Poesie personali


in Poesie (Poesie personali)

Lui

E poi c'è lui,
quello che alla fine di tutto
c'è sempre!
che per quante cose brutte tu possa dire
o pensare,
lui ti resta accanto
e ti tende la mano!
Quello a cui ti aggrappi
quando non ce la fai più
e vorresti mollare...
Lui che sta lì,
senza pretendere nulla in cambio!
Composta mercoledì 19 gennaio 2011
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    Scritta da: Nello Maruca
    in Poesie (Poesie personali)

    Il pentimento

    O Genitori che state sotto ai pini
    Udite la mia prece o miei divini,
    sentite quanto grande è il pentimento
    di me che non ho colto il buon momento.

    Di stupidità pervasa la mia mente
    Indegnamente fui da Voi assente
    Ed or che più rimediar non posso
    Il danno rimpiango e il tempo lasso

    E me compiango di quanto non fui lesto
    E per quanto vile fu ogni mio gesto
    Nel trascurare per bramosia i Vostri affanni
    ArrecandoVi assai molti più danni.

    Per i dovuti e mancati omaggi
    Perdono: la mia prece è per Voi oggi,
    finché vivrò nel profondo del petto Vi terrò
    e sempre nei pensieri reconditi Vi avrò.

    Del male fatto assai molto mi dolgo
    E a Voi Anime elette mi rivolgo:
    Alfin che trovi la perduta calma
    Raggiunga il perdon Vostro la mia alma.
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      in Poesie (Poesie personali)

      Acqua

      L'acqua è un bene primario
      certo non secondario,
      la Natura c'è l'ha donata
      è da noi ringraziata,
      si spera che non sia in esaurimento
      pensando che serve al nostro sostentamento.
      Tutto è stato pensato
      e poi creato,
      la pioggia che dal cielo cade lenta
      nelle rocce entra
      da loro filtrata
      per essere nuovamente donata.
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        Scritta da: Nello Maruca
        in Poesie (Poesie personali)

        Il casanova

        Conosco, un dongiovanni
        che a soli dodici anni
        già comincia l'azione
        della dolce seduzione.

        Ora va guardando a manca
        per cercare qualche gamba,
        poi lo guardo mena a dritta
        a cercare una coscritta.

        Giovincella oppure vecchia
        purché resti nella cerchia
        differenza non è alcuna
        che, comunque, tocca la luna.

        Se è guercia o zoppicante
        ne fa uso solamente
        per tre giorni: Poi più niente.
        Appagato ha già la mente.

        Se conquista la biondina
        la ricerca ogni mattina
        e a sera la consola
        nel non farla restar sola.

        Se per caso, poi, è bruna
        ne fa uso fino all'una
        e la lascia solamente
        a motivo della gente.

        Sia ch'è bionda, alta e snella
        sia ch'è bruna, grassa e bella,
        sia ch'è storpia, bassa e racchia
        sia rugosa, storta e vecchia,

        sia ch'esperta all'esercizio
        o che ancor non tenga vizio,
        purché abbia l'orifizio
        solo uno è il giudizio:

        Ella è donna: Tanto basta,
        perché nulla cosa guasta.
        Mi si chiede qual è il nome
        di cotanto bestione;

        Ma per mia delicatezza
        dir non posso la sua razza,
        però indico la via
        sol per mera cortesia.

        Via Rosario par che sia;
        par dimori in quella via.
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          Scritta da: Nello Maruca
          in Poesie (Poesie personali)

          Il camposanto

          Coperto d'un lenzuolo di bianco lino
          Mi ritrovai disteso sotto un pino.
          Il luogo mi pareva squallido e nero
          E il tutto m'appariva un gran mistero.
          Strani rumori, fruscii, non voci né lamenti,
          non alcuno presente, non erano viventi
          ma com'infiniti oceani pianeggianti
          solo lanterne fievoli e tremanti.
          Forte pulsavami lo core dentro al petto,
          sparire avrei voluto ma restai interdetto
          di freddo tremando e di paura
          mentre la mente si volgea a sciagura.
          Sussultando, stordito e impaurito
          Mi rigirai un poco e guardai indietro
          Da dove mi parea giungessero suoni
          D'inestricabili voci e di scarponi.
          Con lenta cadenza e andatura austera
          Avanzavano ver me, in veste nera,
          con in mano una un bastone dorato,
          l'altra, sul braccio, un pastrano ornato
          due alte figure di nobile casato
          con lo stemma sul petto disegnato.
          M'apprestai ad un inchino riverente
          Ma lor giraro tosto lato ponente.
          Consolato di sì tanta presenza
          Stanco, sedetti sopra una sporgenza
          Ch'avea pensato essere un muretto
          Invece, ahimè, trattavasi d'un ometto.
          Con tanto spazio che ti trovi intorno
          Non mi par vero che non senti scorno
          D'appollaiarti sul mio teschio scarno
          Come su ceppo di pietra di marmo.
          Giammai avrei osato così tanto
          Se non avessi pensato lungi alquanto
          Essere tu prossimo a un vivente
          In questo campo ove l'umano è assente.
          E, poiché la mente mia è allo sbaraglio
          Vogliami perdonare per lo sbaglio,
          per non avere in tempo conosciuto
          chi come me, in terra, era pasciuto.
          Mi girai, una grande distesa di viole,
          lui squagliato come neve al sole.
          Poggiai la mano sopra una casupola,
          caddi su un prato coltivato a rucola.
          Tre cagnolini dal pezzato pelo
          Guaivano tremanti intorno a un palo
          Mentre due donne dal vestito nero
          Avanzavano ver me a passo leggero.
          Dovere di cortesia m'imponeva inchino
          Ma già rivolte altrove, dietro un pino,
          Ignoravano lo saluto e a passo lesto,
          a testa china e con fare mesto
          giravano attorno un grande casolare
          dove erano più cani ad abbaiare.
          Per chetare la morsa della fame
          Seppur in pantofole e pigiama,
          l'abbaiare dei cani l'un l'altr'ostile
          tosto mi portarono in cortile
          ché l'alba da tre ore era già sorta
          e i poveracci non avean più scorta.
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            Scritta da: pazzo di lei
            in Poesie (Poesie personali)

