Poesie personali


Scritta da: Aquilablu59
in Poesie (Poesie personali)

Fiordaliso

E resta il vuoto da colmare.
Mi guardo intorno,
e cerco di capire.
E tutto gira,
come fossi al luna park,
e mi confonde la realtà.
Ma non era un gioco,
era la mia vita.
Ho visto solo il tuo sorriso,
ed era bello come un fiordaliso.
E poi, tutto è cambiato,
si è trasformato.
Quella dolcezza,
tanto conclamata,
si è spenta, ed il sorriso non c'era più.
E nei tuoi occhi, ho letto la sentenza,
dura, spietata, senza appello.
Io ti guardavo,
e nel mio cuore speravo.
Mi dicevo... "vedrai... che tutto torna come prima,
e ci sarà ancora il suo sorriso".
Ma è sfiorito, anche il fiordaliso.
E resta intatto, tutto il mio dolore,
di non aver capito, che per te...
non era amore.
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    in Poesie (Poesie personali)
    Un pagliaccio nella strada
    saluta tutti i bambini.
    Agli adulti ricorda
    la loro infanzia
    e quache vigliaccheria.

    Passa anche Arlecchino
    con il suo vestito allegro
    ricordando le pezze a colori
    che ognuno porta dentro.

    Una ragazza si ferma
    curiosa dei suoi anni.
    Quanti occhi la divorano
    in questa città di malanni.

    Viviamo tutti insieme
    sui marciapiedi del mondo
    pagliacci, maschere e donne
    con tanti tanti ricordi.

    Molti pagliacci nella strada
    solo in cerca di elemosina.
    Non mancano le maschere
    per coprirsi la faccia.
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      in Poesie (Poesie personali)
      Nel brulichio di una contorta e stretta via
      a litri si beve la birra fresca e il buon vino
      in questa Saragozza di bimillenaria vita
      dove si canta, si balla, si ride e si respira

      Alla riva dell'Ebro e del Pilar monumentale
      svolazzano le colombe chiedendo elemosina
      a una giovane zingara che offre il rosmarino
      mentre ai turisti chiedono una bella fotografia.

      È una città piena di mariana pietà e di storia
      con pagine umane sofferte e altre da scrivere,
      con muraglie diroccate e con un fiume in piena
      che quando si arrabbia lacera sogni e terreni.

      Aragona è grande di storia, quasi vuota di abitanti
      ricca di montagne, acqua, vino, cereali e tradizioni.
      I piccoli paesi sono gemme incastonate dal vento
      lavati poco dalla poggia ma sospesi al loro cielo.

      All'ombra e sapori del centro storico romano e arabo
      la gente di ogni età festeggia ogni fine settimana.
      Da Cesare Augusto ha il nome e appreso il bel vivere
      dai Pirenei conserva la cocciutaggine e il buon morire.
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        in Poesie (Poesie personali)
        I giorni vissuti insieme ai poveri del terzo mondo
        mi hanno insegnato a vivere la vita ogni giorno.
        Ho capito che il tempo non cammina con l'orologio
        ma guardando il sole che ci matura come uomini.

        I sogni hanno senso solo se li facciamo sbocciare
        liberi sotto il sole che ci guida da mattina a sera.
        Dormire sotto la luna con le stelle cadenti nelle mani
        è maturare da uomo ascoltando la voce degli anziani.

        Rivivo in silenzio le lunghe camminate nella foresta
        dietro gazzelle di ogni specie con guizzi d'eleganza.
        Di notte gli occhi d'animali illuminati con una lampada
        erano stelle fisse supplicando l'uomo di non sparare.

        Ho mangiato con loro, come ospite, il cibo quotidiano
        lavandomi le mani in catino di legno o di creta pura
        insieme all'immancabile cane che sempre è vicino
        quando l'aria è satura di buoni odori e di carne cruda.

