Poesie personali


Scritta da: Franca
in Poesie (Poesie personali)

Arabeschi di luce

Nell'ombra del mio mattino:
in ogni comparto
penetra sommessamente la vita.
Non me n'ero accorta,
ma a poco a poco
qualcuno aveva stampato in me
magici arabeschi.
I disegni variegati,
le forme simmetriche,
il chiaro, lo scuro
s'alternano e incantano.
La polverina sospesa
nei raggi che tendono al cuore
pullula freneticamente
e mi rianima.
Composta sabato 4 giugno 2005
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    Scritta da: Alessandro Di Pinto
    in Poesie (Poesie personali)

    Ho perso

    Ho perso
    L'amore
    Perché non sapevo
    Ascoltare il battito
    Del mio cuore
    Ho vinto la vita
    Ma ho sempre un dolore
    Ho spento
    I miei sogni di un bambino
    Che voleva ciò
    Che non aveva mai
    Avuto
    Ho corso
    Solo per mille sentieri
    Primo e solo
    Confuso in essi
    Ho pianto
    In compagnia del bicchiere
    Che mi odiava già
    Ho aperto
    La mia mente
    Ad una nuova realtà
    Proprio quella
    Di cui il titolo
    È la verità...
    Composta venerdì 16 settembre 2011
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      Scritta da: Andrew Ricooked
      in Poesie (Poesie personali)

      Troppo distratto: inciampi

      Cosa ho imparato da questi ultimi
      3 giorni?

      Ho imparato che
      se
      un giorno mi troverò
      di nuovo
      faccia a terra
      a respirare la
      polvere
      non dovrò fare altro che
      girarmi
      a pancia in

      e
      aspettare.

      Aspettare
      una mano che mi aiuti a
      rialzarmi.
      Nel frattempo ci penseranno le
      stelle
      a tenermi compagnia.
      Composta venerdì 16 settembre 2011
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        Scritta da: Ada Roggio
        in Poesie (Poesie personali)

        Signore

        Signore, non so più pregare.
        Signore, non riesco più a pregare.
        Signore... Arrivata chissà come, qui.
        Tra sapori di borgo antico, case affacciate tra loro,
        gruppi di donne sedute vicino all'uscio
        a raccontare storie del passato,
        lampioni dal dolce color dorato,
        a rispecchiare il tempo che fu.
        Non so come,
        non so quando,
        ma ora sono qui dinanzi a questo gran portone
        di questa cattedrale, immersa dagli antichi sapori,
        dal fascino storico primeggianti colori di terra.
        Signore, non so più pregare.
        Signore, non riesco più a pregare.
        Signore...! Sento la tua voce, ma!
        Entro, segno di croce, m'inginocchio.
        Alzo lo sguardo,
        mi sento come entrata in una grande boscaglia.
        Piccoli raggi di luce
        penetrano attraverso quelle piccole finestrelle
        Lungo il percorso che precede l'altare,
        distolgono il mio sguardo
        gli altari di marmo stile barocco,
        quadri raffiguranti Madonne, Santi.

        Signore, non so più pregare.
        Signore, non riesco più a pregare.
        Signore...! Sento la tua voce, più vicina che mai.
        Arrivata all'altare maggiore,
        splendida visione per i miei occhi,
        luce meravigliosa per il mio cuore,
        incantevole sensazione sente la mia anima
        Altare dalle mille meraviglie, luci.
        Una luce splendente appare ai miei occhi,
        mamma con bambino,
        ricomincio a pregare, il mio sguardo rivolta a te
        Madonna dello Sterpeto, a me il pensiero di madre.
        Signore, mi hai chiamata a te,
        affinché tornassi a pregare?
        Io che credevo di non saper più pregare
        D'un tratto la boscaglia diventa una reggia luminosa,
        candele con fiammelle danzanti,
        al suono dell'organo, e voci bianche.
        Il mio cuore sorride, la mia anima gioisce sto pregando.
        Signore, tu che tutto puoi, ti do queste mie mani vuote,
        ma ricche d'amore,
        fa che tornino a dare carezze di mamma,
        abbracci di mamma.
        Una mamma.
        Attraverso il percorso a ritroso,
        tutto appare magica atmosfera.
        Rivolgo lo sguardo all'altare inchino il capo,
        segno di croce, esco dal grande portone.
        Sorride il mio cuore.

