Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

La mattina è gonfia di tempesta

La mattina è gonfia di tempesta
nel cuore dell'estate.

Come bianchi fazzoletti d'addio viaggiano le nubi,
il vento le scuote con le sue mani peregrine.

Cuore infinito del vento
che palpita sul nostro silenzio innamorato.

E ronza tra gli alberi, orchestrale e divino,
come una lingua piena di guerre e di canti.

Vento che rapina fulmineo le foglie secche
e devia le frecce palpitanti degli uccelli.

Vento che le travolge in onda senza spuma
e sostanza senza peso, e fuochi inclinati.

Si rompe e sommerge il suo volume di baci
combattuto sulla porta del vento dell'estate.
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Manicomio è parola assai più grande

    Manicomio è parola assai più grande
    delle oscure voragini del sogno,
    eppur veniva qualche volta al tempo
    filamento di azzurro o una canzone
    lontana di usignolo o si schiudeva
    la tua bocca mordendo nell'azzurro
    la menzogna feroce della vita.
    O una mano impietosa di malato
    saliva piano sulla tua finestra
    sillabando il tuo nome e finalmente
    sciolto il numero immondo ritrovavi
    tutta la serietà della tua vita.
    Composta mercoledì 25 marzo 2015
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Eleanor

      Le sere d' autunno mi ricordano te
      I boschi giacciono bui, il giorno si scolora
      ai bordi dei colli in rosse aureole.
      In un casolare vicino piange un bimbo.
      Il vento se ne va a passi tardi
      attraverso i tronchi a raccogliere le ultime foglie.

      Poi sale, abituata ormai da lungo ai torbidi sguardi,
      l'estranea solitaria falce di luna
      con la sua mezza luce da terre sconosciute.
      Se ne va fredda, indifferente, per il suo sentiero.
      La sua luce avvolge il bosco, il canneto, lo stagno e il
      sentiero
      con pallido alone melanconico.

      Anche d'inverno in notti senza luce
      quando alle finestre vorticano danze di fiocchi
      e il vento tempestoso, ho spesso l'impressione di
      guardarti.
      Il piano intona con forza ingannevole
      e la tua profonda e cupa voce di contralto
      mi parla al cuore. Tu la più crudele delle belle donne.

      La mia mano afferra alle volte la lampada
      e la sua luce tenue posa sulla larga parete.
      Dalla antica cornice la tua immagine oscura guarda
      mi conosce bene e mi sorride, stranamente.
      Ma io ti bacio mani e capelli
      e sussurro il tuo nome.
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        Scritta da: Barbara Peteani
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Canzone per i bambini l'inverno

        Nella notte d'inverno
        galoppa un grande uomo bianco
        galoppa un grande uomo bianco

        è un omone di neve
        ha una pipa di legno
        un omaccio di neve
        inseguito dal freddo

        arriva in paese
        arriva in paese
        vedendo la luce
        si sente sicuro

        in una casetta
        entra e non bussa
        in una casetta
        entra e non bussa
        e per riscaldarsi
        e per riscaldarsi
        si siede sulla stufa arroventata
        e d'improvviso ecco che scompare
        e rimane solamente la sua pipa
        proprio nel mezzo di una pozzanghera
        e rimane solamente la sua pipa
        e il suo vecchio cappello.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          A Dante

          Alto rombano i secoli
          Su rapidissim'ali,
          E dall'aere giù vibrano
          Dritti infiammati strali
          Che additano agl'ingegni
          D'eterna gloria i segni:

          Ma qual nebbia! Qual livido
          Umor spargon dai vanni
          Che in fetida caligine
          Attomban nomi ed anni,
          E rodono quel serto
          Che ombreggia un tenue merto!

          O mio Poeta, o altissimo
          Signor del sommo canto,
          Che con sublime cetera
          Per la casa del pianto
          Girasti, e fra la gente,
          Che o gioisce, o si pente,

          Tu vivi eterno. - Gloria
          Di suo fulgor ti cinse,
          Tuonò sua voce; un fulmine
          Fu per chi ti dipinse
          Testor stentato, oscuro
          Di carmi e stile impuro.