            Luna o principessa

            Stasera sei più meravigliosa che mai,
            Al mio cuore sollievo daraI...
            Il tuo profondo candore,
            Ha conquistato il mio piccolo cuore...
            La tua penetrante luce,
            In me grande gioia adduce...
            A dormir più non andrei,
            Perché sola nn ti lascerei...
            La mia vita hai cambiato,
            E di ciò te ne son grato...
            Forse come poeta fallito sarò,
            Ma quest amore mai dimenticherò...
            Adesso e tardi e vado a dormire
            E spero tanto che nel sogno vorrai apparire...
            Ti... Voglio bene da morire.
            Composta lunedì 17 gennaio 2011
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              Scritta da: Nello Maruca
              in Poesie (Poesie personali)

              La morte

              S'è crudeltade la Morte o s'e pietade
              nessuno fino a ora l'ha mai saputo.
              Sol si conosce che con sforzo alcuno
              il forte leone abbatte e l'agnellino
              e non si cura del ricco uomo potente
              e nemmanco del misero e meschino
              e tutti stende senza alcun rimpianto
              e da sulla terra elimina ognuno.

              Là, dove giunge, non fa differenza
              né di regnanti o poveri accattoni;
              per essa tutti quanti sono uguali
              e in egual maniera ghermisce ognuno.
              Dinnanzi ad essa cede l'attacchino
              come s'inchina pure il re supremo.
              La secolare quercia strugge e ingoia
              e il sacro fusto dell'odoroso alloro.

              Non vale per fermarla oro o argento,
              ignora sia il signore che il poverello:
              Non guarda in faccia ne s'è brutto o bello
              e il debole risucchia senza sforzo
              come il forte atterra con un soffio.
              Alfine altro non è che affilata falce
              che stende l'erba tutta sulla propria
              ombra e inerte la ridona alla madre

              Terra forse perché rinasca in vigoria
              o allontanarla dal terreno tormento...
              Nessuno, invero, sa perché ghermisce
              s'è per crudeltade o per pietade.
              Un solo Libro tratta l'argomento
              ma il contenuto arduo è interpretare.
              Solo chi tiene fede e spera in Dio
              capisce ciò che non conosco io.
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                Scritta da: Nello Maruca
                in Poesie (Poesie personali)

                La gratitudine

                Tanti furo i lupetti che in grembo
                teneva mamma lupa e al lembo
                di sua veste ciascuno s'attaccava
                appresso che amorevolmente allattava.
                Alla ricerca almeno del minimale,
                al fine di nutrire la prole frale,
                lontana dalla tana, in sofferenza
                il tutto procurava in perseveranza.

                Del provveduto tutto ad essi dava
                e ogni cosa per se trascurava;
                allo stremo di forze pur ridotta
                giammai modificava la condotta.
                Onde impinguare di carne ad essi l'ossa
                il fisico distruggeva di se stessa;
                tutt'essi circondando del suo amore
                ch'ora, per gratitudine, pestano suo coro.

                Mentre i lupetti, ora, son forti e belli
                del lor comportar ne tien gli affanni
                ché se pur avanti ita è negl'anni
                pochi di questi i danni, tanti di quelli.
                Essi or sono grandi, scostanti e arroganti,
                privi di dolcezza, tolleranza e garbo.
                Di mamma lupa, dei sacrifici e stenti
                alcuna memoria più tengono in serbo.

                Per questo, poveretta, essa si contrista,
                la notte sul giaciglio sbuffa, si rigira,
                pensa quel ch'è stato, chiede a Colui ch'ispira:
                Iddio, ho tanto amato, perché mi si rattrista?
                Rivede i cuccioletti che ad essa
                s'aggrappavano quando scarne le ossa
                il caldo del suo corpo ognuno ricercava
                e lei, d'amor di mamma, tutti circondava.

                Tutto è finito, ormai, tutto è concluso.
                Dei stenti e sacrifici tutto è fuso,
                tutto quel che fece era dovuto
                e, nulla, rispetto al dato, ha ricevuto.
                Sperando che i lupetti cambino gesta
                nei ricordi cheta se ne resta,
                delusa e sconfortata se ne giace,
                tornare a pensar quel ch'era le piace.

                In quest'attesa ch'è mesta speranza
                l'è di conforto un essere vivente
                che sempre è fermo, per amore e usanza
                e in ogni occasione resta presente.
                Peccato! Sua natura verso non consente
                indi, dire non può, solennemente
                quant'è riconoscente. Il dolce strofinare,
                l'effusion gioiose lo stanno a dimostrare.

                Di pelo biondo chiaro, striato grigio scuro,
                baffi lunghi e irsuti, pupille verde bruno
                affetto le dà grande, amor tenero e puro.
                Micio di razza, in cure supera ognuno.
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