Il mattino si è vestito con abiti di nebbia saltellando sui tetti delle case, ridendo. Avvisa il giorno di aprirsi alla tenue luce per guardare il segreto visto nelle stelle.
Guardo silenzioso la nebbia scendere sui vetri, sento i passeri beccare le notturne ombre, un gatto randagio si aggira per mordere gli ultimi residui rimasti della oscura notte.
Il mattino esce alla luce con abiti diversi. I suoi movimenti non sono sempre gli stessi se li ascolti con le mani rivolte verso il cielo sentirai che il cuore si riempie di affetti.
Sono rimasto a respirare la nebbia del mattino su un balcone affacciato a un piccolo giardino. È sparita la nebbia del mattino sonnolento in un cuore allegro di un piccolo monello.
Dopo tanti giorni vissuti nel paese coltivando allegria, lavoro e tristezza con radici umane ho incontrato nell'album dei ricordi la speranza nel mio piccolo fiorito giardino dell'infanzia.
Non so se era mio quel grido nascosto nel bosco che cresceva sotto le foglie insieme ai funghi. Ricordo che mi nascondevo dietro lo specchio quando la gente fingeva di essere onesta.
Per i vecchi erano tempi arrugginiti nella memoria: guerra, dolore, allegria e molte parole non dette. Per me era un'infanzia di lavoro e poca tenerezza ricca di visioni su distese immense di grandi foreste.
Dopo molti anni ritorno indietro su strade di montagna con negli occhi vigneti, ulivi, palme e facce meste. Da anziano leggendo il libro del mio vissuto calendario mi ritrovo un uomo con barba e testa abbastanza calva.
La terra è sempre benedetta dal sudore dell'uomo quando il cuore è forte e generoso come un olivo, le mani sempre aperte al sole come i fori dei campi, gli occhi gioiosi e allegri come il mese di maggio.
Non è stata abituata a essere fecondata da concimi gettati da aerei nelle ferite aperte dai grandi trattori che non hanno un cuore per dispensare aromi. La terra ha amato da tempo i calli e gli scarponi.
Mia madre mieteva il grano con la falce di ferro le dita le proteggeva con ditali speciali di canne. I mietitori cantavano canzoni maturate col grano che finiva messo a nudo sotto zoccoli di animali.
Anche la terra è amica degli umani progressi ma non accetta l'avida superbia dell'uomo che l'abbandona, depreda, avvelena e calpesta. La terra ama la tenerezza e il mutuo rispetto.
Cambiano i tempi, cambiano anche i fiori restano le stesse erbe nelle stesse stagioni. L'uomo e la terra sono sempre una cosa sola. La terra non è serva n'è l'uomo suo padrone.
Spararono in una piazza romana molto conosciuta contro un uomo vestito di bianco che amava la vita racchiusa in volti di uomini e bambini contenti in mani callose di un popolo buono e credente.
Si udirono sirene, grida, preghiere e muto silenzio sotto arcate di molti messaggi lanciati nel tempo. Anche le bianche colombe sparirono dicendo: "Anche qui è giunta l'umana e vile violenza".
Passa il tempo dello stupore: il bianco e il nero formano girandole di giudizi nelle televisioni. Si intrecciano le supposizioni e la tetra prigione. Con il delitto e il castigo si offre anche il perdono.
Oggi gli estremi di due mondi si sono incontrati in una cella dove luce e ombra si sono abbracciati. Le parole umane hanno perduto il loro pieno senso acquistandolo in un abbraccio di pace e pentimento.
Spariranno gli spari e matureranno i frutti del silenzio in quella piazza aperta a tutto il mondo e alla speranza. Una finestra sempre aperta al cuore di tutta la gente è guardare in alto con fede per chi è ancora credente.
L'aria salubre di sale, sale sugl'aguzzi monti color cenere. Salendo lascia piccoli fiocchi di candida neve dietro al suo passo, che imbianca ogni parte di quell'inesistente Dio. L'inverno scende nei magici paesini montanari spegnendo ogni fiamma e ogni, ormai, nero cuore.
Signore, abbiamo atteso il tuo Spirito di fuoco accendere la lampada che si spegne nella sera quando le mani giunte stringono un altro giorno passato in fretta senza uno sguardo al tuo cielo.
Oggi sentiamo l'impellente bisogno di ascoltarti per comprendere la corta strada che percorriamo insieme a tanti uomini che neppure salutiamo perché infastidiscono con il semplice parlare.
