Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

A molti

Io sono la vostra voce, il calore del vostro fiato,
il riflesso del vostro volto,
i vani palpiti di vane ali...
fa lo stesso, sino alla fine io sto con voi.

Ecco perché amate così cupidi
me, nel mio peccato e nel mio male,
perché affidaste a me ciecamente
il migliore dei vostri figli;
perché nemmeno chiedeste di lui,
mai, e la mia casa vuota per sempre
velaste di fumose lodi.
E dicono: non ci si può fondere più strettamente,
non si può amare più perdutamente...

Come vuole l'ombra staccarsi dal corpo,
come vuole la carne separarsi dall'anima,
così io adesso voglio essere scordata.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Sotto la pioggia camminava la primavera

    Sotto la pioggia camminava la primavera
    con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca
    chiusa tra gli pneumatici i motori le stoffe le pelli
    il mio cardiogramma era pessimo quel giorno
    quel che si attende verrà in un'ora inattesa
    verrà tutto da solo
    senza condurre con sè
    coloro che già partirono
    suonavano il primo concerto di Ciajkowskj sotto la pioggia
    salirai le scale senza di me
    un garofano sta all'ultimo piano della casa al balcone
    sotto la pioggia camminava la primavera
    con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca
    ti sei seduta di fronte a me non mi vedi
    sorridi a una tristezza che fuma lontano
    la primavera ti porta via da me ti conduce altrove
    e un giorno non tornerai più ti perderai nella pioggia.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Arsenio

      I turbini sollevano la polvere
      sui tetti, a mulinelli, e sugli spiazzi
      deserti, ove i cavalli incappucciati
      annusano la terra, fermi innanzi
      ai vetri luccicanti degli alberghi.
      Sul corso, in faccia al mare, tu discendi
      in questo giorno
      or piovorno ora acceso, in cui par scatti
      a sconvolgerne l'ore
      uguali, strette in trama, un ritornello
      di castagnette.
      È il segno d'un'altra orbita: tu seguilo.
      Discendi all'orizzonte che sovrasta
      una tromba di piombo, alta sui gorghi,
      più d'essi vagabonda: salso nembo
      vorticante, soffiato dal ribelle
      elemento alle nubi; fa che il passo
      su la ghiaia ti scricchioli e t'inciampi
      il viluppo dell'alghe: quell'istante
      è forse, molto atteso, che ti scampi
      dal finire il tuo viaggio, anello d'una
      catena, immoto andare, oh troppo noto
      delirio, Arsenio, d'immobilità...
      Ascolta tra i palmizi il getto tremulo
      dei violini, spento quando rotola
      il tuono con un fremer di lamiera
      percossa; la tempesta è dolce quando
      sgorga bianca la stella di Canicola
      nel cielo azzurro e lunge par la sera
      ch'è prossima: se il fulmine la incide
      dirama come un albero prezioso
      entro la luce che s'arrosa: e il timpano
      degli tzigani è il rombo silenzioso
      Discendi in mezzo al buio che precipita
      e muta il mezzogiorno in una notte
      di globi accesi, dondolanti a riva, -
      e fuori, dove un'ombra sola tiene
      mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita
      l'acetilene -
      finché goccia trepido
      il cielo, fuma il suolo che t'abbevera,
      tutto d'accanto ti sciaborda, sbattono
      le tende molli, un fruscio immenso rade
      la terra, giù s'afflosciano stridendo
      le lanterne di carta sulle strade.
      Così sperso tra i vimini e le stuoie
      grondanti, giunco tu che le radici
      con sé trascina, viscide, non mai
      svelte, tremi di vita e ti protendi
      a un vuoto risonante di lamenti
      soffocati, la tesa ti ringhiotte
      dell'onda antica che ti volge; e ancora
      tutto che ti riprende, strada portico
      mura specchi ti figge in una sola
      ghiacciata moltitudine di morti,
      e se un gesto ti sfiora, una parola
      ti cade accanto, quello è forse, Arsenio,
      nell'ora che si scioglie, il cenno d'una
      vita strozzata per te sorta, e il vento
      la porta con la cenere degli astri.
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        Scritta da: Elisabetta
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Poesia

        Nuda è la terra, e l'anima
        ulula contro il pallido orizzonte
        come lupa famelica. Che cerchi,
        poeta, nel tramonto?

        Amaro camminare, perché pesa
        il cammino sul cuore. Il vento freddo,

        e la notte che giunge, e l'amarezza
        della distanza... Sul cammino bianco,
        alberi che nereggiano stecchiti;

        sopra i monti lontani sangue ed oro...
        Morto è il sole... Che cerchi,
        poeta, nel tramonto?
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          Scritta da: Jessica Piermatti
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Un giorno io ho perso una parola
          sono venuta qui per dirvelo e non perché voi abbiate risposta
          Non amo i dialoghi o le domande: mi sono accorta che cantavo in una orchestra che non aveva voci
          Ho meditato a lungo sul silenzio, al silenzio non c'è risposta.
          Io le mie poesie le ho buttate
          non avevo fogli su cui scriverle.
          Poi mi si sono avvicinati strani animali come uomini di antenate bestie da manicomio
          qualcuno mi ha aiutato a sentirmi unica, mi ha guardato.
          Pensavo che per loro non c'erano semafori, castelli e strade.
          Questo posto sgangherato come il mio cervello che ha trovato solitudini.
          Poi è venuto un santo che aveva qualcosa da dare
          un santo che non aveva le catene, non era un malfattore,
          l'unica cosa che avevo avuto in questi anni.
          L'avrei seguito
          finché un giorno non sapevo più innamorarmi.
          È venuto un santo che mi ha illuminato come una stella.
          Un santo mi ha risposto: perché non ti ami? È nata la mia indolenza.
          Non vedo più gente che mi picchia e non vedo più i manicomi.
          Sono morta nell'indolenza.
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