Il nome che port'io a te è imposto non per mia fama o glorietude avuta Perc'hio mai ebbi tal qualitadi riposto in nessun'azione o arte mia compiuta ma l'affetto, pens'io, che filiale cuor riserva a paterna, amabile figura e, dimostrazione dare più d'amor ché figlio opera paterna non censura.
Giacché mai rivestii ruolo importante Non tributato fui in onoranza, la mia figura mai fu imponente e a nullo seppi dare mai speranza. Sper'io in cima giungi a scalinata onde conquisti appieno il dottorato ché il loco cui l'umanitade è sita necessita d'avere il titolato.
Chi sudorato e stanco in vetta per volontade e sua fortuna è assiso mirare puote, privo d'ogni fretta, chi in basso resta spento nel sorriso. D'all'alto il rimirare è sempre appago e la miseria altrui non la si vive si pensa sol di fare di propria vita sfago e dell'altrui faticasi capir perché son prive.
Ma, a fine che sarai di scalinata e l'ultimo gradino conquistato dei deboli, deh! Ti prego, fanne cordata: Conforto avranno; tu sarai appagato. A nulla servirotti fama e quant'altro se al bene e amore altrui non rivolto ché Cristo in grande fama, più d'ogn'altro, per gli altri non per Se ne è avvolto.
Prendi d'Egli l'esempio e non far svolta, seguita quella Via che par distorta, fai in modo ch'entri in quell'angusta Porta così del cielo toccherai la volta.
Questa la raccomando che ti fò: Giunto all'apice del potere umano essere nelle decisioni tue sovrano, rendere giustizia e grazia a chi non può genuflesso sempre al Dio possente che in ogn'occasione t'è presente, perché se in vita divenuto sei potente la gloria è tutta Sua, tu ne sei esente.
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