Poesie personali


Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
in Poesie (Poesie personali)
Le porte della nostra vita
sono state aperte
da mani divine
quando il mondo era bambino.

Il tempo ha poi sparso polvere
caduta dal cielo
per abituarci a sognare
volando
come nuvole
senza frontiere.

Abbiamo appreso a navigare
parlando con le stelle
ascoltando il ruggito
dei tuoni
lavandoci con le gocce
dell'acqua
scaturita da dure
rocce.

Le porte si chiuderanno
per ciascun uomo
senza rumore
al momento giusto
dietro di noi.

Signore,
ci conoscerai
quando busseremo
alla nostra ultima
ora?
Composta venerdì 23 marzo 2018
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    in Poesie (Poesie personali)
    La liturgia della vita umana
    è un inno alla sapienza
    un canto senza fine
    un maturare lento
    un grazie
    immenso.

    Siamo accompagnati ogni giorno
    da note di organi celesti
    voci bianche innocenti
    da rintocchi di campane
    voci di muezzin
    odori d'incensi
    orientali.

    Quando la preghiera diventa estasi
    con mistiche fughe dell'anima
    senza peso terrestre
    allora la leggerezza
    del soffio divino
    ci libera dalle zavorre
    nascondendole
    sotto arcate di monasteri
    celesti.

    L'anima spicca il volo
    nella luce che non acceca.
    È una piuma
    che si adagia
    nelle mani aperte
    del nostro Dio Trino
    che ci aspetta.
    Composta giovedì 15 marzo 2018
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      in Poesie (Poesie personali)
      Signore,
      siamo sbocciati in un ventre di silenzio
      come un fiore nascosto nel bozzolo
      in attesa di aprirci alla luce della storia
      con vagito umano di quel Tuo
      primo giorno.

      Vanno passando lenti i giorni e gli anni
      ci vanno maturando
      al bello e al brutto
      alle ombre benigne e al calore del sole
      ai sorrisi di bimbi
      e alla morte dei fiori.

      Ma chi ci rende veri uomini e vere donne
      sono i messaggi maturati
      difronte al Tuo puro silenzio
      nella matura solitudine della natura
      che respira
      regalandoci intime voci
      che ci regala la vita.

      L'intimo silenzio è la casa misteriosa dell'uomo
      il luogo delle tante note musicali
      che ci cullano
      il lieve respiro di esseri celesti
      che ci guidano
      nella lenta salita alla montagna
      soli
      in cerca di Te,
      Signore.
      Composta mercoledì 7 marzo 2018
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        in Poesie (Poesie personali)
        Grazie Signore
        anche oggi vedo che sono vivo
        aprendo gli occhi a questa vita.

        Potrò cantare sotto il cielo,
        ascoltando fiori e passi d'uomo
        camminerò sul selciato
        baciato dalla luce
        e voci conosciute.

        Stringerò le mani degli amici
        bacerò anche oggi la speranza.

        Abbiamo una sola opportunità
        per vivere bene la nostra vita:
        cerchiamo di capirla
        prendendola per mano
        senza mai ferirla.

        Lei ci condurrà su strade solitarie
        piene di fiori profumati
        aprendoci le porte
        per salutare in armonia e pace
        questo nostro mondo
        che ci accoglie
        e tace.
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          Scritta da: Daniela Cesta
          in Poesie (Poesie personali)

          Ascolta Signore

          Nella via dell'umiltà
          c'è la salvezza di Dio,
          aiutaci ad accogliere lo Spirito dell'Altissimo
          fa che sconvolga la nostra vita,
          accogli preghiere e sacrifici
          perché tu ne sei l'artefice,
          con misericordia li gradisci
          illumina le anime nostre, aiutaci
          a vincere paura e orgoglio,
          facci partecipi dei Santi Misteri,
          Signore Gesù noi ti amiamo e ti adoriamo
          ti benediciamo, perché crediamo!
          Ma tu aiutaci sempre nella nostra incredulità.
          Composta martedì 27 marzo 2018
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            Scritta da: GRAZIANO BUCHETTI
            in Poesie (Poesie personali)

            Non voltarti

            Non voltarti indietro
            se vorrai raggiungermi
            e riempi un sacco.
            Strappa un lembo di cielo
            quello più terso dove contavamo le stelle
            e portami l'aria più frizzante.
            Raccatta una manciata di terra
            quella dove mi rizzai fanciullo
            e portami il sospiro del suo profumo.
            Respira forte la savana
            quella più pregna di vita
            e portami un soffio di coraggio.
            Attingi un sorso dalla vergine sorgente
            quella che ristorò il nostro primo bacio
            e rinnovami il suo fresco piacere.
            Fissa i volti della nostra gente
            abbraccia i sorrisi più schietti
            e portami il loro affetto.
            Raccogli il bastone del babbo
            quello che mi fece uomo
            e portami la fierezza del suo passo.
            Inzuppa un panno con le lacrime della mamma
            quelle che sommano la sua nostalgia
            e portami un pugno del suo amore.
            Passa per il tempio del nostro Dio
            invoca la sua pietà
            e portami la sua benedizione.
            E non voltarti indietro
            Quando correrai da me
            con una mano stretta a quel sacco.
            Composta mercoledì 28 marzo 2018
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              Scritta da: Aquilablu59
              in Poesie (Poesie personali)

              Ed ero...

              Innocenza di bimba,
              rugiada del mattino,
              sorriso adolescente,
              ed ero innocente.
              Sguardo di Donna,
              passione suadente,
              sorriso ammaliante,
              ed ero avvolgente.
              Femmina sensuale,
              sorriso tentatore,
              ed ero intrigante.
              A secondo del tuo umore,
              mi trasformavo con ardore.
              Sognavo Amore,
              ed ero incoerente.
              Timore di Te, di ciò che eri per me.
              Il desiderio impellente,
              come un serpente.
              Un gioco virtuale,
              divenuto reale.
              Il non distinguere più,
              la fantasia dall'immanente.
              In quella utopia, di pura follia.
              Ed ero coerente.
              Composta lunedì 9 novembre 2015
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