Poesie personali


Scritta da: geggio
in Poesie (Poesie personali)

Assapora

È brutto che il pensiero svanisca

nella polvere da me creata

è assurdo amare

è assurdo sognare
l'importante è credere
eppure non è la stessa cosa

se ci credi
fottitene del mondo
del resto
delle parole

credi e vivi

divertiti
assapora merda
assapora gioia

tu hai vissuto.
Composta sabato 15 gennaio 2011
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    Scritta da: geggio
    in Poesie (Poesie personali)

    Nulla di più

    Quale può essere l'importanza
    cosa possiamo essere
    o
    fare

    questo è l'importante

    prendere una sera e viaggiare via da qui

    pensi che sia nulla

    può essere tutto

    tu dici non posso
    non ho soldi non devo

    ma prendi e vai

    ho perso un occasione

    voi non fatelo

    prendete al volo quello che capita

    il resto non conta

    io sono stato come voi

    un codardo
    nulla di più
    un codardo.
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      in Poesie (Poesie personali)

      Sotto quel balcone

      Quanto silenzio sotto quel balcone
      pieno di gerani rossi e bianchi
      accesi da un sorriso di fanciulla
      appena la mattina si affaccia.

      Il piccolo giardino è ancora muto
      quando il primo uccello lo saluta
      saltando da una rosa gialla oscura
      a una dalia con la sua farfalla.

      Sotto le foglie secche e umide
      si nascondono i sogni della notte
      mentre i sogni del giorno
      sono in agguato nella memoria.

      L'ultimo sguardo dietro i vetri
      saluta il giardino e i suoi colori
      portati negli occhi azzurri chiari
      di una fanciulla ancora in fiore.
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        Scritta da: Nello Maruca
        in Poesie (Poesie personali)

        III

        Vecchio sono e bianco sono di testa
        Ma devo ancora fare l'ultima corsa,
        pur la famiglia resta negl'occhi desta
        pensando qual sarà l'ultima morsa.

        Stanco sono, avanti son negl'anni,
        volenterose restano, però, le spalle
        a sopportar lo peso degl'affanni,
        esplorare la cima il piano e valle

        alla ricerca del dolce Sembiante.
        Certo ch'altrove l'avrò: nel Paradiso.
        Distrutto vo a scovarlo col sorriso
        Nella presunzione di cercatore fervente

        Poiché vogliolo,, pure qui, sopra la terra
        Con la passion di chi guerriero è in guerra.
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          Scritta da: Nello Maruca
          in Poesie (Poesie personali)

          Il tentativo

          Dimodoché su carta venga fissa
          penso affidare incombenza a un'esperto;
          chi meglio di un prossimo se rimessa
          potrebbe di più foggiarla a mio concerto?

          Quando all'altezza del suo abituro
          facciomi scosto e lascio passare
          figura melensa dal vestito scuro
          che quatta su quell'uscio va a posare.

          Tosto la mente torna ai tempi andati,
          alle storture vicine, alle lontane,
          ai dispiaceri, agli anni amareggiati
          e folgorato son dell'azioni insane

          per quella melensa, perfida nobildonna
          ch'attizza il focolare del dissapore
          sol col riporto su cenciosa gonna.
          Di consanguinea che ne gust'odore

          Così non entro più nella dimora,
          mi resto, come sempre, nel di fuora.
          Lungi dall'astio, l'ira e la perfidia
          lascio squassare loro nell'invidia.
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            Scritta da: Nello Maruca
            in Poesie (Poesie personali)

            Raccomando

            Il nome che port'io a te è imposto
            non per mia fama o glorietude avuta
            Perc'hio mai ebbi tal qualitadi riposto
            in nessun'azione o arte mia compiuta
            ma l'affetto, pens'io, che filiale cuor
            riserva a paterna, amabile figura
            e, dimostrazione dare più d'amor
            ché figlio opera paterna non censura.

            Giacché mai rivestii ruolo importante
            Non tributato fui in onoranza,
            la mia figura mai fu imponente
            e a nullo seppi dare mai speranza.
            Sper'io in cima giungi a scalinata
            onde conquisti appieno il dottorato
            ché il loco cui l'umanitade è sita
            necessita d'avere il titolato.

