Poesie personali


Scritta da: Marta Emme
in Poesie (Poesie personali)

Emergenza Italia

Le ONG se ne devono fare una ragione,
qui* (Italia), la sicurezza stessa, per la
sopravvivenza civile di tutti, è diventata una
questione che riguarda una nazione...
ormai al collasso, che non regge proprio
il passo* (lo sbarco e accoglienza)
ed è ricolma*di migranti fino allo
sconquasso. Il loro intervento prezioso deve
andare avanti ma l'approdo coi migranti deve
essere nei porti d'origine, con i pregevoli
natanti. Perché non si vuol affondar la
nave Italia, ed è, ora, questa emergenza
prioritaria*Frontex). Perciò, santa pazienza,
non serve di nessuno l'indulgenza* (Frontex),
così si vada avanti e se ne faccia senza,
che motivi ce ne sono a sufficienza.
E siccome la questione umanitaria è un
onere di tutti, belli e brutti, che scoppi il
bubbone e, per ragionar, saltin giù*, i capi tribù
(partner europei), dalle comode poltrone*
(azione), perché per investire in Africa
servon soldi veri, non bastano i pensieri.
Diavolo è proferir così, col cavolo*
(a vuoto), che nel verso del cuculo par
ci prendan per il culo. Ma con la Turchia
non si scherza e lì non si parla di aria fresca.
Composta lunedì 10 luglio 2017
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Marta Emme
    in Poesie (Poesie personali)

    Ingratitudine

    Cuore ingrato è colui* (Bergoglio) che ferisce
    affondando un paese* (Italia) che l'ha tanto amato, considerato, onorato...
    allorché di migranti l'avrà ben sovracaricato, con una politica a buon mercato.
    Dopo la beffa dell'Europa da incassar* (sul nodo immigrazione posto), in tutta tranquilità, il Papa
    si mette a dar lezione di umiltà* (con immigrati).
    Ma è un messaggio di viltà tanta gloriosa umanità,
    che la propria coscienza solo può acquietar,
    per la gioia degli scafisti al di là del mar.
    Un alleato migliore, certo, i nostri
    partner europei non lo potevano trovar.
    Così non ci resta* (Italia) che Dio da pregar.
    Composta mercoledì 5 luglio 2017
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Urszula Gajowniczek
      in Poesie (Poesie personali)

      Incontro

      Questo è quello che mi ricordo
      la prima parola, primo tocco della mano
      ricordo primo bacio, il tuo viso le tue mani, profumo.
      I nostri occhi sono socchiusi come un cielo prima di morire
      dove dovrei andare con il mio cuore
      tutti desideri dolori e la paura
      sarò la tempesta di sabbia
      brucia la mia anima come un flash nel cielo
      momenti di gioia, tesori accumulati di intimità
      rido, piango, tremo come un soffio di primavera
      aspetta chiudi gli occhi, respira
      ascolta i miei passi nel tuo cuore.
      Composta venerdì 7 luglio 2017
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        in Poesie (Poesie personali)
        Abbiamo un'età di pietra
        nascosta nel cuore e nelle mani.
        Giochiamo in caverne oscure
        per avere un pezzo di pane
        in compagnia di un cane.

        Abbiamo camminato sulla luna
        senza svelare i suoi segreti.
        Lei di giorno dorme nascosta
        dai nostri occhi indiscreti.

        Nel nostro intimo museo
        portato negli occhi
        continuiamo a dipingere
        i sogni che ci confortano.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          in Poesie (Poesie personali)
          Non siamo più nel tempo delle grandi cattedrali
          quando l'uomo del campo umile s'inginocchiava
          sotto archi romanici di pietra viva tagliata a mano.

          Il monaco colto sognava, pregava e custodiva l'arte
          su alti monti e boschi pieni di misterioso incanto
          mentre il popolo forgiava le sue pesanti spade
          per preparare il duro apocalisse del suo domani.

          I dipinti interni delle chiese erano i libri del popolo
          dove trovavano le radici della fede e la propria storia.
          Il suo pane quotidiano sapeva a sudore del giorno
          scacciando il timore della peste a galoppo sul tramonto.

          Era il tempo quando l'uomo costruiva le sue cattedrali
          sognando che i suoi figli avrebbero pregato con fervore
          difronte a un crocifisso di legno vivendo di fede e speranza
          mentre da anziani sognavano di morire tranquilli nella stanza.

          I loro sogni in pietra li troviamo oggi davanti ai nostri occhi
          con i pinnacoli di pietra e mostri sconosciuti in alto nel cielo.
          Le loro anime sono ancora vive all'ombra delle loro cattedrali
          mentre a noi semplici profani ci dicono cristiani e non lo siamo.

          Oggi si dissacralizzano molte belle chiese frutto della vera fede
          di quei nostri padri che credevano in un Dio fatto carne come noi
          mentre noi con la nostra arroganza ci crediamo dio e Lui solo uomo!
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            in Poesie (Poesie personali)
            Il freddo uccide nel muto silenzio l'ultima allegria
            sgorgata da bicchieri di vino e varie bottiglie di birra.
            In quel gasthouse di un paesino di verde montagna
            l'emigrante si giocava a carte il poco salario di ieri
            sperando di riempire con il gioco le tasche di domani.

            A mezzanotte in mezzo al grigio fumo delle sigarette
            trasformava, con il gioco, le speranze in pura illusione,
            i sogni vissuti durante il lavoro del giorno troppo duro
            svanivano di notte con bottiglie vuote e donne nude.
            È stata terribilmente crudele emigrare da analfabeti!

            Le mani callose e gli occhi spenti carezzavano il paese
            lasciato alle spalle con ferite di guerra e cuori a terra.
            La sigaretta si consumava lentamente nella bocca chiusa,
            le mani incrociate sotto il peso ardente della sua testa
            mentre il cuore batteva forte per dirgli che non era morto.

            In terra straniera piena di freddo, neve, pioggia e silenzi
            trascorrevano i mesi, gli anni e le amarezze di un tempo.
            Molti si perdettero, ma molti altri realizzarono il loro sogno
            ritornando al paese del sole per costruire la sua casetta
            dove risuscitarono i sogni, l'amore e le umane carezze.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Michele Gentile
              in Poesie (Poesie personali)

              Liturgia

              Resta una sigaretta spenta,
              una macchia di gelato
              restano una poesia da finire
              e un altare da ricostruire.
              Resta la sera sul davanzale,
              l'ultima lacrima prima di partire
              restano una luce accesa
              e una vita da dimenticare.
              Ma io non voglio vedere oltre le tue spalle
              non voglio sgusciarti via dalle mani,
              inchiodo al muro le nostre ombre
              che restano abbracciate
              aspettando che faccia giorno.
              Composta lunedì 3 luglio 2017
              Vota la poesia: Commenta