Poesie d'Autore


Scritta da: Vanio Garbujo
in Poesie (Poesie d'Autore)

Nuova creazione

E la Terra danza
sua Arca
l'Universo,
le Stelle
suo Pianto,
gli Uomini
suo Tormento,
il Vento
sussurro di note,
la preghiera
movimento del suo Mare
che riceve ed offre,
offre e riceve Sabbie
saline,
obolo a Dio
perché con le Dita
e il Fuoco
- sorridente -
ritorni a creare dalla cenere
il Suo Nuovo Canto.
Composta giovedì 21 agosto 2008
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    Scritta da: Eclissi
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Sensazione

    I miei pensieri sono qualcosa che la mia anima teme.
    Fremo per la mia allegria.
    A volte mi sento invadere da
    una vaga, fredda, triste, implacabile
    quasi-concupiscente spiritualità.

    Mi fa tutt'uno con l'erba.
    La mia vita sottrae colore a tutti i fiori.
    La brezza che sembra restia a passare
    scrolla dalle mie ore rossi petali
    e il mio cuore arde senza pioggia.

    Poi Dio diventa un mio vizio
    e i divini sentimenti un abbraccio
    che annega i miei sensi nel suo vino
    e non lascia contorni nei miei modi
    di vedere Dio fiorire, crescere e splendere.

    I miei pensieri e sentimenti si confondono e formano
    una vaga e tiepida anima-unità.
    Come il mare che prevede una tempesta,
    un pigro dolore e un'inquietudine fanno di me
    il mormorio di un incalzante stormo.

    I miei inariditi pensieri si mescolano e occupano
    le loro interpresenze, e usurpano
    gli uni il posto degli altri. Non distinguo
    nulla in me tranne l'impossibile
    amalgama delle molte cose che sono.

    Sono un bevitore dei miei pensieri
    l'essenza dei miei sentimenti inonda la mia anima...
    La mia volontà vi si impregna.
    Poi la vita ferma un sogno e fa sfiorire
    la bellezza nel dolore dei miei versi.
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      Scritta da: Eclissi
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Ode alla notte

      Vieni, Notte antichissima e identica,
      Notte Regina nata detronizzata,
      Notte internamente uguale al silenzio, Notte
      con le stelle, lustrini rapidi
      sul tuo vestito frangiato di Infinito.

      Vieni vagamente,
      vieni lievemente,
      vieni sola, solenne, con le mani cadute
      lungo i fianchi, vieni
      e porta i lontani monti a ridosso degli alberi vicini,
      fondi in un campo tuo tutti i campi che vedo,
      fai della montagna un solo blocco del tuo corpo,
      cancella in essa tutte le differenze che vedo da lontano di giorno,
      tutte le strade che la salgono,
      tutti i vari alberi che la fanno verde scuro in lontananza,

      tutte le case bianche che fumano fra gli alberi
      e lascia solo una luce, un'altra luce e un'altra ancora,
      nella distanza imprecisa e vagamente perturbatrice,
      nella distanza subitamente impossibile da percorrere.

      Nostra Signora
      delle cose impossibili che cerchiamo invano,
      dei sogni che ci visitano al crepuscolo, alla finestra,
      dei propositi che ci accarezzano
      sulle ampie terrazze degli alberghi cosmopoliti sul mare,
      al suono europeo delle musiche e delle voci lontane e vicine,
      e che ci dolgono perché sappiamo che mai li realizzeremo.

      Vieni e cullaci,
      vieni e consolaci,
      baciaci silenziosamente sulla fronte,
      cosi lievemente sulla fronte che non ci accorgiamo d'essere baciati
      se non per una differenza nell'anima
      e un vago singulto che parte misericordiosamente
      dall'antichissimo di noi
      laddove hanno radici quegli alberi di meraviglia
      i cui frutti sono i sogni che culliamo e amiamo,
      perché li sappiamo senza relazione con ciò che ci può
      essere nella vita.

      Vieni solennissima,
      solennissima e colma
      di una nascosta voglia di singhiozzare,
      forse perché grande è l'anima e piccola è la vita,
      e non tutti i gesti possono uscire dal nostro corpo,
      e arriviamo solo fin dove arriva il nostro braccio
      e vediamo solo fin dove vede il nostro sguardo.

      Vieni, dolorosa,
      Mater Dolorosa delle Angosce dei Timidi,
      Turris Eburnea delle Tristezze dei Disprezzati,
      fresca mano sulla fronte febbricitante degli Umili,
      sapore d'acqua di fonte sulle labbra riarse degli Stanchi.

