Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

Marina

L'oceano sonoro
Palpita sotto l'occhio
Della luna in lutto
E palpita ancora,
Mentre un lampo
Vivido e sinistro
Fende il cielo di bistro
D'un lungo zigzag luminoso,
E che ogni onda
In salti convulsi
Lungo tutta la scogliera
Va, si ritira, brilla e risuona.
E nel firmamento,
Dove erra l'uragano,
Ruggisce il tuono
Formidabilmente.
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    Scritta da: Elisa Iacobellis
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Nel mio cielo al crepuscolo

    Nel mio cielo al crepuscolo sei come una nube
    e il tuo colore e la tua forma sono come li voglio.
    Sei mia, sei mia, donna dalle dolci labbra,
    e nella tua vita vivono i miei sogni infiniti.

    La lampada della mia anima ti fa arrossare i piedi,
    il mio aspro vino è più dolce sulle tue labbra:
    oh mietitrice del mio canto serale,
    quanto ti sentono mia i miei sogni solitari!
    Sei mia, sei mia, vado gridando nella brezza
    della sera, e il vento travolge la mia voce vedova.
    Cacciatrice del fondo dei miei occhi, il tuo bottino
    ristagna come l'acqua il tuo sguardo notturno.

    Nella rete della mia musica sei prigioniera, amore mio,
    e le mie reti di musica sono grandi come il cielo.
    La mia anima nasce sulla sponda dei tuoi occhi di lutto.
    Nei tuoi occhi di lutto inizia il paese del sogno.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La Tovaglia

      Le dicevano: - Bambina!
      Che tu non lasci mai stesa,
      dalla sera alla mattina,
      ma porta dove l'hai presa,
      la tovaglia bianca, appena
      ch'è terminata la cena!
      Bada, che vengono i morti!
      I tristi, i pallidi morti!
      Entrano, ansimano muti.
      Ognuno è tanto mai stanco!
      E si fermano seduti
      la notte intorno a quel bianco.
      Stanno lì sino al domani,
      col capo tra le due mani,
      senza che nulla si senta,
      sotto la lampada spenta. -
      È già grande la bambina:
      la casa regge, e lavora:
      fa il bucato e la cucina,
      fa tutto al modo d'allora.
      Pensa a tutto, ma non pensa
      a sparecchiare la mensa.
      Lascia che vengano i morti,
      i buoni, i poveri morti.
      Oh! la notte nera nera,
      di vento, d'acqua, di neve,
      lascia ch'entrino da sera,
      col loro anelito lieve;
      che alla mensa torno torno
      riposino fino a giorno,
      cercando fatti lontani
      col capo tra le due mani.
      Dalla sera alla mattina,
      cercando cose lontane,
      stanno fissi, a fronte china,
      su qualche bricia di pane,
      e volendo ricordare,
      bevono lagrime amare.
      Oh! non ricordano i morti,
      i cari, i cari suoi morti!
      - Pane, sì... pane si chiama,
      che noi spezzammo concordi:
      ricordate?... È tela, a dama:
      ce n'era tanta: ricordi?...
      Queste?... Queste sono due,
      come le vostre e le tue,
      due nostre lagrime amare
      cadute nel ricordare! -.
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        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Spleen

        Le rose erano tutte rosse
        e l'edera tutta nera.

        Cara, ti muovi appena
        e rinascono le mie angosce.

        Il cielo era troppo azzurro
        troppo tenero, e il mare

        troppo verde, e l'aria
        troppo dolce. Io sempre temo

        - e me lo debbo aspettare!
        Qualche vostra fuga atroce.

