Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Alba

Odoravano i fior di vitalba
per via, le ginestre nel greto;
aliavano prima dell'alba
le rondini nell'uliveto.
Aliavano mute con volo
nero, agile, di pipistrello;
e tuttora gemea l'assiolo,
che già spincionava il fringuello.
Tra i pinastri era l'alba che i rivi
mirava discendere giù:
guizzò un raggio, soffiò su gli ulivi;
virb... disse una rondine; e fu
giorno: un giorno di pace e lavoro,
che l'uomo mieteva il suo grano,
e per tutto nel cielo sonoro
saliva un cantare lontano.
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    Scritta da: mor-joy
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Petali sulle ceneri

    Credo d'averti visto in sogno
    prima di conoscerti,
    tali sono le precognizioni
    d'Aprile
    prima della pienezza
    primaverile.

    La visione avuta da te
    non è venuta
    quando tutto era impregnato
    dal profumo del sal fiorito,
    quando lo scintillare
    del fiume al tramonto
    aggiungeva una frangia
    al biondeggiare della sabbia,
    quando i frastuoni
    dei giorni estivi
    vagamente s'intrecciavano?

    Sì, ironica e sfuggente
    è stata la visione
    che ho avuto del tuo viso,
    in ore evase
    da ogni realtà!
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      Scritta da: Elisa Iacobellis
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Il pescatore

      L'acqua frusciava, l'acqua cresceva,
      un pescatore stava sulla riva,
      tranquillo, intento solo alla sua lenza,
      ed era tutto freddo, anche nel cuore.
      E mentre siede e ascolta,
      si apre la corrente:
      dall'acqua smossa affiora
      una donna grondante.
      A lui essa cantava, a lui parlava:
      "Perché tu attiri con astuzia umana,
      con umana malizia, la mia specie
      su alla luce che la ucciderà?
      Ah, se sapessi come son felici
      i miei piccoli pesci là sul fondo,
      anche tu scenderesti, come sei,
      e solo là ti sentiresti sano.
      Non si ristora forse il dolce sole
      nel mare, e così anche la luna?
      Il loro volto, respirando l'onda,
      non risale più bello?
      Non ti alletta il cielo profondo,
      l'azzurro che nell'acqua trascolora?
      E il tuo volto stesso non ti chiama
      quaggiù, nell'immutabile rugiada? ".
      L'acqua frusciava l'acqua cresceva,
      e a lui lambiva il piede.
      Il cuore si gonfiò di nostalgia,
      come al saluto della sua amata.
      A lui essa cantava, a lui parlava,
      e per lui fu finita:
      un po' lei lo attirava, un po' lui scese,
      e non fu più veduto.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Natale

        La pecorina di gesso,
        sulla collina in cartone,
        chiede umilmente permesso
        ai Magi in adorazione.

        Splende come acquamarina
        il lago, freddo e un po' tetro,
        chiuso fra la borraccina,
        verde illusione di vetro.

        Lungi nel tempo, e vicino,
        nel sogno (pianto e mistero)
        c'è accanto a Gesù Bambino,
        un bue giallo, un ciuco nero.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Ora che sei venuta

          Ora che sei venuta,
          che con passo di danza sei entrata
          nella mia vita
          quasi folata in una stanza chiusa –
          a festeggiarti, bene tanto atteso,
          le parole mi mancano e la voce
          e tacerti vicino già mi basta.

          Il pigolìo così che assorda il bosco
          al nascere dell'alba, ammutolisce
          quando sull'orizzonte balza il sole.

          Ma te la mia inqietitudine cercava
          quando ragazzo
          nella notte d'estate mi facevo
          alla finestra come soffocato:
          che non sapevo, m'affannava il cuore.
          E tutte tue sono le parole
          che, come l'acqua all'orlo che trabocca,
          alla bocca venivano da sole,

          l'ore deserte, quando s'avanzavan
          puerilmente le mie labbra d'uomo
          da sé, per desiderio di baciare....
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            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Ma non perciò nel disdegnoso petto
            d'Argante vien l'ardire o 'l furor manco,
            benché suo foco in lui non spiri Aletto,
            né flagello infernal gli sferzi il fianco.
            Rota il ferro crudel ove è più stretto
            e più calcato insieme il popol franco;
            miete i vili e i potenti, e i più sublimi
            e i più superbi capi adegua a gli imi.
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