      Vieni, dal fondo
      dell'orizzonte livido,
      vieni e strappami
      dal suolo dell'angustia in cui io vegeto,
      dal suolo di inquietudine e vita-di-troppo e false sensazioni
      dal quale naturalmente sono spuntato.

      Coglimi dal mio suolo, margherita trascurata,
      e fra erbe alte margherita ombreggiata,
      petalo per petalo leggi in me non so quale destino
      e sfogliami per il tuo piacere,
      per il tuo piacere silenzioso e fresco.

      Un petalo di me lancialo verso il Nord,
      dove sorgono le città di oggi il cui rumore ho amato come un corpo.
      Un altro petalo di me lancialo verso il Sud
      dove sono i mari e le avventure che si sognano.

      Un altro petalo verso Occidente,
      dove brucia incandescente tutto ciò che forse è il futuro,
      e ci sono rumori di grandi macchine e grandi deserti rocciosi
      dove le anime inselvatichiscono e la morale non arriva.

      E l'altro, gli altri, tutti gli altri petali
      – oh occulto rintocco di campane a martello nella mia anima! –
      affidali all'Oriente,
      l'Oriente da cui viene tutto, il giorno e la fede,
      l'Oriente pomposo e fanatico e caldo,
      l'Oriente eccessivo che io non vedrò mai,
      l'Oriente buddhista, bramanico, scintoista,
      l'Oriente che è tutto quanto noi non abbiamo,
      tutto quanto noi non siamo,
      l'Oriente dove – chissà – forse ancor oggi vive Cristo,
      dove forse Dio esiste corporalmente imperando su tutto...

      Vieni sopra i mari,
      sopra i mari maggiori,
      sopra il mare dagli orizzonti incerti,
      vieni e passa la mano sul suo dorso ferino,
      e calmalo misteriosamente,
      o domatrice ipnotica delle cose brulicanti!

      Vieni, premurosa,
      vieni, materna,
      in punta di piedi, infermiera antichissima che ti sedesti
      al capezzale degli dei delle fedi ormai perdute,
      e che vedesti nascere Geova e Giove,
      e sorridesti perché per te tutto è falso, salvo la tenebra e il silenzio,
      e il grande Spazio Misterioso al di la di essi... Vieni, Notte silenziosa ed estatica,
      avvolgi nel tuo mantello leggero
      il mio cuore... Serenamente, come una brezza nella sera lenta,
      tranquillamente, come un gesto materno che rassicura,
      con le stelle che brillano (o Travestita dell'Oltre!),
      polvere di oro sui tuoi capelli neri,
      e la luna calante, maschera misteriosa sul tuo volto.

      Tutti i suoni suonano in un altro modo quando tu giungi
      Quando tu entri ogni voce si abbassa
      Nessuno ti vede entrare
      Nessuno si accorge di quando sei entrata,
      se non all'improvviso, nel vedere che tutto si raccoglie,
      che tutto perde i contorni e i colori,
      e che nel cielo alto, ancora chiaramente azzurro e bianco all'orizzonte,
      già falce nitida, o circolo giallastro, o mero diffuso biancore, la luna comincia il suo giorno.
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        Scritta da: Eclissi
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Lode del dubbio

        Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate
        serenamente e con rispetto chi
        come moneta infida pesa la vostra parola!
        Vorrei che foste accorti, che non deste
        con troppa fiducia la vostra parola.

        Leggete la storia e guardate
        in fuga furiosa invincibili eserciti.
        In ogni luogo
        fortezze indistruttibili rovinano e
        anche se innumerabile era l'armata salpando,
        le navi che tornarono
        le si poté contare.
        Fu così un giorno un uomo sulla inaccessibile vetta
        e giunse una nave alla fine
        dell'infinito mare.

        Oh bello lo scuoter del capo
        su verità incontestabili!
        Oh il coraggioso medico che cura
        l'ammalato senza speranza!

        Ma d'ogni dubbio il più bello
        è quando coloro che sono
        senza fede, senza forza, levano il capo e
        alla forza dei loro oppressori
        non credono più!

        Oh quanta fatica ci volle per conquistare il principio!
        Quante vittime costò!
        Com'era difficile accorgersi
        che fosse così e non diverso!
        Con un respiro di sollievo un giorno
        un uomo nel libro del sapere lo scrisse.

