Poesie d'Autore


in Poesie (Poesie d'Autore)

Le mani

"Gli presi una mano e dissi la frase di tutte le donne che cercano di essere tenere... Mi piacciono le vostre mani"

Mi piacciono le tue mani sai?
Mi piacciono quando guidi e ti sfioro
Quando faccia a faccia al ristorante
Intreccio solo per un attimo la tua alla mia.

Ma sopratutto mi piacciono
Quando mi accarezzano
Quando mi stringono forte a te.

Per questo sono fatte credo... le tue mani.
Composta martedì 5 gennaio 2010
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Lettera

    Lettera come un modo ultraterreno di comunicazione
    meno perfetto del sogno
    ma regalato dalle stesse leggi.

    Né lettera né sogno vengono a comando,
    si sogna a si scrive, non quando noi ne abbiamo voglia
    ma quando ha voglia la lettera
    di essere scritta: il sogno di apparirci.

    Per questo ti scrivo,
    per questo sono così contenta quando ti sogno
    quando nel sogno... mi appari.
    Composta martedì 5 gennaio 2010
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Le tue mani

      Sono rudi, nodose, le tue mani, forti, laboriose,
      mani vissute di fatica e di esperienza,
      mani che sanno creare e hanno estro fantasia.
      Mani da scultore che incidono opere
      nitide, vive, reali.
      Mani che non hanno la morbidezza
      di quelle di un pianista
      ma sono anch'esse mani da artista
      che incidono musica nella materia
      e parlano attraverso le opere
      a chi ha il cuore sensibile.
      Mani dure che tuttavia
      ben sanno la dolcezza
      di una tenue carezza.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il senso di me

        Sentirai sussurrare che sei stato un errore.
        Se mai c'è stato un errore ricordati
        che sei stato il più dolce degli errori.

        Nessun rimpianto se non
        quello di aver avuto dei dubbi.
        Non sei stato cercato ma voluto
        intensamente, con gioia.

        Accettare il cercato è scontato
        è amore, il coronarsi di un sogno
        nessun dubbio, nessun tormento.

        Volere l'indesiderato è
        semplicemente amore puro
        e dare vita alla vita perché credi nella vita
        è dare respiro al tuo respiro
        perché senza ne moriresti.

        Sei stato tormento, angoscia, incertezza
        divenuto amore, desiderio, completezza.
        Oggi sei il respiro più profondo
        di ogni senso di me.
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          Scritta da: Anna De Santis
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Coraggio e paura

          Vendeva l'amore
          ai bordi della strada
          con coraggio e paura
          occhi lucidi
          e ricordi di una brutta avventura.
          Lente passavano le ore
          senza mai guardare la luna
          abbagliati da quel gelido fuoco.
          L'aria sapeva di fumo e di vergogna
          ma non tutti possono scegliersi la gogna.
          Speranza e fiducia
          dimenticate in ogni bagagliaio
          dentro ogni auto che si fermava.
          Un giorno andrò lontano... ogni volta pensava
          ma fatti pochi metri si scendeva
          ed ogni volta si giustificava
          non era poi niente
          e niente si aspettava.
          Finalmente la fine di quell'ansimare
          non veniva mai pronunciato un nome
          guardando a tratti l'orologio
          evitava di pensare
          e nessuno stava ad aspettare.
          Ed il pianto ed il respiro in gola si bloccava
          mentre ad un perfetto estraneo si concedeva
          Ma continuando... si giustificava.
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            Scritta da: Andrew Ricooked
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Fuori posto

            Brucia all'inferno
            questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
            mentre le altre persone trovano cose
            da fare
            nel tempo che hanno
            posti dove andare
            insieme
            cose da
            dirsi.

            Io sto
            bruciando all'inferno
            da qualche parte nel nord del Messico.
            Qui i fiori non crescono.

            Non sono come
            gli altri
            gli altri sono come
            gli altri.

            Si assomigliano tutti:
            si riuniscano
            si ritrovano
            si accalcano
            sono
            allegri e soddisfatti
            e io sto
            bruciando all'inferno.

            Il mio cuore ha mille anni.
            Non sono come
            gli altri.
            Morirei nei loro prati da picnic
            soffocato dalle loro bandiere
            indebolito dalle loro canzoni
            non amato dai loro soldati
            trafitto dal loro umorismo
            assassinato dalle loro preoccupazioni.

            Non sono come
            gli altri.
            Io sto
            bruciando all'inferno.

            L'inferno di
            me stesso.
            Composta domenica 3 gennaio 2010
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              Scritta da: Andrew Ricooked
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Su due piedi

              Ci sono giorni
              in cui va tutto
              male.

              Sull'autostrada
              a casa
              al super-
              mercato
              e da qualsiasi altra
              parte

              assalti
              continui
              ininterrotti
              feroci
              accidentali
              a ciò
              che è rimasto del
              tuo
              equilibrio e della tua
              suscettibilità.

              Gli dei prima
              giocano con te
              e poi
              giocano
              contro
              di te.

              I tuoi nervi
              si tendono fino a
              spezzarsi.

              Nessuno scudo
              filosofico
              ti proteggerà,
              nessuna dose di saggezza è
              abbastanza.

              Sei allo scoperto
              facile preda
              dei
              cattivi e
              delle
              folle;
              la rottura
              del
              macchinario
              e della
              ragione
              è
              completa.

              Poi
              c'è sempre
              -all'improvviso-
              un volto gioioso
              sorridente
              dallo sguardo
              ottuso, qualche
              semi-sconosciuto
              che ti urla
              forte:
              "ehi, come ti
              va?"