        Signore parte 2°

        Quel giorno.
        Dopo essere uscita dalla Cattedrale di Santa Maria Maggiore,
        mi sentivo rinata con tanta voglia di pregare; ma ad un tratto quelle strade antiche al mio passaggio sembravano piano piano stringersi sempre di più.
        Le donne dinanzi all'uscio; che raccontavano il passato,
        ad un tratto si trasformavano ai miei occhi in streghe e vampiri.
        I lampioni dalla luce color dell'oro si trasformavano,
        non illuminavano più il mio cammino, lo tingevano di rosso sangue,
        avevo tutto il corpo tinteggiato di quel color sangue,
        rabbrividivo.
        Cominciai a correre,
        follemente correvo verso il niente,
        ma correvo,
        tutto divenne una boscaglia intrecciata di sterpi pieni di spine,
        alberi che diventavano mostri a più teste si dimenavano al forte vento che li faceva volteggiare.
        Correvo,
        correvo.
        I portoni sembravano aprirsi.
        Somigliavano alla pancia della balena.
        Facce a me note venivano fuori e sentivo le loro voci a me tanto famigliari per la paura.
        Mi sentivo attaccata dai cattivi, i loro intrighi, le loro voci, mi avevano portato nella disperazione in tutti questi anni, cattivi che mi hanno portato via tutto.
        Correvo, correvo vedevo le loro facce piene di risa,
        mentre blateravano per darmi colpe mai commesse per trattenersi tutto cio che mi avevano preso plagiandomi, portandomi li dove non c'è ragione, psicologicamente inerme, psicologicamente fragile, psicologicamente annientata, psicologicamente nullità.
        Correvo, correvo avevo attraversato quasi tutta Via Duomo, passando dalla chiesa di Sant'Andrea senza fermarmi, io che in quella chiesa trovavo pace del cuore, quando mi recavo a pregare in passato.
        Mi ritrovai tra gli alberi che circondano i giardini del castello Svevo dedicati ai fratelli Cervi.
        Mi fermai lì dinanzi al castello Svevo cominciai ad intravedere la forma quadrangolare con i bastioni pentagonali lanceolati nei quattro spigoli, con i quattro bracci che li uniscono.
        Ricominciai a vedere la mia terra, la mia città, piano piano ricominciai a vedere le bellezze artistiche che i miei occhi non vedevano più.
        Ma!...
        I miei occhi hanno fame d'amore di mamma
        Il mio cuore ha fame di carezza di mamma e bambino
        La mia mente psicologicamente ferma la,
        agli anni della vostra adolescenza
        Vi rivedo, ogni momento della mia giornata.
        Al mattino quando apro gli occhi,
        e intorno a me silenzio,
        Mentre preparo la colazione.
        Quando m'incammino per andare a lavoro,
        vorrei darvi la mano, vi cerco, vi chiamo.
        Quando ritorno a casa per preparare il pranzo,
        tutti a tavola mi vien voglia di gridare.
        Come se la mia voce diventasse fioca,
        come se non avessi più fiato.
        Come se non avessi più aria
        Buon appetito, il vostro vuoto mi annienta.

        Come un automa ripulisco.
        Come un automa cammino.
        Come un automa sopravvivo a cio che di punizione, ho ricevuto dal vostro amore ferito
        Ferito dalla nostra conflittualità, un amore ferito.
        Psicologicamente devastata, ora l'ossessione mi assale, l'ossessione di non avervi,
        l'ossessione che mai più potrò.
        Cammino lungo il precipizio per voler cadere giu.
        Cammino attraverso il fuoco per lasciarmi bruciare
        Le menzogne, le falsità che ho dovuto sopportare sono frutto delle menti contorte che hanno volutamente annientarmi.
        Ma spero sempre in Dio, chissà un giorno mi dia la forza di ricominciare il sorriso della Vita
        interrotto.
        Composta sabato 28 maggio 2011
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          Scritta da: LUIGI BELLOTTA
          in Poesie (Poesie personali)

          Dio c'è

          Dio c'è
          in ogni fiore che sboccia,
          in ogni sorgente che sgorga,
          in tutto ciò che ci da vita.
          Dio c'è
          in ogni uomo che ha fede,
          in tutto ciò che emana amore,
          in chi crede forte in Lui.
          Dio c'è
          ed è dimostrato in noi
          attraverso la speranza,
          l'attesa di un mondo migliore.
          Dio c'è
          in chi non sa del Suo amore
          ma che ha libero il cuore
          e Lo lascia entrare in se.
          Dio c'è.
          in chi ha tanta speranza
          e crede molto nel futuro
          e vede vita nell'aldilà.
          Composta mercoledì 10 marzo 2010
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            Scritta da: LUIGI BELLOTTA
            in Poesie (Poesie personali)