Distruggi, Signore, con il fuoco del tuo Spirito il programma di Babele che di notte sogniamo. Non farci vivere in una grande casa di cristallo quando addosso portiamo una pelle di catrame.
Noi siamo i figli di creta del tuo povero Adamo che piange suo figlio Abele morto fra le mani. Il deserto molti lo conosciamo solo in fotografia, il Mar Rosso lo scopriamo in cliniche senza vita.
Rallegrati, Signore, perlomeno con te siamo sinceri perciò nei momenti tristi ci mettiamo in preghiera. Il tuo Spirito ci ha fatto dono della tua intima allegria sognando un tuo nuovo mondo con tanta nostalgia.
Tu ci conosci, Signore, siamo amici di tuo Figlio con un cuore di carne e un pizzico del tuo Spirito. Fummo nel passato delle semplici statue di argilla ma il tuo soffio e la tua luce ci hanno fatto felici.
Un fuoco di pace si è acceso nella notte: ritornano gli uccelli al loro nido le lampade accendono le finestre piene di alito caldo e voci amiche. Le sirene hanno rotto l'ultimo silenzio di un giorno pieno di scioperi e lamenti.
Si è acceso un fuoco di giustizia su mani di statua e anima d'argilla. Un domani non lontano saremo uguali mangiando pane salendo delle scale. L'uomo e la donna saranno figli d'una dea che decifra il labirinto.
Un fuoco di pace si è acceso negli occhi guardando una farfalla accompagnare un morto. Il passato ha chiuso in una tomba frontiere, bandiere e il proprio tornaconto. Resta in piedi, in attesa che sbocci un fiore, un uomo perbene in un giardino di colori.
Quando era giovane fu chiamato alla guerra apprese a sparare con un vecchio moschetto sparando in faccia i propri amici e fratelli. Finì la guerra quando i grandi lo decisero ma lui la portò dentro come una ferita: gli era pesante guardare un bambino!
Passarono gli anni e sposò un'amica il pane gli odorava a raffiche di mitra il vino a vecchio olio di ricino. Adesso è vecchio e gioca con i nipoti distruggendo navi spaziali e rancori.
È meglio fare la guerra su uno schermo che saltare in aria per dei dementi. Passeggiando in un giardino in fiore il nonno coglie una rosa e la odora. Il profumo l'ha beccato una colomba per costruirgli un nido nel nuovo mondo.
Si nascondono gli anni sotto le nostre rughe di volti umani carichi di illusioni e incertezze. La nebbia, la pioggia e il sole offuscano gli occhi di chi marcisce solitario all'ombra di se stesso.
È trascorso svelto un anno, giorno dopo giorno, con un programma farcito di dubbi e carezze. Chi ci dirà se il tempo lo viviamo in pienezza?
Il calendario che sfogliamo ogni giorno nel cuore non ha anni, né mesi, né giorni, né ultima ora; nasconde solo una bilancia carica di molti ricordi in uno strano orologio senza minuti né secondi.
Inauguriamo oggi un nuovo e stupendo calendario con nomi di santi, feste, cerimonie e fasi della luna. Resta negli occhi la lunga fila di giorni ordinari da riempire con il nostro lavoro e pochi salari.
Ci sono arrivati messaggi elettronici e cartoline con i soliti auguri di buon e felice anno nuovo. Il prossimo anno daremo la nostra dovuta risposta se staremo ancora tra i vivi altrimenti saremo morti.
Esiste un giorno in ciascun uomo con un non so che di nostalgia appesa a un vecchio attaccapanni pieno di cappelli e una poesia.
Tempi trascorsi affacciati a una finestra insieme a un gatto grigio oscuro lavandosi la faccia vicino al focolare dove la nonna pregava seduta.
È il tempo che matura il nostro volto il silenzio che scoppia in allegria il gioco delle ombre contro la luce l'uomo che intravede il suo futuro.
Esiste un giorno in ciascun uomo che ci chiede di rispondere alla vita.
Le sirene occultano i passi della gente i soldati non vanno più con i fucili i giornali annunciano un patto di pace sbocciato negli uomini che amano la vita.
Così ancora oggi sopravvive l'umana allegria uccidendo la tristezza con un po' di vino.
L'uomo ha compreso che non vale la pena festeggiare da soli l'ultimo addio. È difficile decifrare il silenzio dell'uomo seduto solo sulla panchina di un giardino perduto dietro colombe bianche in volo.