            Chi sudorato e stanco in vetta
            per volontade e sua fortuna è assiso
            mirare puote, privo d'ogni fretta,
            chi in basso resta spento nel sorriso.
            D'all'alto il rimirare è sempre appago
            e la miseria altrui non la si vive
            si pensa sol di fare di propria vita sfago
            e dell'altrui faticasi capir perché son prive.

            Ma, a fine che sarai di scalinata
            e l'ultimo gradino conquistato
            dei deboli, deh! Ti prego, fanne cordata:
            Conforto avranno; tu sarai appagato.
            A nulla servirotti fama e quant'altro
            se al bene e amore altrui non rivolto
            ché Cristo in grande fama, più d'ogn'altro,
            per gli altri non per Se ne è avvolto.

            Prendi d'Egli l'esempio e non far svolta,
            seguita quella Via che par distorta,
            fai in modo ch'entri in quell'angusta Porta
            così del cielo toccherai la volta.

            Questa la raccomando che ti fò:
            Giunto all'apice del potere umano
            essere nelle decisioni tue sovrano,
            rendere giustizia e grazia a chi non può
            genuflesso sempre al Dio possente
            che in ogn'occasione t'è presente,
            perché se in vita divenuto sei potente
            la gloria è tutta Sua, tu ne sei esente.
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              Scritta da: Alessandro Celato
              in Poesie (Poesie personali)

              Il mio fiore

              Nel sorgere del sole i raggi

              illuminano un piccolo fiore
              fui attratto dai
              suoi petali di velluto

              dallo stupore

              volli raccoglierli e portarli via

              adagiarli sul mio petto stingendoli con tenerezza
              annusare il dolce profumo

              annaffiarli con lacrime di gioia

              per non farli appassire
              nell'unica incantevole bellezza

              annebbiato nell'odorante profumo
              un improvviso dolore

              oscura il mio cuore

              un male incurabile portò via il mio fiore
              nulla potevo ero inerme a quell'orribile male
              un triste sguardo verso il cielo

              lasciandomi sul petto

              un vuoto profondo
              addio fiore mio.
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                Scritta da: Nello Maruca
                in Poesie (Poesie personali)

                VITA

                Dei giorni dell'agosto passati di mia vita
                Solo uno ne ricordo raggiante e luminoso:
                Quello che fu d'Angelo il giorno della vita.
                Già all'alba, quel mattino, splendeva luminoso.

                Intorno era profumo di rose e di viole,
                i prati tutt'interi coperti eran di fiori.
                La terra era ammantata di luminoso sole
                E noi contenti, allegri, noi s'aspettava fuori.

                Di gioia e di sorrisi tutto quel giorno
                È intriso giacché dal Paradiso calava
                In veste bianche, in terra a far soggiorno,
                colui che tutt'intero nel cuor mi si poneva.

                In quel luogo nascosto, scaldato dal mio amore,
                fissa dimora ha posto e più non lo distacco.
                Se un giorno ne uscisse sanguinerebbe il cuore;
                verrebbe il mio cervello molto malato e stracco.

                Febbraio 1999 Nonno Nello al suo Angelo
                Con un abbraccio.
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                  Scritta da: Nello Maruca
                  in Poesie (Poesie personali)

                  L'ultimo viaggio

                  Quand'io, alla soglia della quarantina,
                  lesto partisti, Padre, una mattina
                  per la lustra via, verso il Ciel turchino
                  perché ultimato avevi il tuo cammino.

                  Precoce il viaggio fu, senza ritorno
                  ed io d'allora mi riguardo intorno
                  nella vacua speme di vederti un giorno
                  seduto, nell'ampio e grigio soggiorno.

                  Ma non udranno più mie orecchie il suono
                  dei regali passi toccare il suolo
                  che non più in terra, ma pel Cielo sono
                  leggeri, al pari degl'uccelli volo.

                  Nell'alto Loco, tutto dorme e tace,
                  e solo è serenità, amore e pace.
                  Qui cattiveria è d'uccello rapace;
                  e mai la terra ha conosciuto pace.

                  Resta, perciò, o Pà, in Casa del Signore
                  donde lo puoi onorare a tutte l'ore.
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