Poesie personali


Scritta da: Nello Maruca
in Poesie (Poesie personali)

La felicità

Non persona che non l'abbia pronunciata,
non persona che non l'abbia ricercata
non è persona cui non faccia gola
ché né uman né cosa può, se non essa sola
donare contentezza e appagamento
giacché sol'essa di tanto può far vanto
e di quanto più belle essere cose
superando la dolcezza delle Muse
Per settant'anni io l'ho ricercata
E manco un poco d'essa ho mai trovato.
Forse è manchevolezza tutta mia
O forse vive solo in fantasia.
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    Scritta da: Nello Maruca
    in Poesie (Poesie personali)

    La donna impudente

    Se all'inizial pudore ritornasse,
    Se alle virtù perdute risalisse
    Se di bellezza minor sfoggio facesse,
    se minore uso della lingua avesse,
    se insita l'umanità in essa fosse,
    se il senso di famiglia più alto tenesse
    e se quando altri parla lei tacesse,
    se fulcro in tutto essere non volesse,
    se non per se ma più per gli altri fosse,
    se dei malori suoi poco dicesse
    e con l'amore i dissapori superasse,
    se il sorriso sulle labbra più tenesse
    e se le sue fattezze meno mostrasse
    e mente a maggiore riflessione ponesse,
    se nel guardare le minuzie trascurasse
    e se l'altrui duolo suo lo facesse
    e delle sue miserie men conto tenesse
    e non i difetti altrui ma i suoi vedesse
    e all'umanità più amor mostrasse,
    se tutte queste doti racchiudesse
    della casa regina ad esser tornasse.
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      Scritta da: Nello Maruca
      in Poesie (Poesie personali)

      La desolazione

      Pregno di gaiezza ai dì di fanciullezza
      Ti ricordo, ancora gaio nella giovinezza.
      Ti rivedo, da adulto, in contentezza
      Ti ritrovo e io maturo in allegrezza

      Sei. Fece l'ingresso, poi, lo sfollamento
      E la migrazione divenne grand'evento
      Come deflusso in grande scorrimento,
      presto, indi, rimanesti in isolamento.

      Eri un paesino, mia cara Falerna,
      da dolce espressione e sorridente
      ma poiché, ahimè, nulla cosa è eterna
      divenisti, pure tu, debole e perdente.

      Ti sorrideva il mar Tirreno in faccia
      E ancor'oggi, tuttora, ti sorride.
      Allora sul terrazzo era gente all'affaccio
      Ora qualche vecchio che i tuoi fulgori vide.
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        Scritta da: Nello Maruca
        in Poesie (Poesie personali)

        La debolezza paterna

        Allorché l'animo invaso da timori
        e dubbi spezzommi qual fuscello
        lo corpo in due non odi, non rancori
        nulla tenevo e nessun fardello
        poiché la volontà s'era dissolta
        e latitante qual fuggiasco ai boschi
        iva veloce in cupa nebbia avvolta
        pensieri abbandonando buoni e loschi.

        Intorno ruotano i conosciuti affetti
        d'ognuno m'avvidi la profond'amarezza
        impressa al volto qual medaglia ai petti
        per repente paterna debolezza.
        Mi scossi allora e superai l'umana
        incertezza rizzando il corpo, l'anima
        svegliando, con piglio fermo e buona
        rinnovata lena, mi fui qual ero prima.

        Di ciascuno cogliendo ogni bisogno
        di giorno in giorno mi fui tanto attento
        quanto che a me pure quel fare parve sogno
        giacché lo pensier mio non fu più spento.
        Quanto saliente fosse lo star me bene
        intesi che nell'altrui sminuivano le pene
        e la tristezza che pria copria i volti
        dissolta fu e prese lieti risvolti.
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          Scritta da: Nello Maruca
          in Poesie (Poesie personali)

          La consapevolezza

          Allorquando lo corpo di vigore iva
          percorso e mai mancar sentii le forze
          in esso, la morte mi parea solo
          uno scherzo e ne facea, perciò, fonte
          di scherno e ci ridevo e di battute
          tante ne facevo. Or che lo corpo
          è debole e floscio e alla vecchiezza
          s'è incamminato essa m'appare
          qualcosa di possente che pria del corpo
          schiacciami la mente. Ora la temo,
          più che temer la tremo, e ogni dì
          ver me venir la vedo. S'avanza
          e non s'arresta neppur per un momento
          brandendo negli artigli falce tagliente.
          Paura di guardarla in faccia tengo,
          la scarna sua figura m'appare mostro
          e a ogni passo più mi dà tremore.
          Vorrei poter sparire, nuvola divenire
          Per dare pace alla mia spaurita mente
          E allontanarla dal tremor di morte
          E riportarla ai gioiosi dì di giovinezza
          quando al rimembrare di cotanto mostro
          scherzavo e ridevo di gaiezza.
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            Scritta da: Nello Maruca
            in Poesie (Poesie personali)

            La chiesetta

            Se prima c'era solo una Madonna *
            Uno stipo, un messale e un altare,
            una finestra a mò di campanile
            senza né scala, senza né colonna
            or t'assicuro, Letterato altero **
            molte di cose ha la chiesa, invero.

