Scritta da: FaceLess

Graffi nel cielo

Unghie spiantate
cadono inermi
su fredde pietre ghiacciate
rotolando come vermi.

L'aria calda riporta
ricordi dal pozzo profondo e tetro,
odore pungente di cadaveri decomposti
sotto una stella,
una qualunque fra le tante
spente sigarette
d'un posacenere di nera rabbia
ed impazienza.

Strappo le falangi gettandole al cielo
sfiorando nuvole
libere e sole
fedeli compagne d'arei ed aquiloni.

Nell'azzurro sei immensa,
una macchia sulla terra;
la corona guarda e pensa:
rinizia la vana guerra.
Anonimo
Composta lunedì 1 gennaio 1900
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    Scritta da: giuliettix98

    Sospiro raro

    Sola nella primavera,
    sola nel vento
    che mi scompiglia i capelli
    Sola nel segreto
    che stringo al cuore
    Sola, semplicemente sola
    in balia dei miei pensieri.

    Passo dopo passo
    nei ricordi
    Sospiro dopo sospiro
    nei sogni
    Fuggo dalle strade e dalle sue
    grida grigie
    che mi riempiono la testa.
    Guardo il cielo terso
    impregnato di un candido
    celeste,
    intarsiato di nuvole,
    luminoso e calmo,
    come me.
    Respiro quell'aria rara,
    passeggio nel silenzio
    della bellezza.
    Mi sento sola
    come vorrei.
    Il sole mi riscalda la pelle
    il vento la solletica.
    I rumori se ne vanno:
    non li sento,
    anche se ci sono.
    Un silenzio che batte il frastuono,
    la solitudine a sostituire i pensieri.
    Tutto
    intorno a me si muove,
    ed io resto ferma
    davanti al giorno che passa.
    Non un alito,
    non un sospiro,
    nessuna voce
    fuori dal coro.

    Mi sento sola
    come dovrei.
    Voglio essere
    sola
    in quella calda primavera,
    senza nessuno
    che mi riempie di parole.

    Passo dopo passo
    nel silenzio,
    disprezzando il mondo
    che gira veloce.

    Mi perdo dentro di lei:
    in quella che aspetto da mesi,
    nel sabato dell'anno,
    nel celeste del suo cielo,
    nel verde della sua natura,
    nel vento del suo essere.

    Cammino nel tuo calmo,
    silenzioso,
    unico
    e raro
    sospiro.
    Anonimo
    Composta mercoledì 28 marzo 2012
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      Scritta da: Mela Favale

      Nostalgia

      Non sarò mai abbastanza grande per
      capire cos'è davvero l'amore.
      Non sarò mai del tutto cosciente
      di quanto tutto questo possa rendermi
      bella.
      Non avrò mai la consapevolezza
      che tu sei davvero mio.
      Non sarò mai abbastanza grata
      di tutto ciò che mi dai.
      Non avrò mai un cuore così grande
      per trattenere tutte le sensazioni che mi dai.
      Ma sono innamorata di te,
      del tuo odore, della tua voce,
      del tuo modo di donarmi carezze
      al cuore con un solo sguardo.
      Sono innamorata di te...
      come quella sera in cui le nostre
      anime si incontrarono in un magico
      miscuglio di dolcezza e passione...
      Ti amo...
      ti amo più della mia stessa esistenza
      ti amo davvero e non credere mai
      che potrò mai... che potrò mai
      dimenticarti.
      Anonimo
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        Scritta da: Corvetto Corvetto

        Anna Giusto

        Son 7 gli anni passati e la mia anima vaga ancora nel tuo dolce ricordo
        in quell'immenso giardino fiorito, di rose, e profumi incantevoli, in cima alla
        grande montagna che guarda i galli, al sorgere della luna il suo profumo
        si espande tanto da entrarti nell'anima e nel cuore, li avrei vissuto per mille anni
        insieme a te, il nostro tempo ormai è finito, quello che si fa in vita riecheggia
        per sempre e per sempre sarai nel mio cuore, ringrazio Dio per avermi permesso anche se
        per un attimo di entrare in paradiso.
        Anonimo
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          Scritta da: Fra Libertaria