          Pèra! La lingua sucida
          Costui nutra nel sangue,
          E per delfici lauri
          Gli accerchi invece un angue,
          Sanie stillante infesta,
          L'abbominevol testa.

          Dicesti: ed ecco stridono
          In suon ringhiante e forte
          Gli aspri tartarei cardini:
          Della cappa di morte
          Infino à più vestute
          Ecco l'Ombre perdute.

          Io già le ascolto: echeggiano
          Per l'aer senza stelle
          Batter di man, bestemmie,
          Orribili favelle,
          Voci alte e fioche, accenti
          D'ire in dolor furenti.

          O Padre! O Vate! Un giovane
          Cui l'estro ai cieli innalza,
          Che pel genio che l'agita
          Fervidamente sbalza
          A inerudita cetra
          Canti spargendo all'etra,

          A te si prostra: un'anima
          Che in sè ognor si ravvolge,
          Che in ermi boschi tacita
          Fugge dall'atre bolge
          Di cittadino tetto,
          Gl'irraggia l'intelletto.

          Di sapienza nettare
          Fra mie voglie delibo,
          E, meditante, ai spiriti
          Porgo l'augusto cibo
          Che questa etade impura,
          Famelica, non cura.

          Muta di luce eterea
          Alle peccata in grembo
          Fra cupo orror s'avvoltola
          L'Umanità: il suo lembo
          Spruzzi di sangue stilla,
          Ed ella va in favilla.

          Ma ira di giustizia
          Lui che può ciò che vuole
          Ruggisce in cielo, e scaglia
          Di spavento parole;
          Vennero i giorni alfine
          Di piaghe e di ruine.

          Vennero si; ma sorgere,
          Giganteggiando, i nostri
          Carmi vedransi, e liberi
          Calpestare què mostri
          Che tumidi d'orgoglio
          Siedono ingiusti in soglio.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Fuga

            Roccia e sabbia e non acqua
            Sabbia trapunta dai suoi passi
            Senza numero fino all'orizzonte:
            Era in fuga, e nessuno lo inseguiva.
            Ghiaione trito e spento
            Pietra rosa dal vento
            Scissa dal gelo alterno,
            Vento asciutto e non acqua.
            Acqua niente per lui
            Che solo d'acqua aveva bisogno,
            Acqua per cancellare
            Acqua feroce sogno
            Acqua impossibile per rifarsi mondo.
            Sole plumbeo senza raggi
            Cielo e dune e non acqua
            Acqua ironica finta dai miraggi
            Acqua preziosa drenata in sudore
            E in alto l'inaccesa acqua dei cirri.
            Trovò il pozzo e discese,
            Tuffò le mani e l'acqua si fece rossa.
            Nessuno poté berne mai più.
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              Scritta da: Gabriella Stigliano
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Destandomi all'alba ho trovato la sua lettera.
              Non so che dica, perché leggere non so.
              Lascerò il savio, solo cò suoi libri, senza
              turbarlo: chi sa mai s'egli possa leggervi dentro?

              Io me la vò posare sulla fronte, io me
              la vò premere sul cuore.
              Quando la notte placida s'inoltr e sorgano
              le stelle ad una ad una, io me la spiegherò
              sul grembo, e rimarrò in silenzio.
              Ad alta voce me la leggeranno stormendo le foglie,
              me la intonerà la correntìa
              del torrente, e le sette stelle veggenti me
              la canteranno dal cielo.

              Non riesco a trovare quel che cerco;
              non posso comprendere ciò che sapere vorrei;
              ma questo messaggio non letto mi ha già reso
              più lieve ed ha cambiato in cantici i miei pensieri.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Confessione

                Tu mi domandi per sempre,
                ma io non ho vita continua;
                ti nutrirei di attimi soltanto.
                Sono l'apparizione che dilegua,
                e il tempo che intercorre fra due tappe
                è una tregua a favore della morte.
                Io vivo nello spazio di un amplesso:
                tu stesso mi maturi senza accorgerti
                sotto il tepore delle tue carezze...
                Ma ti confesso, e credimi:
                non c'è forma di donna che continui,
                dentro di me, il rovescio dell'amante.
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