            Alla mia mamma

            È limpido come l'acqua d'un ruscello.
            È puro come un'anima nascente.
            È bianco e senza l'ombra d'una macchia,
            l'amor che effondi verso i figli tuoi.
            È dolce il sol pensiero d'abbracciarti;
            e mi rallegra ogni parola tua,
            che viene espressa sempre a fin di bene,
            e mi trascina sempre a retta via.
            L'affetto che tu dai io lo vedo;
            si sente dentro ogni preciso istante;
            si legge dalle labbra dei tuoi figli
            ogni qualvolta che noi ti cerchiamo
            e pronunciamo la parola: Mamma.
            Composta martedì 2 gennaio 2001
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              Scritta da: M. Cortese
              in Poesie (Poesie personali)

              Ho visto vincere la vita

              Amico del giorno che sempre ritorna
              fratello dell'oggi che eterno sarà,
              dicevan mai tempo sarebbe bastato
              a sondare quel mondo inaudito
              che nella tua testa ospitavi;
              per altro invece è durato,
              per compiere giorno per giorno
              quell'io generoso e solare
              che mai lascerà i nostri cuori
              afflitti d'impresa mancata:
              non esser riusciti
              a tra noi trattenerti.

              Come dopo lavacro battesimale
              eri pronto all'estremo momento
              ancorato all'abbraccio materno
              accordato a tua sposa angosciata;
              se timore l'evento poteva recarti
              non c'era occasione di averne coscienza.

              Un fremito quieto m'assale repente
              se oso pensare a tutti quei segni
              che solcano gli ultimi giorni
              di questa tua vita terrena:
              la casa agognata ed ora rifatta,
              i pacchi di carta man mano scomparsi,
              la fede serbata e più ritemprata,
              la prima influenza accanto alla moglie,
              i volti dei figli al computer fissati;
              e così concluso il finito
              librato ti sei in quell'infinito
              che scorgere amavi su in alto.

              Tu immagino che le parole,
              dolci e ritmate là sull'altare,
              nel cuore a Valeria hai ispirato,
              icona superna di tragica donna,
              conforme a Madonna del pianto
              ritta nel banco di fronte alla bara
              quasi a volerti cullare.

              Incline a finire non era l'estate
              prima che un segno ti desse
              e così ha regalato al tuo funerale
              l'unico tempo che avresti gradito:
              sorpresa all'uscita di chiesa
              i raggi a inondar di tepore
              i cuori silenti di tutti
              le membra ahimè inerti di te
              che fermo quasi mai stavi.

              Disegno a me sconosciuto
              dal male ti ha preservato,
              al fine che tu diventassi
              un seme fecondo di bene
              e più mi rendo convinto
              che un compimento si svela;
              se altro fare non posso,
              almeno a me si conceda
              donar di saggezza le rughe
              ai cari ed amati tuoi figli,
              nel vivo ricordo che spesso
              parevamo stupiti fratelli.

              A me oggi non piace saperti
              ove il sol ormai più non rallegra,
              esitante avvicino il tuo marmo,
              ma salda mi afferra certezza
              che anche per te veramente,
              alla pari di chi ha creduto,
              la morte non è una vita lasciata
              ma l'attimo atteso in cui Uno
              pronuncia "Vieni con me".
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                Scritta da: M. Cortese
                in Poesie (Poesie personali)

                Alla ricerca di una traccia

                Ancora non so cosa mi spinge
                a porre l'orecchio trepidante
                negli angoli riposti della casa.

                È forse la mancanza inaccettata
                del suono dolce di una tua risata
                del tono fermo di una tua parola.

                Solo il silenzio si offre inusitato
                la calma vincitrice tutto ammanta,
                ma il regno invisitato dello studio
                a me rammenta gesti quotidiani.

                Oggi la sera si apre ospitale
                a volti nella grazia già cambiati;
                sgranando lenta la corona familiare
                infine sento nelle voci oranti
                un'eco che non si addice loro:
                così la tua presenza è manifesta,
                certezza di un legame che continua.
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