Scritta da: Gennaro Keller
in Poesie (Poesie generazionali)
S'illumina la sera
S'illumina la sera
al tuo sorriso
e le ombre della notte
svaniscno
tra le tue braccia.
Composta giovedì 27 gennaio 2011
S'illumina la sera
al tuo sorriso
e le ombre della notte
svaniscno
tra le tue braccia.
Ogni volta che donerò un po' di me,
sarai quel po' di me.
Ogni volta che donerai un po' di te,
sarò quel po' di te.
Pian piano, saremo l'essenza l'una dell'altro.
Nonostante tutto
Ovunque sei
Io & te!
Avevo scritto "sono tornata qua perché qua ho lasciato il mio cuore."
Ma non era vero.
Non era il cuore che era là ma le ferite la paura.
Ho dovuto fare un viaggio dentro di me per capire.
Sono dovuta tornare nel mio passato per vedere quello che c'è nel mio presente.
Ti ho dovuto perdere per capire che non potevo perderti.
Ho ripreso il mio cuore,
è fragile
è delicato
come se fosse appena nato.
Ho ripreso il mio cuore e ora, dopo anni, è finalmente tuo.
La dedico a te.
Incuriosita adesso leggerai
Vuoi scoprire cosa ho da dirti?.
Non posso permettermi di continuare a vedere, e far finta di non aver visto.
Non posso permettermi di continuare a sentire, e far finta di non aver sentito.
Non posso permettermi di essere tanto ipocrita, al nostro incontro sorriderti ogni volta.
La tua è una grande carognata.
L'amore non si compra.
L'amore non s'illude, tu lo illudi.
L'amore non si raggira, tu lo raggiri.
L'amore non si beffa, tu lo beffi.
L'amore non si deride, tu lo deridi.
L'amore è finito, oh! non è mai esistito.
Condannato per averti incontrato, amore malato.
Maledetto quel giorno per lui benedetto.
Non so come ti senti ogni notte che vai a letto.
Sonnecchi ridendo sperando domani un giorno nuovo cosa darà.
Adesso ci sono io.
Accanto a me siamo tanti.
Per dirti togliti davanti.
Sempre la regola, mai l'eccezione
non mi sento eccezionale, non mi sento speciale, non mi sento al di sopra
sono l'abitudine
sono il numero che precede l'altro
sono il cobalto del cielo delle sere trascorse
sono la sabbia della spiaggia
sono l'acqua che bevi quando hai sete
sono la vocale all'interno di una parola senza la quale non avrebbe senso
sono la normalità
e questo voler essere sempre speciale, sempre unici
sempre diversi
mai uguali agli altri
sempre al di sopra, mai al di sotto
ma non dovremmo esserlo per poter camminare a testa alta?
Vogliamo unicità, essere capiti, guardati, compresi
amati sempre in modo diverso e mai uguale
vorremmo essere il cambiamento della vita degli altri
aspettando che qualcuno cambi la nostra
Uscire da me stessa è la cosa che più desidero ultimamente
non passa un giorno in cui vorrei essere io
non passa un giorno in cui non mi domando perché
perché sono cosi, perché sono cosi maledettamente e costantemente Io
sono la regola e mai l'eccezione
sono il peggior nemico di me stessa
sono tutto ciò che non vorrei fosse chi metterò al mondo
sono la regola
la storia che leggi sui libri e già sai come finirà
sono la sensazione che provi quando dici "me lo sento"
e poi succede
sono la puntuale attesa ad un semaforo rosso che da origine ad un pensiero e lo fa finire al verde
e quel pensiero poi svanisce
e non lo ritrovi più
sono l'accantonare di riflessioni la sera nel letto prima di addormentarsi
e che il giorno dopo fai fatica a ricordare
sono questo?
Non sono l'eccezione per nessuno se non per me stessa.
E questa cosa si aggiunge ai motivi di devastazione interiore
non sono prima in nulla mi dico
non sono prima in nulla pensavo
e poi mi sono resa conto di essere la prima ad odiare me stessa
e ho in un colpo raggiunto il primato in qualcosa
e vorrei tornare ad essere la regola
in cui sono tutto e nulla
sono felicità e gioia
sono autrice dei mio umore
del mio amore
io decido cosa mi fa stare bene, cosa mi fa stare male, cosa odio, cosa amo
sono l'autrice di questa esistenza
in cui i giorni passano lentamente nella mia sofferenza per ciò che sono
e velocemente verso ciò che odio essere
In queste lacrime che quando scendono non so dove vanno e le perdo
si perde un po' di sofferenza e malessere, e quel nero
e quasi mi sento più leggera
e quasi mi viene da sorridere dopo
e quasi mi amo un po'
un po'
per un tempo così breve che non riesco nemmeno ad accorgermene.
