Scritta da: Salvatore Messina
in Poesie (Poesie personali)
Al mio cospetto
Si presentò
semplicemente nuda
al mio cospetto.
Nuda
come la volle Dio.
Commenta
Si presentò
semplicemente nuda
al mio cospetto.
Nuda
come la volle Dio.
Vola una colomba cittadina
su tetti di case abbandonate.
L'ultima voce della notte
le tocca le ali nel vento.
I cipressi rompono l'orizzonte
austeri e pieni di tristezza.
Da vetri appannati di silenzio
una vecchia mastica amarezza.
Il cielo si tinge di grigio chiaro,
la luce scende lenta sulla strada,
un passero guarda da un ramo
il giorno che avanza senza parlare.
Su pareti da tempo scalcinate
un volto d'uomo si va spegnendo
coi colori d'un murales a doppio senso.
Vola anche il passero dal ramo:
la colomba segue il suo viaggio
su tetti senza fumo delle case.
Aspetta quella mano di pane
sul balcone d'una casa rossa
con una vestaglia al vento,
i capelli bianchi per l'attesa
e una voce che prega dentro.
Guardai: non c'era un uomo
dissi col profeta scrutando l'orizzonte.
Il corpo era fatto di dolori,
l'anima era piena di stupore,
le mani accarezzavano un'ombra
uscendo silenziosa dalla grotta.
Non c'era un uomo quella sera
quando il silenzio esplodeva
rompendo i cristalli del corpo,
le mani cercavano un appiglio
nell'azzurro di un cielo rotto.
Guardai: non c'era un uomo
né un profeta per darmi una mano
nel deserto di idoli abbandonati,
in quella discoteca accesa
a ritmi di geometrie umane.
Nel deserto le rose sono di pietra,
i giardini sono un'illusione,
i fiori sbocciano con la luna
maturando al passo dell'uomo.
Guardai: non c'era un uomo
e nascosi il volto fra le mani.
Il tuo sorriso sarà testimonianza indimenticabile
per tutti coloro che ti conobbero ed apprezzarono la tua semplicità e schiettezza di sentimenti.
Accettavi la vita di ogni giorno, accontentandoti anche del poco,
perché la felicità stava nell'essere
in pace con te stesso e gli altri.
Mi sveglio la mattina pensando a te;
Lavoro pensando a te;
Pranzo pensando a te;
Guardo la TV pensando a te;
Leggo pensando a te;
Mi addormento pensando a te;
Giornate intere pensando a te; hai condizionato la ma vita.
Ti odio per questo... anzi ti amo per questo e sempre di più.
Siamo solo spettri...
a che servono i ricordi?
Si vive di emozioni
fasulle, menzognere...
si vive di illusioni
dure come la nebbia.
Si vive
e ci si dimentica...
Si è schiarito dalle nebbie
lo spazio all'avamposto
ed una croce hanno piantato
a ricompensa
mille bandiere tinte
di sangue e carne
vestono dai tempi a ricordare
chi tanto a dato a Dio
all'infamie patrie
e nulla han preso.
Quando sarà
l'evento affronterò
a muso duro
Condannerò presenze
Le sacre invenzioni
Spoglio il petto esigo
l'onore della morte.
E venne verso di te
il mestierante.
Leggero aveva il passo lento
dell'attentatore.
Ghigno malefico inquisitore
l'uomo in bianco aveva, vivisettore.
Giocoso l'accogliesti
scodinzolante
candido il manto
degli innocenti
Le mani leccasti al delinquente;
atti d'amore, questi, e d'amicizia antica.
Il bruto s'avvinghiò sul tuo mantello,
un lampo fu, una saetta:
e ti prese la libertà le carni.
Vivisettore
squallido abitante di laboratori,
di stabulari, di scantinati doloranti.
Manipolatore infame di viscere vive, palpitanti.
Fredda e ottusa è l'opera tua di morte
d'animali amici, animali santi:
scannati, segati, trapiantati, eviscerati, decerebrati,
scuoiati, bolliti, arrostiti vivi ed infine,
come il Cristo crocifissi.
Inutile si rivela il genio tuo assassino,
ricercatore del nulla, nemico dell'uomo e della tua imbecillità.
Col pane del sangue e della morte nutri i figli tuoi?
(saran vampiri! )
lugubre ricompensa dell'arte tua nefanda:
padre, barone e santità
T'acclamano governi erranti, t'incoraggia all'assassinio e ti benedice il Papa, la chiesa, gli incivili, gli ignoranti.
Mio è il disprezzo e la tua morte
Gli animali martiri, povere creature, guardano
all'amico, al santo buono.
S'affidano a Francesco, ai protezionisti
e a tutti i santi.
Un un altro giorno ancora
Scivola piano sulle mie mani vuote,
respiro gli occhi rubati per strada
e li raccolgo nel contenitore
dei sogni da uccidere,
e lo farò come sempre
prima che l'alba accarezzi il mio balcone
con la sua solita gelida mano
d'una nuova falsa illusione.