            Da Eccellenza, il Vescovo in persona
            Fu consacrata il dì otto dicembre
            e affidata al popolo votato
            Rappresentato dall'uomo fidato
            Che sono certo, per innato istinto
            Non abbandona caso, pria ch'estinto.

            Indi gli spettri Catroppa e Pantano
            Dalla chiesetta, ormai, restan lontano
            Che il loco sacrato è ai cristiani
            e nei dintorni mai più saran villani.
            Né il demone potrà fare più presa
            Giacché il devoto con Gesù ha intesa.

            Presto il suono s'udrà della campana
            Che dal colle eco farà al monte e al piano.
            Presto saranno i fari illuminati
            Cosi come volevi Tu e gl'antenati.
            Ancora il vento grida e si lamenta
            Ma in Chiesa troneggia la sua Santa
            Che benedice noi, ogni momento
            e i caduti del Sacro Monumento.
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              Scritta da: SAVERIO FERRARA
              in Poesie (Poesie personali)

              Il vero amico

              Sei rimasto solo a vigilar l'ultima sua dimora.
              Sei rimasto solo, immobile, dinanzi ad una croce.

              Una gigantesca onda l'ha inghiottita,
              l'ha scaraventata a riva e tu hai potuto godere
              ancor per pochi istanti la vista del suo corpo senza vita.

              Hai abbaiato disperatamente aiuto!
              I tuoi guaiti sono arrivati fino al cielo;
              poi ti sei ritrovato là, sfinito e senza fiato.

              La luna e le stelle ti tengono compagnia.
              Dov'è la tua dolce padroncina?
              Dov'è la tua vera compagnia?

              Non potrai mai più vedere i suoi occhi pien di luce!
              Vai via, allontanati da quel posto.
              Vai via, solo così puoi renderla felice!

              Vai via, ti supplico!
              Ritorna quando vuoi, ma adesso vai via...
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                Scritta da: Simone Sabbatini
                in Poesie (Poesie personali)

                Getto

                È tempo di bilanci questo tempo maledetto:
                è tempo di tempesta e scritte tutte in rosso.
                E piove la galera che ho fatto col mio umore
                piovono memorie che ho lasciato nel cortile
                e tutto il mio parlare, piove tutto dal mio cuore.
                Dal mio ventre piangono lacrime e sudore,
                quello che ho vissuto è la mia solita invenzione
                e mi dico un'altra volta che ho imparato la lezione.
                Guido senza meta non sapendo di guidare
                me la godo tutto solo per la rabbia di godere
                vado avanti all'infinito e non accade quel che accade,
                vivo tutto il mio dolore.
                Composta domenica 16 maggio 2010
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                  Scritta da: Simone Sabbatini
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Siamo tutti fratelli

                  Siamo tutti fratelli:
                  stringiamo tra le dita
                  i capezzoli in fumo di nostra madre,
                  come cappelle di fuoco e cenere
                  per scongiurare contatti sbagliati
                  - solo che qui non c'è politico a raccontare
                  che ne abbiamo bisogno, non c'è militare
                  che copra la nostra paura d'amare.
                  Fratelli unici,
                  poteri virili contro le nuvole,
                  le mani costringono falli bagnati
                  a non volare - sono nostri, e i nostri padri;
                  sono scatole per l'anima,
                  muri infrangibili sui nostri cuori.
                  Parole prudenti non s'allontanano
                  dai nostri denti, dal nostro corpo
                  non si sbilanciano atteggiamenti: tutto
                  è un profilattico sui nostri sensi.
                  Cartelli onirici di sicurezza,
                  possiamo scegliere se usarli e come,
                  ma spesso li abbiamo per abitudine, e non ci chiediamo
                  s'è più importante una protezione.
                  Nessun pericolo da far passare, nessun rumore,
                  nessuna luce né novità:
                  niente di niente fuori uscirà.
                  Ma il sentimento è fiera feroce,
                  sta zitto ma cova una caccia, dilaga
                  cercando nei cuori una preda.
                  Composta giovedì 20 luglio 2006
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