Scritta da: Maria Viola
in Poesie (Poesie personali)
Tu
Tu
che sei capace di disegnare
un sorriso sul mio viso.
Tu
che riesci ad accarezzare
solo con lo sguardo
la mia anima e il mio cuore
tu
tu che sei l'amore.
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Tu
che sei capace di disegnare
un sorriso sul mio viso.
Tu
che riesci ad accarezzare
solo con lo sguardo
la mia anima e il mio cuore
tu
tu che sei l'amore.
Sul mio viso una lacrima di stanchezza
scende lenta portandosi via anche questo giorno,
un solo momento ancora per ascoltarmi,
vedere il tempo che porta il suo trascorrere,
un pensiero alla vita dolce carezza,
alzo lo sguardo al cielo: ringrazio Dio.
Non sarà mai uno sbaglio
quello di averti amato
amore mio.
Provare emozioni,
sentimenti.
Donare il tuo cuore
alla persona che ami davvero
non è mai uno sbaglio d'amore.
Non mi pentirò mai
di aver volato insieme a te,
due angeli con una sola ala.
Di aver conosciuto l'amore vero,
di continuare ad amarti
anche se adesso è finita.
Non sarà mai uno sbaglio d'amore,
non per me.
Perché ho avuto
un grandissimo dono dalla vita,
quello di amare te.
Abbracciati all'ombra
della nostra quercia
udivamo il cantare delle ninfe
e guardavamo il tramonto
abbassarsi lontano
come una mistica visione,
ma negli inverni avanza
l'ululato dei venti,
che porta via
bellezza e giornate d'amore
divenute ricordi.
Ogni anno
attendo la primavera
che allevia i miei sguardi,
al riparo fra gli incanti
della nostra dimenticata quercia.
Ho trascorso un pieno
di storie d'amore,
ciascuna ha piantato
un arbusto
che punge tra rughe di muri.
Aprendo la porta
della casa sconfitta
il canto conduce
nel guscio protetto
dalla buccia ruvida del litchi
dove è rimasto il gusto
del tuo sapore esotico
Mabel,
mi avvicino ai tuoi battiti
col cuore blindato,
parola di tempo che corre
a tenuta di cuore cercando
nel vuoto uno spazio
davanti allo specchio
in attesa
che accada una magia
per dipanare la matassa.
Attenta
Quando vai a letto la sera
Per esserti vicino sarò trama ed ordito della tua camicia
e tanto più stretta ti terrò quante più smanie avrai
Attenta
Sarò il guanciale per avere la tua guancia sulla mia
e sentire ogni tuo sospiro e contare quanti son dedicati a me
Attenta
Sarò la mano passata fra i capelli
Poiché di tue carezze non avrò regalo
Attenta
Passerò nel tuo cuore e scorrerò fra i tuoi pensieri
Attenta
Non t'aspettare l'alba
Io ho spento l'aurora.
Ti sentisti amata e felice nei miei giorni bui,
quando avresti dovuto illuminarmi la via.
Cantasti cantilene ogni notte,
per farmi addormentare sereno tra i tuoi incubi;
Cucinasti; servisti al mio cuore affamato, tenere menzogne d'amore.
Venni a Lourdes con animo inquieto,
ma non v'era il buio dentro di me,
cercavo solo uno spiraglio
per liberarmi dalle pene.
Quel giorno tiepido di Maggio,
dietro ad una processione di fedeli
lenta,
assorta,
interminabile,
ti miravo da lontano posta nella nicchia
come icona di una rivelazione
e mi chiedevo se davvero c'eri.
All'istante una goccia,
come lacrima dalla pietra asciutta,
sul mio capo dubbioso sentii cadere,
fredda come ghiaccio,
pesante,
impossibile, perché
soltanto più in là
dalla roccia sotto i tuoi piedi,
grondava l'acqua.
Fu un bonario scapaccione
di madre al figlio,
come a dire eccomi, sono qui ad ascoltarti.
Sento ancora il gelido,
inspiegabile
tocco della tua mano, Maria,
monito materno a rafforzare la mia fede.
Avevi la fierezza di regina,
e la consapevolezza della tua femminilità,
eri madre dolce e severa insieme,
eri moglie sempre innamorata,
eri donna forte, coraggiosa,
lottavi per la vita e l'amore
e la tua presenza era lo scoglio
su cui poggiare le nostre ali
di bambini e poi di adulti.
La tua schiena aveva superato le fatiche,
la miseria e le difficoltà,
ma ti aveva mantenuta bella, la tua forza.
Il brio regalava un segno
indelebile sulle tue labbra,
anche quando il tempo
non aveva più clemenza
e il profumo di borotalco
ti rendeva fresca, sempre,
come un fiore appena colto,
anche quando il sonno eterno
ti ha portata via con sé.
Cumuli d'incertezza e paura di fragilità
si alternano, insistenti,
al coraggio di sopravvivere
sopra un campo minato
da incontrollabile follia,
la tua.
Tentennano le foglie
nell'impeto del vento,
metafora di lucida smania
a voler vedere rami spezzati
e arrendevole debolezza,
ma radici ben piantate
non si lasciano scalfire,
ben coperte da un manto
di solida determinazione
a voler combattere i soprusi
di stupide rivalse.
Il limbo dell'oblio
ferma la volontà della saggezza,
del perdono,
dei sentimenti
e resti imprigionato
da catene ossidate dal rancore,
dall'indifferenza,
dalla perseveranza a camminare
sulla strada della solitudine.
Un giorno non lontano
il vento dovrà frenare la sua ira,
perché anche tu sarai vecchio
e stanco
e solo,
e mai vincitore assoluto.
Sì, durante questi temporali
l'albero avrà perso qualche foglia,
sarà indebolito da ferite indelebili
futili trofei della tua ambizione,
ma almeno nelle ultime primavere
avrà di nuovo fiori
e canti di uccellini.