in Poesie (Poesie generazionali)
Cruda realtà
"Sei il centro del mio cuore" e l'uomo scappa
corre da dentro e si allontana
è fiera davanti al fuoco
fiera davanti allo specchio
un diavolo davanti all'amore.
Composta giovedì 2 maggio 2013
"Sei il centro del mio cuore" e l'uomo scappa
corre da dentro e si allontana
è fiera davanti al fuoco
fiera davanti allo specchio
un diavolo davanti all'amore.
A salve gentil saluta,
il rumore dello sparo sul sacco di iuta
Che mano mia infin sempre aiuta
La farina svenuta
Che bianca di visin era divenuta
Che ironia in rima con accento in giusta caduta
Libera sciolta chiacchierona e muta
Una rima comoda quanto una tuta
Da ginnastica, da meccanico da chi a dar una mano poi ci aiuta
In vena di rimare, ironizzare e filastroccare non sò muta
Poiché della vena scherzosa e colorata ed infin voluta
Mi presento come una satira simpatica, strimpellata ed a dir poco astuta.
Della ragion pura ne sono l'artigiano più operoso
Che formica io e quanto l'impossibile tentar io oso
Della ragion pura sono l'artigiano più estroso
Che mi batto a cuore calmo e rigoroso
Cambio le carte in gioco ad animo fiero e coraggioso
Sò essere misterioso ed impetuoso
Come un mare calmo in un giorno ventoso
Ora sirena bella canta al suo amoroso
Che so essere di un ritmo contagioso
Del mio carattere forte e vigoroso
Non scherzare col fuoco virtuoso
Ove regna sovrano il carbone orgoglioso.
Aveva una espressione seria
anche quando dormiva
sognava la libertà da tutto questo male
ma innanzi vedevo solo un fragile fanciullo
i due cuscini dimostravano che era stanco di soffrire
sembrava forte, ma non lo era dinnanzi alla tenerezza
che brillava adagiato nel letto
biondo angelo baffuto
dal cuore di acqua e pane.
Innanzi agli occhi miei
deduco e t'amo
paura di aver paura
elementare che di tempo ne chiedi
al tempo vuoto di chi hai salutato ovvero
ma mai saluti per esso, se legato sì d'affetto puro.
Deduco e t'amo
o commosso riccio, dagli occhi profondi e veri
di rospi e desideri mandasti giù troppo a lungo
le mie labbra sono un labrinto
ed il minotauro è l'unione di due anime che si cercano.
Ora corri per il labirinto col filo del "ti amo"
un filo conduttore del cuore impavido e depresso
orme sulla sabbia e neve delle radici di un cipresso
che guarda il mare e annuncia baci al vento
che incarnando le labbra come delfini nelle onde
veglian le chiome e gli occhi chiusi, su una solitudine che muore.
Anime lontane
divise da chilometri e da settimane.
Pensieri che cercano di unire
malinconie che non tardano a uscire,
in queste ore che sembrano infinite
e che mettono a prova le nostre vite.
I tuoi respiri che si perdono nel mare
e i sospiri di chi ti vorrebbe abbracciare,
sono sempre aria che si vuole cercare
ma che avverse correnti fanno allontanare.
Ma tu cercami nei riflessi dell'acqua
io in quelli del cielo,
e quando gocce di pioggia cadranno,
forse allora i nostri cuori idealmente si uniranno.
Se potessi stringerti
come il buio cinge la notte,
far volare le mie fantasie
come falene attorno ai lampioni,
accarezzarti l'anima
come un gatto
che si struscia tra le gambe,
riscaldarTi il cuore
come il sole fa scottare
le pietre sulla riva di un fiume,
mentre l'acqua scorre
come le mie emozioni...
forse solo allora la mia notte
s'illuminerebbe più del giorno,
e mi sentirei meno solo
come se avessi il mondo
intorno.
Questo sole
che sconfina dietro ai vetri
non ha un briciolo di discrezione
e resta in bilico
sul davanzale della finestra
come un pagliaccio fuori posto.
Questa luna
madre fedele delle nostre chimere
se sente cani e dannati
ululare insieme
se ne va
ai balconi degli amanti
a riempirsi la veste
di canti e poesie.
Ma tu non puoi fuggire
la tua invisibile prigione
e cerchi un lembo d’aria
dove schiudere le ali.
Lo sai,
stai trascinando
le tue stelle filanti
e giri una stridula ruota
nei mulini del cancro.
Con quella parrucca di traverso
e il viso gonfio di farmaci
sembri la rana col bue,
ma non c’è favola
da raccontare,
voce di mare
da sigillare
nel cuore di un vaso:
il porto appena sfiorato
è gioco di luce nella tormenta
e l’orologio cuore malato
non mastica più ore.
E non puoi nemmeno pregare
perché qui abitano gli dei
che non sanno secoli di pene
e ridono dei nostri scongiuri,
e non puoi nemmeno urlare
perché qui vivono le ombre
e bisogna fare piano,
sempre più piano.
Ho cacciato il sole
fuori dalla finestra,
se n'è andata
anche l'ultima farfalla testarda;
gli anni hanno avvolto memorie
in corolle di vento
ed è inutile cercare
segnali
tra i barattoli vuoti
della strada.
Soltanto la luna
bussa discreta
alla mia porta,
mite
come la ragazza
che vende fiori.
Dietro a me
sorgono schiere
di uomini nuovi,
con le anfore
che recano sogni
e il passo danzante
della festa.
Ed io,
con la mia fiaccola spenta,
con i miei gesti
slavati dalla pioggia,
sono un cane
disorientato
tra i fari
delle auto.
Soldi nella vita ho tentato a trovare,
e adesso che soldi sono riuscito a fare,
della vita il senso mi sono messo a cercare...
Di tutto il comprabile, adesso, posso essere padrone,
perche il mio cuore allora lo stesso duole?
Solo mi sento,
mentre mi avvio,
respinto dal freddo vento,
verso la mia casa,
dove nessuno mi aspetta.
Che belle le coppie innamorate,
che ogni di, vedo, per le strade con mani incrociate.
abbracci, sorrisi, risate e bacini,
tutti gioiscono, nei parchi, nell'ombra dei pini
forse la cosa sbagliata nella vita ho cercato,
purtroppo nella vita, per colpa dei soldi, ho poco gioito
ma niente ancora e passato,
se nella vita l'essensiale avrai capito,
e alla vita vera ancora non avrai rinunciato,
potrai cambiare,
e della vita il vero vivere potrai ancora assaporare.