Poesie generazionali


Scritta da: Francesca Zangrandi
in Poesie (Poesie generazionali)
Avevo scritto "sono tornata qua perché qua ho lasciato il mio cuore."
Ma non era vero.
Non era il cuore che era là ma le ferite la paura.
Ho dovuto fare un viaggio dentro di me per capire.
Sono dovuta tornare nel mio passato per vedere quello che c'è nel mio presente.
Ti ho dovuto perdere per capire che non potevo perderti.
Ho ripreso il mio cuore,
è fragile
è delicato
come se fosse appena nato.
Ho ripreso il mio cuore e ora, dopo anni, è finalmente tuo.
Composta martedì 28 maggio 2013
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    Scritta da: Ada Roggio
    in Poesie (Poesie generazionali)

    La dedico a te

    La dedico a te.
    Incuriosita adesso leggerai
    Vuoi scoprire cosa ho da dirti?.
    Non posso permettermi di continuare a vedere, e far finta di non aver visto.
    Non posso permettermi di continuare a sentire, e far finta di non aver sentito.
    Non posso permettermi di essere tanto ipocrita, al nostro incontro sorriderti ogni volta.
    La tua è una grande carognata.
    L'amore non si compra.
    L'amore non s'illude, tu lo illudi.
    L'amore non si raggira, tu lo raggiri.
    L'amore non si beffa, tu lo beffi.
    L'amore non si deride, tu lo deridi.
    L'amore è finito, oh! non è mai esistito.
    Condannato per averti incontrato, amore malato.
    Maledetto quel giorno per lui benedetto.
    Non so come ti senti ogni notte che vai a letto.
    Sonnecchi ridendo sperando domani un giorno nuovo cosa darà.
    Adesso ci sono io.
    Accanto a me siamo tanti.
    Per dirti togliti davanti.
    Composta martedì 28 maggio 2013
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      Scritta da: consu1218
      in Poesie (Poesie generazionali)

      La regolare eccezione di me stessa

      Sempre la regola, mai l'eccezione
      non mi sento eccezionale, non mi sento speciale, non mi sento al di sopra
      sono l'abitudine
      sono il numero che precede l'altro
      sono il cobalto del cielo delle sere trascorse
      sono la sabbia della spiaggia
      sono l'acqua che bevi quando hai sete
      sono la vocale all'interno di una parola senza la quale non avrebbe senso
      sono la normalità
      e questo voler essere sempre speciale, sempre unici
      sempre diversi
      mai uguali agli altri
      sempre al di sopra, mai al di sotto
      ma non dovremmo esserlo per poter camminare a testa alta?
      Vogliamo unicità, essere capiti, guardati, compresi
      amati sempre in modo diverso e mai uguale
      vorremmo essere il cambiamento della vita degli altri
      aspettando che qualcuno cambi la nostra
      Uscire da me stessa è la cosa che più desidero ultimamente
      non passa un giorno in cui vorrei essere io
      non passa un giorno in cui non mi domando perché
      perché sono cosi, perché sono cosi maledettamente e costantemente Io
      sono la regola e mai l'eccezione
      sono il peggior nemico di me stessa
      sono tutto ciò che non vorrei fosse chi metterò al mondo
      sono la regola
      la storia che leggi sui libri e già sai come finirà
      sono la sensazione che provi quando dici "me lo sento"
      e poi succede
      sono la puntuale attesa ad un semaforo rosso che da origine ad un pensiero e lo fa finire al verde
      e quel pensiero poi svanisce
      e non lo ritrovi più
      sono l'accantonare di riflessioni la sera nel letto prima di addormentarsi
      e che il giorno dopo fai fatica a ricordare
      sono questo?
      Non sono l'eccezione per nessuno se non per me stessa.
      E questa cosa si aggiunge ai motivi di devastazione interiore
      non sono prima in nulla mi dico
      non sono prima in nulla pensavo
      e poi mi sono resa conto di essere la prima ad odiare me stessa
      e ho in un colpo raggiunto il primato in qualcosa
      e vorrei tornare ad essere la regola
      in cui sono tutto e nulla
      sono felicità e gioia
      sono autrice dei mio umore
      del mio amore
      io decido cosa mi fa stare bene, cosa mi fa stare male, cosa odio, cosa amo
      sono l'autrice di questa esistenza
      in cui i giorni passano lentamente nella mia sofferenza per ciò che sono
      e velocemente verso ciò che odio essere
      In queste lacrime che quando scendono non so dove vanno e le perdo
      si perde un po' di sofferenza e malessere, e quel nero
      e quasi mi sento più leggera
      e quasi mi viene da sorridere dopo
      e quasi mi amo un po'
      un po'
      per un tempo così breve che non riesco nemmeno ad accorgermene.
      E vorrei godermelo ogni tanto questo Io che mi piace, che amo, che ride
      ma non riesco. Mai.
      Composta domenica 26 maggio 2013
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        Scritta da: Zio Steve
        in Poesie (Poesie generazionali)
        Il mio cielo,
        è anche il tuo.
        se io, in questo momento,
        vedessi una stella cadente,
        la vedresti anche tu,
        esprimeresti un desiderio con me.
        Mi commuovo io,
        ti commuovi anche tu,
        ci incontreremmo
        in questo oceano dell'Alto.
        Il mio indice punta la luna
        E tocco il tuo dito.
        Gli uccelli afferrano i lembi
        di questa trapunta blu,
        che a poco a poco
        si schiarisce,
        è l'alba, amica da prendere al volo.
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          Scritta da: Patrizia
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Non potrei