        Forse a lungo là dentro starà e più generazioni
        ne vivranno e in quello vedranno un'eterna sapienza
        e spezzeranno i sapienti chi non lo conosce.
        Ma può avvenire che spunti un sospetto, di nuove esperienze,
        che quella tesi scuotano. Il dubbio si desta.
        E un altro giorno un uomo dal libro del sapere
        gravemente cancella quella tesi.

        Intronato dagli ordini, passato alla visita
        d'idoneità da barbuti medici, ispezionato
        da esseri raggianti di fregi d'oro, edificato
        da solennissimi preti, che gli sbattono alle orecchie
        un libro redatto da Iddio in persona,
        erudito da impazienti pedagoghi, sta il povero e ode
        che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che il buco
        nel tetto della sua stanza è stato proprio previsto da Dio.
        Veramente gli è difficile
        dubitare di questo mondo.
        Madido di sudore si curva l'uomo
        che costruisce la casa dove non lui dovrà abitare.

        Ma sgobba madido di sudore anche l'uomo
        che la propria casa si costruisce.
        Sono coloro che non riflettono, a non
        dubitare mai. Splendida è la loro digestione,
        infallibile il loro giudizio.
        Non credono ai fatti, credono solo a se stessi.
        Se occorre, tanto peggio per i fatti.
        La pazienza che han con se stessi
        è sconfinata. Gli argomenti
        li odono con gli orecchi della spia.

        Con coloro che non riflettono e mai dubitano
        si incontrano coloro che riflettono e mai agiscono.
        Non dubitano per giungere alla decisione, bensì
        per schivare la decisione. Le teste
        le usano solo per scuoterle. Con aria grave
        mettono in guardia dall'acqua i passeggeri dl navi che affondano.
        Sotto l'ascia dell'assassino
        si chiedono se anch'egli non sia un uomo.

        Dopo aver rilevato, mormorando,
        che la questione non è ancora sviscerata vanno a letto.
        La loro attività consiste nell'oscillare.
        Il loro motto preferito è: l'istruttoria continua.

        Certo, se il dubbio lodate
        non lodate però
        quel dubbio che è disperazione!
        Che giova poter dubitare, a colui
        che non riesce a decidersi!
        Può sbagliare ad agire
        chi di motivi troppo scarsi si contenta!
        Ma inattivo rimane nel pericolo
        chi di troppi ha bisogno.

        Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
        che tale sei, perché hai dubitato
        delle guide! E dunque a chi è guidato
        permetti il dubbio!
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          Scritta da: Eclissi
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          La città

          Hai detto: "Per altre terre andrò, per altro mare.
          Altra città, più amabile di questa, dove
          ogni mio sforzo è votato al fallimento,
          dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
          ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
          Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
          della mia vita consumata qui, non vedo
          che nere macerie e solitudine e rovina".

          Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
          La città ti verrà dietro. Andrai vagando
          per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
          Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
          farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
          non c'è nave non c'è strada per te.
          Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
          tu l'hai sciupata su tutta la terra.
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            Scritta da: Antonino Gatto
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Ti regalo una Poesia

            Troppo spesso mi viene voglia di parlarti,
            ma finisco poi sempre a guardarti,
            assetato nel trovar le parole,
            che possano descriverti tutto il mio amore.

            Molte volte mi fermo a pensare,
            se esiste un regalo che ti posso donare,
            per ricambiare ciò che hai fatto per me,
            che non ho mai avuto abbastanza cura di te.

            Forse il tuo cuore mi ha ascoltato più volte,
            quando ero lì per stringerti forte,
            ma la ragione mi ha più volte frenato,
            soffocando l'emozione che mi avrebbe ubriacato.

            Ma oggi ho deciso, e con un po' di coraggio,
            ti dono il mio cuore, con questo messaggio,
            mentre brillano i tuoi occhi, leggendo pian piano,
            le parole che ho scelto per dirti ti amo.
            Composta mercoledì 9 dicembre 2009
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              Scritta da: Sonia Dem.
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Amo

              Amo...
              quello che non avrò più domani.
              Gli occhi di mia madre,
              le parole di mio padre...
              Il vento tra i capelli,
              il dolce cielo del domani.
              Amo...
              quei valori che ho perduto,
              affacciata a un cielo muto,
              di parole che ho taciuto.
              Amo...
              tutto quello che ho vissuto...
              contemplando in un minuto
              tutto il senso di un saluto.
              Amo...
              il vento dolce della sera
              la bella poesia
              la vita nella mia preghiera.
              Amo...
              tutto quello che so amare
              e considero valore
              le parole che al mio cuore
              danno anima e bagliore.
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