        I giorni trascorsi all'ombra di palme e di alberi tropicali
        si vestono di ombre, odori, profumi e certi rumori strani.
        Ancora oggi dopo tanti anni sento le onde dei fiumi,
        i canti degli uccelli che in primavera si vestono di festa.
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          in Poesie (Poesie personali)
          Oggi per alcuni non ci sono più eroi e avventure,
          fiabe di principesse o principi con sangue azzurro.
          Il presente è pieno di giocattoli di plastica e metalli
          per un domani vivere sognando palazzi di cristalli.

          Ulisse ed Enea, eroi del mondo greco e romano
          sono rimasti nel battito di pochi cuori invecchiati.
          Ogni tanto qualcuno li risveglia senza sentimento
          mangiando in sale pop-corn per passare il tempo.

          Ai bambini di oggi gli rubiamo la loro fanciullezza
          per riempirli di molte cose ma pochissime carezze.
          Ai nonni lasciamo l'arduo lavoro di farli veri uomini
          lottando con la televisione che gli corrode il cuore.

          I moderni castelli non sono pieni di fate turchine,
          anche se Pinocchio ha naso lungo e cuore pulito.
          Oggi si preparano bambini per essere superdotati
          ma non sempre i nostri uomini sono quelli sognati.

          Avremo il coraggio di ritornare alle voci del cuore
          per vivere in pace con Dio, gli uomini e le cose?
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            Scritta da: Luigi Di Pasquale
            in Poesie (Poesie personali)

            L'ultimo marinaio

            Nel deserto del mare
            l'amantiglio è spezzato
            da venti d'uragano
            ove le remote scie
            s'aprono invano al sole.
            Come bussola illusoria
            il tramonto ad ovest
            cala ebbro e avvinazzato,
            cede luce alla notte,
            stanco e sopraffatto.
            Comparse di stelle
            ora sospese da un'idea
            ora scolpite nel buio
            a decoro del silenzio
            s'ispirano all'anima.
            Non si teme il largo
            mai quanto l'approdo
            in terre lontane
            che t'hanno dimenticato.
            Non v'è dio del mare
            che ascolti preghiere
            ad ancore perdute
            o a raccolte vele.
            E forse fu quel mare
            il teatro del monito
            di sopravvissute profondità,
            e se quella guida tace
            tu seduto a prua
            e a mani distese
            poni il cuore a vista
            come guida del tuo viaggio.
            Composta giovedì 2 marzo 2017
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              in Poesie (Poesie personali)

              L'attesa di un amore

              Quando il vento mi trascina
              e cattura la mia vita,
              quando il mare va in tempesta
              e mi fa pulsar la testa,
              vedo te amore mio
              sento forte un tintinnio
              che risuona dentro al cuore
              e mi fa provar calore.
              È un emozione che m'assale;
              è come un treno che travolge,
              o come un'onda nel deserto
              che stupisce il nostro affetto.
              Penso a te o mio splendor
              e una lacrima scende e spera,
              come fiume dentro al cuor,
              nel silenzio della sera.
              Or ritorna alla mia mente
              ciò che ormai non è più
              e il pensiero mi ricorda
              le tue nobili virtù.
              Quando il vento mi trascina
              e cattura la mia vita,
              quando il mare va in tempesta
              e mi fa pulsar la testa,
              vedo te amore mio
              sento forte un tintinnio
              che risuona dentro al cuore
              e mi fa provar calore.
              Sono mesi che t'aspetto
              e consumo il mio tormento
              nel dolore e nel difetto
              nell'errore del momento
              nello sbaglio che sbadiglia
              nella noia d'un pensiero
              nella luce o nell'ombra,
              desiderio d'un incontro
              senza tempo,
              senza età;
              senza limiti e vanità!
              Quando il vento mi trascina
              e cattura la mia vita,
              quando il mare va in tempesta
              e mi fa pulsar la testa,
              vedo te amore mio
              sento forte un tintinnio
              che risuona dentro al cuore
              e mi fa provar calore.
              Composta domenica 2 luglio 2017
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                Scritta da: Marta Emme
                in Poesie (Poesie personali)

                La banda dei bassotti* (leader europei)