          Nanneddu meu (Giovanni mio)

          Nanneddu meu su mundu est gai,
          a sicut erat non torrat mai.
          Semus in tempos de tirannias, infamidades e carestias;
          commo sos populos cascan che canes gridende forte "cherimus pane". Famidos nois semus
          pappande pane e castanza,
          terra cun lande;
          terra ch'a fangu, torrat su poveru senz'alimentu, senza ricoveru.
          Cussas banderas numeru trinta de binu bonu mudana tinta;
          appena mortas cussas banderas
          non pius s'osservan imbriagheras. Semus sididos, issa funtana pretende s'abba parimus ranas.
          Abbocaeddos, laureados, buzzacas boidas e ispiantados.
          Adiosu Nanni, tenet'a contu,
          fache su surdu,
          ghettad'a tontu;
          e tantu l'ides:
          su mundu est gai a sicut erat non torrat mai.

          Giovanni mio il mondo è così,
          come era non tornerà.
          Siamo in tempo di tirannia, infamità e carestia;
          ora i popoli sono come cani gridando forte "vogliamo pane".
          Siamo affamati
          mangiando pane e castagna,
          terra di ghiande;
          terra col fango, torna il povero senza cibo, senza dimora.
          Quelle 30 bandiere con il vino buono cambiano colore;
          appena morte quelle bandiere
          non si vedono più sbronze.
          Siamo seduti nella fontana bagnandoci come rane.
          Avvocati, laureati, tasche bagnate e vuote.
          Addio Fiovanni, ricordati,
          fai il sordo,
          diventa tonto;
          tanto lo vedi:
          il mondo è così per sempre.
          Anonimo
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            Le mie risposte
            sono solo dei forse.
            Sento ancora l'impulso
            di stare abbracciata a lui
            che si accoccola su di me.
            Avrei voglia di stringerlo.
            Salvarlo da ciò che non è riuscito a vedere.
            Avrà trovato il coraggio di essere se stesso?
            Un'altra domanda a cui rispondo forse,
            guardandomi allo specchio.
            Anonimo
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              Scritta da: Danio Ernesto

              La mia isola

              Viaggiavo come un relitto nel mare in tempesta.
              nessun'isola all'orizzonte
              nessuna nave che incrociasse la mia rotta.

              La salsedine mi dilaniava la carne
              gli occhi ridotti a due fessure e le labbra screpolate
              e sanguinanti.

              Dio, non immaginavo fosse così difficile morire.
              Non potevo sapere che il mio corpo,
              con inaudito accanimento, potesse
              lottare così strenuamente per vivere.

              Ma non sarebbe durata a lungo l'agonia.
              Già, in lontananza, mi parve di scorgere dei volti.
              O erano semplicemente nubi
              venute a ghermirmi.

              Fradicio era il cuscino quando
              mi svegliai d'improvviso.
              Tumultuoso il mio cuore quando
              mi girai sul fianco.

              E tu eri lì.
              Tu, la mia isola deserta
              Tu, la mia nave venuta in soccorso
              Tu, che mi hai ridato la vita.
              Anonimo
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                Scritta da: Danza di Venere

                Immobile

                Davanti a te immobile
                in attesa di un tuo cenno,
                occhi fissi in occhi splendidi
                si nutrono della tua bellezza.

                Davanti a te immobile
                aspetta fremente un uomo,
                la ricerca del contatto
                per trasmetterti questa sensazione.

                Davanti a te sta nascendo
                la nuova vita di un uomo,
                riparto costruendo da zero
                nuovi sentieri che portano a te.

                Impotente e rigido ogni muscolo vorrebbe sfiorarti,
                i tuoi occhi trasmettono un profondo bisogno d'amore,
                davanti a te apprezzando questo sentore,
                brucio finché del mio amore vorrai nutrirti.
                Anonimo
                Composta martedì 14 marzo 2017
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