Scritta da: Antonio Belsito
in Poesie (Poesie personali)
Sbirciare
dalla finestra
e immaginare fuori
senza tacere della brezza
che spira
e porta colori
di terra e di cielo.
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Sbirciare
dalla finestra
e immaginare fuori
senza tacere della brezza
che spira
e porta colori
di terra e di cielo.
Non mi arrenderò agli echi della notte
quando i sogni illudono il cuore
l'oscurità finge di essere luce
il silenzio si riempie di voci
richiamando la notte silenziosa
a contemplare le stelle.
Aprirò i miei occhi chiari
quando l'oscurità grida con forza
regalando messaggi di vita
mentre l'aria si riempie di smog
in una notte morbida
che uccide il sonno.
Non mi arrenderò nelle braccia della notte
anche se il freddo richiama al calore.
Le stelle lanciano messaggi nuovi
le ombre giocano con i colori
mentre la mente vola
su nuvole senza rumori.
Camminerò accompagnato da sogni nuovi
pieni di messaggi per il giorno dopo.
Li filtrerò con un setaccio di luce
eliminando residui di notti oscure.
Non mi arrenderò alla notte.
Mi avvinghierò al giorno che nasce.
Terra aspra bruciata
dal vecchiovento
palizzata da siepi e steccati
sprangati da un logoro
catenaccio sgranato
penzolante dal cancello tra i fili
spinati bruniti dalla ruggine
appesi ai pezzi di quel che resta
della antica staccia
alberi di frutti acerbi
capanne pagliai
stalle mangiatoie
aride fontane di pietra
abbandonate nelle polveri
racemi di glicini avvolti
tra i rotti battenti
delle logge della cascina
dai mattoncini purpurei
dimenticati dal tempo
dove giacciono arnesi staffe
ringhiere aratri ruote di carro
bracieri camini colmi
di cenere
grovigli di tela
profumi agri di
fumo di rovi di rami
foglie secche muffe
legna da bruciare
melagrane
da mangiare.
Tuttora origlio l'eco
nella mente del respiro
del fogliame
sfiorato dal vento
che come un manto
gelosamente
avvolge il fusto
non è così facile
poter vedere l'enorme
albero e la sua folta chioma
della conoscenza
del bene del male
della vita
arrendersi al tempo
con i suoi turgidi nodi
da cui nascono rami foglie
fiori frutti
radici
cedere all'amarezza
di quel taglio netto
sino in fondo
che nega il piacere
di giacere sotto
la sua ombra.
Come un acrobata
sospeso in bilico
sul filo dei pensieri
scrivo rovesciando parole
sopra a nudi fogli di carta
vestiti di giallo
dal tempo passato
macchiando d'inchiostro
le indelebili frasi
rendendo importanti
uniche
indimenticabili
le idee del calamaio.
Carica
è la molla
ruota il cilindro
vibrano i suoni
danza leggera
a tempo di musica
in punta di piedi
sinuosa la ballerina
riflessa nel cangiante
fragile specchio argento
gira gira su se stessa
tra le dolci e liete
melodie
del carillon.
Dimoro il frastuono
di stanze vuote
di porte chiuse a chiave.
Metrica di silenzi
incisa sulla pelle
prima ancora di nascere.
E tutto l'orrore, le violenze
le paure, la vergogna
la desolazione
incontrano le assenze,
la perdita
la disfatta, le solitudini
il dolore.
Questa è l'ora più buia
l'ora del tumulto.
È il momento di scoprire
dove muore il giorno.
Siamo soli
in guerra
con i nostri demoni
per un raggio di sole.
Già la luce della sera
mi trafigge.
Vorrei ritrovare
quello che ho perso
vorrei dimenticare
quello che ho visto.
Sono vicino, più vicino
all'orizzonte, felice ora
di perdermi.
Chiedo al vento dove andrò a riposare
se capisce il senso di questi sorrisi
ma lui piangendo
mi urla in faccia
tutto il mio silenzio.
Come questo mare
mi strazio
mi tormento
mi accanisco
mi lacero
mi logoro
fremo
poi
mi placo.
E ancora
infurio
mi frantumo
mi dimeno
mi contorco
irrompo
quindi
mi abbandono.
Come il mare
non so darmi pace,
come questo mare
non mi lascio stare.
Mi ignoro
mi chiamo
mi violento
mi infrango
mi anniento
e
urlo
rimbombo
calpesto
fracasso
devasto
rovino
soverchio
mi pento
me ne vado
mi cerco
mi vedo
infine
mi perdo.
Nessuna compassione padre,
nessun perdono.
Mi hai lasciato sull'orlo della notte
e ho imparato
a camminare nelle tenebre.
Hai spento tutte le stelle
e ho preso a viaggiare solo
e senza orizzonte.
Hai strappato le mie radici
facendole avvizzire nelle lacrime
e ora sono vene
che mi nutrono di rabbia
e d'amore.
Hai cancellato ogni impronta
che ho lasciato per non perdermi
ma ho continuato a cercarmi
fino a ritrovarmi nell'inquietudine del mare.
Mai sarò male
che genera altro male
ma tu, padre
tu non ci sarai.
Sei oramai l'eco lontana di un sole
che si perde dietro le cime,
sei il libro delle favole
che ho riposto in fondo
al cassetto dei ricordi.