Scritta da: Basilio Elio Antoci
in Poesie (Poesie personali)
Sospensioni al chiaro di luna
Non guastare il silenzio.
Frena quel bisbiglio.
Lascia che sia la luna a parlare di noi.
Composta sabato 14 febbraio 2015
Non guastare il silenzio.
Frena quel bisbiglio.
Lascia che sia la luna a parlare di noi.
Il filo invisibile che lega le anime gemelle
scorre nell'universo con tutta la sua luce,
scivola tra le stelle, tra le galassie infinite,
nelle pulsazioni del cuore e dello spirito,
nell'armonia melodiosa dell'amore forte e dolce,
nel contatto estremo delle anime silenziose,
i pensieri delle coscienze gemelle, attraversano il firmamento,
in cerca dell'uno e dell'altro, nell'estremo bisogno del cuore,
brillano di luce che esce, dal loro corpo,
nel sospiro esaltante di speranza, attraversano l'intero universo
per unirsi spiritualmente in un abbraccio disperato,
inconsolabile, sconfortato, sfiduciato, senza speranza.
Gelida la notte
innalzata dal vento sulla kentoripa terra,
e lì, mentre quei miseri fiocchi
intrecciati tra loro
brillano all'umane luce,
tra le urla di un inverno ancor gagliardo,
a fatica dischiudo gli orizzonti
al silenzio d'una sospirata quiete
per far ingresso nei desider dell'anima.
Scrivere è sognare
Sognare è scrivere,
senza tempo
senza spazio
tutto ritorna sempre
perché l'anima di chi scrive
perché l'anima di chi sogna
è un groviglio di strade
che conducono al cuore.
Un po' accartocciata in un angolo di strada dove il sole non batte da tempo, ti ritrovo senza un filo che ti lega a un aquilone, senza una mano che ti porge un'altra mano, senza un sorriso che ti regala un bambino. I bambini sono tutti morti lì in quell'angolo di strada.
Se sol riappari,
mia dolce Poesia,
il buio scompare
la mente si riaccende
il cuore si riprende
e l'anima risplende.
È uno spettacolo vederti
resta un'impresa parlarti
ma l'oracolo dice di aspettarti.
Intanto sul vuoto depressivo
si stampa una missiva
che inneggia all'amor,
l'unico vero valor
che ti fa tanto penare
ma davvero amare.
Lessi il mio nome e mi domandai chi fossi: allora capii di essere altro. Non so cos'altro, ma di certo non ero il mio nome.
Osservo frammenti spargersi ovunque, in terra.
Devastazione che brucia la bellezza di quelle illusioni che parevano realtà.
Distruzione che rosica nell'ombra, non lascia macerie: so che esiste, perché vedo il vuoto-suo-passare.
La gente ne dice tante,
senza sapere, senza capire niente,
per malafede, stupidità ignoranza;
chi dice questo o quello,
me ne frego di tutti, e vado avanti
con la mia lotta,
la mia vita,
le mie idee;
dicono pazzo qui,
pazzo là.
Sono orgoglioso della mia differenza,
contento della mia diversità;
nella vita bisogna esagerare,
infrangere tabù,
ribellarsi,
fare di testa propria.
Elogio alla pazzia,
come dice erasmo da rotterdam.
Chi si ribella,
gli dicono di tutto,
e subito diventa un pazzo.
Cercano di farti il vuoto intorno.
Amerò le stelle se luminar sapranno la via.
Non tradir posso il core puro e lo passo mio fiero.
Potrò soltanto proferir parola quando dal seno mio dove giaccio, tornerà l'aurora.
È pace che spero risplenda il mio sguardo.
Sorriderti posso se speme e desio son volontà e fierezza di popolo unito.
Il core mio si posa fra i piani e i colli e nuota nel mare più a sud dell'Italia.
Come un raggio di sole l'abbraccia e lo stringe piangendo nel silenzio che prega un miracolo novo.
Libertà si eleva come un eco fra gli anfratti e dove il mondo spiana e trova posto l'aere e l'azzurro cielo.
Terra italica, su te veglio e canto questi miei versi soavi.
Acqua, aere, mare, foco sieno forza che vinca il male in ogni loco.
Nessuno tema il fronteggiar l'allocco.
Uniti vinceremo la guerra d'ogni tempo.
Tuoneranno i cieli e si smuoverà la terra in nome di codesta nazione piegata dall'ipocrisia e dalla malvagità dell'umane genti.
Nessuno osteggi l'italico suolo e risparmi il suo popolo dall'avverso destino.
Fermo è l'omo dal dolore vinto!
getta la sciabola e si inginocchia convinto.
Un Dio di gloria gli ferma la mano
riposa e indietreggia poi a casa ritorna
È sconfitta che brucia la pelle
È dolore che arma il ribelle
È consolante carezza che Dio gli concede.