              La sua faccia
              sempre troppo vicina,
              puoi vedere ogni
              macchia e
              poro della
              pelle,
              la bocca,
              aperta
              sembra una pesca
              spaccata
              marcia.

              Il tuo unico
              pensiero
              è:
              dovrei
              ucciderlo?

              Ma poi
              dici:
              "va tutto
              bene.
              E a te
              come va?"

              E
              prosegui,
              e la faccia-da-
              capra
              semi-sconosciuta
              è alle
              spalle
              mentre il sole
              filtra
              attraverso
              le nuvole
              acide.

              Vai
              avanti
              mentre gli dei
              ridono e
              ridono
              e
              ridono,
              metti un
              piede
              davanti
              all'altro,
              muovi le
              braccia
              mentre la comapana
              arrugginita
              non suona,
              e dentro la tua
              testa
              il sangue
              si trasforma in
              gelatina.

              Ma
              questo giorno finirà
              questa vita finirà
              gli avvoltoi
              voleranno
              finalmente
              via.

              Per favore
              in fretta, in fretta,
              in fretta.
              Composta domenica 3 gennaio 2010
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                Scritta da: Andrew Ricooked
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Dove ero finito?

                Non sapevo da dove venissi
                o dove stessi
                andando.
                Ero perso.
                Mi ritrovavo seduto
                in strani ingressi
                per ore,
                senza pensare
                semza muovermi
                finché mi chiedevano
                di andarmene.

                Non voglio dire che ero
                idiota o
                stupido.
                Quello che voglio dire è che
                ero senza
                interessi.

                Non me ne fregava niente se cercavate
                di uccidermi.
                Non vi avrei fermato.

                Stavo vivendo un esistenza che
                non significava niente per
                me.

                Trovavo posti dove stare.
                Stanzette in affitto. Bar. Prigioni.
                Sonno e indifferenza sembravano
                le uniche
                possibilità.
                Tutto il resto sembrava
                privo di senso.

                Una volta rimasi tutta la notte a guardare
                il Mississipi.
                Non so perché.
                Il fiume scorreva lì accanto e
                l'unica cosa che ricordo è che
                puzzava.

                Mi sembrava sempre di essere
                su una corriera
                che attraversava il paese
                diretta
                da qualche parte.
                A guardare fuori da un finestrino
                sporco
                il nulla
                assoluto.

                Sapevo sempre esattamente quanti
                soldi avevo
                con me.
                Per esempio:
                un biglietto da cinque e due da uno
                nel portafoglio
                una moneta da venticinque, una da dieci e una
                da due centesimi nella tasca
                destra davanti.

                Non avevo voglia di parlare
                con nessuno e non volevo che nessuno
                mi parlasse.

                Ero considerato un
                disadattato e un tipo
                strambo.
                Mangiavo pochissimo ma
                ero incredibilmente
                forte.
                Una volta, quando lavoravo in una fabbrica
                dei ragazzotti giovani, strafottenti,
                stavano cercando di sollevare un pezzo
                di macchinario pesante
                dal pavimento.
                Non ci riusciva nessuno.

                "Ehi, Hank, provaci tu!" Dissero
                ridendo.

                Mi avvicinai, lo sollevai,
                lo rimisi a terra,
                tornai al
                lavoro.

                Mi valse il loro rispetto
                non so perché
                ma io non lo
                volevo.

                A volte abbassavo
                le tapparelle nella mia stanza
                e me ne stavo a letto per una
                settimana o più.

                Ero in uno strano viaggio
                ma era
                privo di senso.
                Non avevo idee.
                Non avevo progetti.
                Dormivo.
                Non facevo altro che dormire
                e aspettare.

                Non mi sentivo solo.
                Non soffrivo di vittimismo.
                Ero solo invecchiato in una
                vita nella quale
                non riuscivo a trovare alcun
                senso.

                Allora ero
                un giovanotto di
                mille anni.

                Adesso sono un vecchio
                che aspetta di rinascere.
                Composta domenica 3 gennaio 2010
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                  Scritta da: Andrew Ricooked
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Ricordatelo

                  Credere a ciò che dicono o scrivono
                  è
                  pericoloso
                  specialmente se dicono o scrivono
                  cose esageratamente grandiose
                  su di
                  te

                  e tu
                  sei sciocco quanto basta per
                  crederci.

                  Poi saresti pronto a rompere la
                  macchina fotografica quando qualcuno tenta di
                  fotografarti in
                  pubblico.

                  O potresti ubriacarti
                  a casa tua
                  e sparare dalla finestra
                  al tuo vicino
                  con una 44 magnum.

                  O potresti comperare un
                  automobile costosissima
                  per poi innervosirti
                  con quelli meno ricchi
                  sulle loro vecchie auto
                  che frenano la tua corsa
                  in
                  autostrada.

                  O potresti sposarti
                  troppe volte
                  o avere troppe
                  fidanzate.

                  O potresti andare in Europa
                  troppo spesso
                  o drogarti troppo
                  spesso.

                  Potresti
                  maltrattare
                  i camerieri.

                  Respingere
                  i cacciatori
                  di autografi.

                  Potresti perfino
                  uccidere
                  qualcuno.

                  O
                  in migliaia
                  di altri modi
                  potresti alla fine anche
                  uccidere
                  te stesso.

                  Molti
                  lo fanno.
                  Composta domenica 3 gennaio 2010
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