La morte nel cuore che cos'è adesso questo dolore che sento? La morte del cuore è il freddo delle tue parole è la fine del nostro amore! La gioia nel cuore era il nostro amore o forse solo nel mio ma come faccio adesso mio Dio? La forza nel cuore che cos'è adesso questo calore che sento? No... non è tornato il tuo amore è la forza del mio dolore! Ma non riuscirai anche questa volta a strapparmi il cuore! L'amore sboccerà ancora certo non ora ma il fiore della speranza si fa strada in questa stanza e crescerà lontano da te! Di te ne ho abbastanza! Di amore vero io ne voglio ancora e in abbondanza! Vattene dall'ennesimo nuovo grande amore della tua vita tanto lo so che non è finita tornerai ancora da me e mi dirai no! Come te io nessuna amai! Spero solo che non sia troppo tardi ormai quando te ne accorgerai e forse finalmente capirai quanto infinitamente io ti amai!
Quando la mente ed il cuore si svegliano, e con bambino stupore si accorgono del mondo che è dato (fuori e dentro di sè)... Non cercare le risposte. Nei libri, nei maestri, non cercare le risposte. Nei libri, nei maestri (in te) cerca le domande. Perché sono le domande che ciascuno porta in cuore ciò che vale. La passione della vita, che cresce e matura, è tenere deste le domande, mai dimenticarle, mai perderle. Segui chi sa fare le domande. Di domanda in domanda, fino alla domanda più grande del tuo cuore.
Oh Padre Pio! Vorrei tanto sentire il tuo profumo di rose e viole, vorrei sentire la tua mano sulla spalla, vorrei sentire la tua voce soave. Ma solo pregando e amandoti mi potrò sentire al tuo fianco. Oh Padre Pio mio diletto: Ascolta le parole di un figlio non perfetto, che con tanto amore e sincerità cerca di pregare e farsi perdonare per sentirsi protetto al tuo fianco con amore; un umile peccatore.
Una luna spenta... riflessa su di un vetro che mi ripara da un freddo fin troppo intenso... schegge di un passato che sfiorano la mia anima... cerco riparo nel sonno, ma è un castello di sabbia che non riesce a proteggermi dal tuo profumo, dal tuo ricordo, dal tuo colore, da... te pulce.
Mi dispiace per ogni silenzio oppressore... Mi dispiace per ogni ora infernale... Mi dispiace per ogni volta che i tuoi occhi diventano rossi a causa mia... Mi dispiace per ogni lacrima da te versata... Mi dispiace per ogni secondo passato ad odiarmi... Mi dispiace per ogni attimo di tacita sofferenza... Mi dispiace per tutto... Ma grazie di esistere...
Come foglie... agitate dal sopraggiungere del vento, malinconiche in quest'ultima danza di vita, sono i miei pensieri. Nell'attesa di staccarsi dal loro sicuro ancoraggio, un brivido muto le fa svolazzare sbarazzine per planare silenziosamente a coprire la terra. Come foglie i miei pensieri... si adagiano su questo foglio nell'attesa di ingiallire come antica sapienza.
Unica, sentir vorrebbe ogni ragazza; perché ostinarsi ad usare lo stesso vestito?
C'è chi misura le parole pensando di aver chiara ogni cosa, chi osserva un tuo gesto convinta di trovare la chiave del tuo mistero, indugiano sul tuo sguardo con la speranza di leggere il tuo pensiero.
BASTA! GUARDAMI NEGLI OCCHI!
Vorresti farlo così forte da farle sentire la puzza del tuo dolore.
Poi ti fermi... contro uno specchio ti accorgi di urlare,
uno specchio che ti giudica passando dai tuoi occhi e calpestando il tuo cuore.
Era d'agosto. Un povero uccelletto ferito dalla fionda di un maschietto andò, per riposare l'ala offesa sulla finestra aperta di una chiesa.
Dalle tendine del confessionale il parroco intravide l'animale ma, pressato da molti peccatori che pentirsi dovean dei loro errori rinchiuse le tendine immantinente e si rimise a confessar la gente.
Mentre in ginocchio oppur stando a sedere diceva ogni fedele le preghiere, una donna, notato l'uccelletto, lo prese, e al caldo se lo mise in petto.
Ad un tratto improvviso un cinguettio ruppe il silenzio: cìo, cìo, cìo, cìo.
Rise qualcuno, e il prete, a quel rumore il ruolo abbandonò di confessore; scuro nel volto, peggio della pece s'arrampicò sul pulpito, poi fece: "Fratelli, chi ha l'uccello, per favore vada fuori dal tempio del Signore".
I maschi, un po' stupiti a tali parole, lesti s'accinsero ad alzar le suole, ma il prete a quell'errore madornale, "Fermi, gridò, mi sono espresso male! Rientrate tutti e statemi a sentire: sol chi ha preso l'uccello deve uscire!"
A testa bassa, la corona in mano, cento donne s'alzarono piangendo. Ma, mentre se n'andavano di fuora il prete rigridò: "Sbagliato ho ancora; rientrate tutte quante, figlie amate, che io non volevo dir quel che pensate!"
Poi riprese; "Già dissi e torno a dire che chi ha preso l'uccello deve uscire. Ma mi rivolgo, a voce chiara e tesa, soltato a chi l'uccello ha preso in chiesa!"
A tali detti, nello stesso istante, le monache s'alzaron tutte quante; quindi col viso pieno di rossore lasciarono la casa del Signore.
"Oh Santa Vergine! - esclamò il buon prete - Sorelle orsù rientrate e state quiete, poiché voglio concludere, o signori, la serie degli equivoci ed errori; perciò, senza rumori, piano piano, esca soltato chi ha l'uccello in mano".
Una fanciulla con il fidanzato, ch'eran nascosti in un angolo appartato dentro una cappelletta laterale, poco mancò che si sentisser male. Quindi lei sussurrò col viso smorto "che ti dicevo, hai visto? Se n'è accorto!"
Con te ore irripetibili e indimenticabile ho trascorso quasi cm in un sogno per giorni e giorni senza pensare al futuro senza pensare al passato e senza pensare al presente poi mi ritrovo qui scaraventato di nuovo in questa triste realtà qui dove niente è più un sogno qui dove niente ha più un senso qui dove c'è solo un ricordo e ora... penso al passato e il vuoto mi circonda... io che non avevo rimpianti io che sognavo con te ad occhi aperti io che ero solo un illuso io... ti ringrazio per merito tuo adesso so cosa vuol dire soffrire so cosa si prova ad avere dei rimpianti ad avere dei sogni infranti so cosa vuol dire essere privati di ogni certezza Grazie.