiosa e lieta,
              cercandomi; ed o pietà!
              Già terra infra le pietre
              vedendo, Amor l'inspiri
              in guisa che sospiri
              sì dolcemente che mercè m'impetre,
              e faccia forza al cielo
              asciugandosi gli occhi col bel velo.

              Dà bè rami scendea,
              (dolce ne la memoria)
              una pioggia di fior sovra 'l suo grembo;
              ed ella si sedea
              umile in tanta gloria,
              coverta già de l'amoroso nembo;
              qual fior cadea sul lembo,
              qual su le treccie bionde,
              ch'oro forbito e perle
              eran quel dì a vederle;
              qual si posava in terra e qual su l'onde,
              qual con un vago errore
              girando perea dir: "Qui regna Amore".

              Quante volte diss'io
              allor pien di spavento:
              "Costei per fermo nacque in paradiso! ".
              Così carco d'oblio
              il divin portamento
              e 'l volto e le parole e'l dolce riso
              m'aveano, e sì diviso
              da l'imagine vera,
              ch'ì dicea sospirando:
              "Qui come venn'io o quando?"
              credendo esser in ciel, non là dov'era.
              Da indi in qua mi piace
              quest'erba sì ch'altrove non ò pace.

              Se tu avessi ornamenti quant'ai voglia,
              poresti arditamente
              uscir del bosco e gir infra la gente.
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