        Dell'agrifoglio sono stanco
        dalle foglie laccate,

        del lustro bosso e dei campi
        sterminati, e poi

        di ogni cosa, ahimé!
        Fuorché di voi.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          O Notte

          Dall'ampia ansia dell'alba
          Svelata alberatura.
          Dolorosi risvegli.
          Foglie, sorelle foglie,
          Vi ascolto nel lamento.
          Autunni,
          Moribonde dolcezze.
          O gioventù,
          Passata è appena l'ora del distacco.
          Cieli alti della gioventù,
          Libero slancio.
          E già sono deserto.
          Preso in questa curva malinconia.
          Ma la notte sperde le lontananze.
          Oceanici silenzi,
          Astrali nidi d'illusione,
          O notte.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Voglio che tornando tu trovi una paroletta del tuo amico stasera.
            Ho un desiderio desolato di te stasera. Ahimè stasera e sempre.
            Ma stasera il desiderio è di qualità nuova.
            È come un tremito infinitamente lungo e tenue.
            Sono come un mare in cui tremino tutte le gocciole,
            tremano tutte le ali dell'anima,
            tremano tutte le fibre dei nervi,
            tremano tutti i fiori della primavera
            e anche le nuvole del cielo
            e anche le stelle della notte
            e anche la piccola luna trema.
            Trema sui tuoi capelli che sono una schiuma bionda.
            Ho la bocca piena delle tue spalle,
            che sono ora come un fuoco di neve tiepida disciolta in me.
            Godo e soffro.
            Ti ho dentro di me e vorrei tuttavia sentirti sopra di me.
            Non mi hai lasciato tanta musica partendo.
            Stanotte tienimi sul tuo cuore,
            avvolgimi nel tuo sogno,
            incantami col tuo fiato,
            sii sola con me solo.
            Oh melodia melodia...
            Tremano tutte le gocciole del mare.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Arrivò una bambina dai capelli bianchi
              e non aveva più denti
              soltanto pane nella pancia e patria
              e una mano gialla fatta di neve e
              la fortuna che sbatte contro la guancia
              subito il mio cappotto di fuori fu bianco e
              i miei sarti mi domandarono perché
              non so morire
              di cosa sono debitrice agli alberi
              è una cosa che si lascia appesa lassù.
              Composta lunedì 7 marzo 2016
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Rinascimento III

                Vaga speranza non era la fede,
                non esigeva una vile preghiera,
                era un'attesa, l'amore faceva
                pregare immagini, alzare preghiere.

                Era l'uomo ispirato: in sé cresceva,
                raggiungendo il silenzio delle origini.
                La sua gioia trovava Dio già pronto:
                io toglieva dall'ombra dell'arcano,
                per alzarlo tremando nella luce!
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                  Scritta da: Gabriella Stigliano
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Infrapensieri la notte

                  Il sonno, il nero fiume -
                  v'immerge la sua tempra
                  per il fuoco dell'aurora
                  che lo avvamperà, lo spera,
                  l'indomani -
                  Sono oscuri
                  il turchese ed il carminio
                  nei vasi e nelle ciotole,
                  li prende
                  la notte nel suo grembo,
                  li accomuna a tutta la materia.
                  Saranno - il pensiero lo tortura
                  un attimo, lo allarma -
                  pronti alla chiamata
                  quando ai vetri si presenta
                  in avanscoperta l'alba e, dopo,
                  quando irrompe
                  e sfolgora sotto la navata
                  il pieno giorno -
                  hanno
                  incerta come lui la sorte
                  i colori o il risveglio
                  per loro non è in forse,
                  la luce non li inganna,
                  non li tradisce? E stanno
                  nella materia
                  o sono
                  nell'anima i colori? -
                  divaga
                  o entra nel vivo
                  la sua mente
                  nella pausa
                  della notte che comincia -
                  smarrisce
                  e ritrova i filamenti
                  dell'arte, della giornata...
                  Esce
                  insieme ai lapislazzuli
                  l'oro dal suo forziere, sì,
                  ma incerto
                  il miracolo ritarda,
                  la sua trasmutazione
                  in luce, in radiosità
                  gli sarà data piena? Avrà
                  lui grazia sufficiente
                  a quella spiritualissima alchimia?
                  Si addorme,
                  s'inabissa,
                  è sciocco,
                  lo sente,
                  quel pensiero, è perfida quell'ansia.
                  Chi è lui? Tutto gioca con tutto
                  nella universale danza.
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