                Presto la mia voce... per sottolinear che
                i nostri governanti e non solo, hanno
                una paura atroce, di passar ai fatti,
                perché non voglion riconoscer che in
                Europa c'è una banda di mentecatti. E
                allor, su con le barricate perché il
                nostro futuro non ce lo rubiate. Presto
                la mia voce... perché l'immigrazione
                solo per l'Italia è una croce, ed è
                uno scandalo, perciò tutti loro* (leader
                europei) si meritano in testa un colpo
                di sandalo che gli faccia male ma li
                porti a ragionare; oppur di cascar giù
                dalle scale* (coi piedi per terra)
                perché stanno comodi, lassù in alto*
                (geograficamente), ma son degli
                infami e nient'altro. Così non ci
                accontentiamo più dei loro discorsi
                stronzi perché son fatti ad arte per
                addomesticare i gonzi. E or da parte
                mia* (mio parere) così definita sia la
                via e non la solita pantomima. Ma state
                tutti* (ONG, Europa, Vaticano) lontano
                dalla malvasia* (vino) perché mi sa che
                siete proprio sbronzi* (ubriachi) per non
                saper che ora sia* (della ribellione, del
                cambiamento, dei diritti di tutti) e ciò
                è tanto grave quanto una bomba a
                orologeria.
                Composta sabato 1 luglio 2017
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                  Scritta da: Scyna Suffiotti
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Abito le mie ferite

                  Abito le mie ferite,
                  niente cicatrici per me.
                  Le voglio umide
                  tristi e sfacciate.
                  Le voglio urlanti e senza garze.
                  Voglio passeggiare
                  nei miei giardini di sangue
                  calpestando dolori
                  voglio distendermi
                  nei miei orrori
                  di frasche taglienti.
                  Niente sconti per me.
                  Niente occhi.
                  Tanti occhi chiusi
                  il memento mori
                  come ombretto
                  in una pochette rattopata,
                  dove il carminio dei miei baci zampillano caldi e lenti
                  tracciando scie di lumaca.
                  Lasciatemi qui.
                  Lasciate che il mio liquido rosso disseti la terra
                  voglio nutrire fiori
                  con lame rivolte al cielo.
                  Voglio che la palustre sfera bianca si macchi dei miei respiri.
                  Niente sole per me.
                  Solo bianco di pece.
                  Composta domenica 30 novembre 2014
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    in Poesie (Poesie personali)
                    Signore, i giorni trascorsi insieme al popolo africano
                    mi hanno insegnato a comprendere la vita e la morte.
                    Ho sentito il respiro del tempo nelle favole dei vecchi
                    maturate insieme osservando animali e sentimenti.

                    Signore, ho sognato sotto il loro cielo ricco di croci,
                    ho dormito sotto le loro alte e snelle palme di cocco,
                    ho cacciato con loro nelle immense e ricche savane
                    al ritmo di canti, preghiere, pianti e veri sogni umani.

                    Signore, ti ricordo ancora con il bel nome di Mulungu,
                    al ritmo di tamburi, canti, danze e un vecchio macocho
                    accompagnato da voci di vecchi, donne e bambini allegri
                    battendo mani e piedi sulla terra al chiarore delle stelle.

                    Signore, ho pregato guardando la luna nel tuo bel cielo
                    quando un padre contento ti offriva in estasi suo figlio
                    nato sulla terra dietro la veranda della sua nuova casa
                    con sua moglie contenta di essere finalmente madre.

                    Signore, quante cose si apprendono vivendo in Africa
                    terra ricca di storia vissuta nel dolore e nell'allegria
                    dove i veri grandi libri sono depositati nella memoria
                    di persone anziane ricche di vita e sapienza senza fine.

                    Signore, ti ho riconosciuto in molte maschere di legno
                    con un ricco messaggio nei loro ritmi e movimenti.
                    Con poche parole ho sentito la Tua voce sentenziare
                    in tribunali senza toghe ma il cuore limpido nelle mani.
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