          Non potrei immaginare
          la mia vita senza te
          Senza le tue parole
          Che diventano fuoco
          che riescono a svegliare in me la passione
          che si era assopita in questa vita
          piena di incertezze, ansie e paure.

          Non potrei immaginare
          i giorni vuoti senza pensarti
          e pensare tutte le volte che
          che mi hai nella tua testa
          e nel tuo cuore.

          Non potrei immaginarmi
          sola senza il tuo respiro che mi circonda
          sola con la tua assenza
          sola con la voglia di viverti.
          Composta lunedì 27 maggio 2013
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            in Poesie (Poesie generazionali)

            Absit iniuria verbis

            La lanterna
            mi son messa in mano
            e sono sceso
            come Diogene sul piano.
            Cerco l'uomo
            e ancor non l'ho trovato;
            se non vien fuori
            l'Italia è a mal partito.
            Molte son le carogne,
            che sostano sul Monte
            e il lor fetore
            appesta e si diffonde.
            Una sola persona
            io vorrei in alto,
            che avesse bella
            l'anima ed il volto.
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              in Poesie (Poesie generazionali)

              Dedica deviata di un suicidio

              Hanno detto che ho sbagliato,
              perché si dice sempre così,
              a meno che non si abbiano le ore contate.
              È eticamente errato interrompere
              il proprio circolo vitale,
              abbandonarsi nella sorte di quello che nessuno conosce
              e tanti inventano.
              Ho tentato,
              ho provato invano ad abbracciare lo sconosciuto mistero,
              ma sono tornata,
              nell'indecisione di un futuro e nell'angoscia di un presente che sarebbe diventato passato.
              Vigile di me stessa porterei il tempo indietro
              e darei la dose letale,
              ma spesso ripenso alla ragione,
              all'anima della questione
              e mi sento inerme attorno a stupide verità.
              Sfatta dagli eventi delle multiple assenze,
              in guerra con me stessa
              e il bisogno di cambiare,
              per sempre,
              radicalmente,
              portando un'esistenza là dove vita non c'è.
              Mi sono guardata dentro nell'aridità immensa
              ed ho capito la spinta che fu quasi definitiva.
              Indefinibile essere vivente,
              ci eravamo impigliati in una rete dalla quale sapevamo non saremo mai usciti.
              Andavamo e venivamo dall'inferno al paradiso,
              e se prima ero stata la carnefice
              dovevo poi immaginare che il macellaio saresti stato tu.
              Le cose finiscono,
              si rompono,
              si spezzano,
              ma i rapporti non sono cose,
              solo che eravamo incoscienti del nostro capolinea.
              Intuita l'interruzione che sarebbe comunque avvenuta per volontà mia,
              mi sono spinta là,
              nella soluzione più facile,
              con una lettera generica,
              che oggi porterebbe il tuo nome e cognome,
              non tanto per ferirti, ma per darti un senso,
              in questo schifo di universo dove per tutti sei nessuno,
              e dove nessuno ha visto quello che ho visto io.
              Non ti appello con aggettivi,
              non ti lodo e non t'infamo,
              il mio ritorno alla vita sarà lento,
              e tu, credimi, non ci sarai più.
              Quello che resta è solamente la colpevolezza di un "noi",
              al quale vorrei sfuggire anche solo con il ricordo.
              Sono svanita, ti ho cacciato,
              ci sono riuscita.
              Sono rimasta sola nella mia compagnia,
              quella di sempre e per sempre,
              quella che non inventa o sventra.
              Ti concedo di riconoscerti in questo amaro testo,
              nell'intero contesto,
              e adesso lo so,
              mi detesto,
              perché a volte ti penso.
              Sei stato l'errore in una via di fuga,
              ci siamo amati e forse odiati,
              non ti ho dedicato il mio suicidio,
              ma parole che vibrano di verità viva.
              Non salire sul podio
              per tale orribile medaglia,
              appendila dietro,
              sotto alla maglia,
              dove la terrai sempre e nessuno saprà,
              a meno che tu non ti spogli.
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