E vorrei godermelo ogni tanto questo Io che mi piace, che amo, che ride
ma non riesco. Mai.
Il mio cielo,
è anche il tuo.
se io, in questo momento,
vedessi una stella cadente,
la vedresti anche tu,
esprimeresti un desiderio con me.
Mi commuovo io,
ti commuovi anche tu,
ci incontreremmo
in questo oceano dell'Alto.
Il mio indice punta la luna
E tocco il tuo dito.
Gli uccelli afferrano i lembi
di questa trapunta blu,
che a poco a poco
si schiarisce,
è l'alba, amica da prendere al volo.
Non potrei immaginare
la mia vita senza te
Senza le tue parole
Che diventano fuoco
che riescono a svegliare in me la passione
che si era assopita in questa vita
piena di incertezze, ansie e paure.
Non potrei immaginare
i giorni vuoti senza pensarti
e pensare tutte le volte che
che mi hai nella tua testa
e nel tuo cuore.
Non potrei immaginarmi
sola senza il tuo respiro che mi circonda
sola con la tua assenza
sola con la voglia di viverti.
La lanterna
mi son messa in mano
e sono sceso
come Diogene sul piano.
Cerco l'uomo
e ancor non l'ho trovato;
se non vien fuori
l'Italia è a mal partito.
Molte son le carogne,
che sostano sul Monte
e il lor fetore
appesta e si diffonde.
Una sola persona
io vorrei in alto,
che avesse bella
l'anima ed il volto.
Hanno detto che ho sbagliato,
perché si dice sempre così,
a meno che non si abbiano le ore contate.
È eticamente errato interrompere
il proprio circolo vitale,
abbandonarsi nella sorte di quello che nessuno conosce
e tanti inventano.
Ho tentato,
ho provato invano ad abbracciare lo sconosciuto mistero,
ma sono tornata,
nell'indecisione di un futuro e nell'angoscia di un presente che sarebbe diventato passato.
Vigile di me stessa porterei il tempo indietro
e darei la dose letale,
ma spesso ripenso alla ragione,
all'anima della questione
e mi sento inerme attorno a stupide verità.
Sfatta dagli eventi delle multiple assenze,
in guerra con me stessa
e il bisogno di cambiare,
per sempre,
radicalmente,
portando un'esistenza là dove vita non c'è.
Mi sono guardata dentro nell'aridità immensa
ed ho capito la spinta che fu quasi definitiva.
Indefinibile essere vivente,
ci eravamo impigliati in una rete dalla quale sapevamo non saremo mai usciti.
Andavamo e venivamo dall'inferno al paradiso,
e se prima ero stata la carnefice
dovevo poi immaginare che il macellaio saresti stato tu.
Le cose finiscono,
si rompono,
si spezzano,
ma i rapporti non sono cose,
solo che eravamo incoscienti del nostro capolinea.
Intuita l'interruzione che sarebbe comunque avvenuta per volontà mia,
mi sono spinta là,
nella soluzione più facile,
con una lettera generica,
che oggi porterebbe il tuo nome e cognome,
non tanto per ferirti, ma per darti un senso,
in questo schifo di universo dove per tutti sei nessuno,
e dove nessuno ha visto quello che ho visto io.
Non ti appello con aggettivi,
non ti lodo e non t'infamo,
il mio ritorno alla vita sarà lento,
e tu, credimi, non ci sarai più.
Quello che resta è solamente la colpevolezza di un "noi",
al quale vorrei sfuggire anche solo con il ricordo.
Sono svanita, ti ho cacciato,
ci sono riuscita.
Sono rimasta sola nella mia compagnia,
quella di sempre e per sempre,
quella che non inventa o sventra.
Ti concedo di riconoscerti in questo amaro testo,
nell'intero contesto,
e adesso lo so,
mi detesto,
perché a volte ti penso.
Sei stato l'errore in una via di fuga,
ci siamo amati e forse odiati,
non ti ho dedicato il mio suicidio,
ma parole che vibrano di verità viva.
Non salire sul podio
per tale orribile medaglia,
appendila dietro,
sotto alla maglia,
dove la terrai sempre e nessuno saprà,
a meno che tu non ti spogli.