Ora che non mi dici niente, ora che non mi fai godere né soffrire, tu sei la consueta dei miei giorni. Assomigli ad un lago tutto uguale sotto un cielo di latta tutto uguale. Assonnato mi muovo sulla riva. Non voglio non desider, neppure penso. Mi tocco per sentir se sono. È l'essere e il non esser, come l'acqua e il cielo di quel lago si confondono. Diventa il mio dolore quel d'un altro e la vita non è né lieta né triste. T'odio, compagna assidua dei miei giorni, che alla vita non mi sottrai, facendomi come il sonno una cosa inanimata, ma me la lasci solo rasentare. Poiché son rassegnato a viver, voglio che ad ogni ora del dì mi pesi sopra, mi tocchi nella mia carne vitale. Voglio il Dolore che m'abbranchi forte e collochi nel centro della Vita. Ora che non mi dici niente, ora che non mi fai godere né soffrire, io rassegnato aspetto che tu passi.
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