Da quando ho scoperto la mia compagnia non mi sento più sola. Conquista realizzata grazie all'aiuto tuo dolce Amore mio, che mi hai fatto capire che esistevo anch'io, favorendo l'affiorare del senso del viver mio attraverso lo scrivere dove trascrivo ciò che non sapevo di conoscere e sapere. Ricchezza incustodita se non avessi incontrato te come dolce guida che rendi viva questa Vita che altrimenti... mi scivolerebbe tra le dita se non mi avessi aiutata a fermarla tra le riga.
Gente variegata che ti lascia sempre meravigliata, meno poetica quando è accalcata, ma mai completamente rivelata anche quando la si dà per scontata lasciandoti spesso disorientata. Gente smaniosa a volte pericolosa soprattutto se invidiosa mostrandosi scontrosa e poco spiritosa in quanto piuttosto astiosa verso qualsiasi cosa. Gente indifesa, ad un filo fatalmente appesa, la cui unica arma di difesa è la distratta attesa di una sorte che non la colga troppo di sorpresa. Gente, la cui sembianza è spesso all'insegna della parvenza, perché troppo impegnata a complicarsi l'esistenza ed io nascondo la mia trasparenza dietro una falsa indifferenza, nutrendo sempre quella segreta speranza in cui la gente vista da una stanza mantenga sempre quell'innocenza e quell'impalpabile coerenza la cui consistenza non s'infranga contro il muro della vicinanza decidendosi a rompere il vetro della diffidenza e buttando via... la maschera dell'apparenza.
Spugne di mare, spugne da lavare, spugne umane... come i bambini, capaci di assorbire senza dimenticare, ed io mi sento tale nell'arte, che non mi fa mai stancare perché amo trattare ciò che mi osa regalare facendomi sentire come un bimbo all'imbrunire, perché è quando vado a dormire che mi accorgo di aver vissuto un altro giorno di cui gioire.
L'amore non è una pietanza ma quando è quello giusto ti fa sentir sazia e soddisfatta, perché il tuo gusto è appagato da chi hai tanto cercato e hai aspettato nella speranza di condividere la stanza dove proteggi i tuoi sogni, resi vivi dal suo amore fantastico che li fa viaggiare in un mondo elastico sempre in bilico tra un sogno e l'altro da cui non cade, perché il collante è la poesia che mi hai donato tu tra una cena a tu per tu che gusto di più da quando ci sei tu e un sogno sfiorato da una tua carezza nel letto che mi fa capire che quel sogno sei tu.
Da lontano, le increspature sull'acqua sembrano perline cadute dal cielo a formare quelle nuvole che rendono tutt'uno mare e cielo, pronte a dar vita ai merletti di un velo evidenti solo a chi sa vedere i ricami di una natura che si diverte a creare certi effetti a cui non è indifferente il mio sguardo catturato dal frutto di un amore che ha stregato il mio cuore a cui basta poco per vederne il riflesso in quel che è lo specchio di tutto l'universo, un pelo d'acqua increspato simbolo di un velo da cui il destino mi ha ormai liberato.
Mi hai insegnato che anche il dolore ti concede una sosta, che le lacrime mutano al nascere di un sogno, che ogni tormento può trovare pace, che anche se il tempo nulla cancella, tutto può mutare tutto può evolvere, tutto può essere, tutto può miracolosamente compiersi e "diventare".
Mi hai insegnato che il male si può celare dietro un sorriso ma che dietro uno sguardo traspare solo la verità dove ogni male si spoglia si veste di sé.
Mi hai insegnato che il silenzio può essere un dono o una freccia avvelenata pronta a uccidere e togliere il respiro.
Ed ho imparato ascoltando la tua anima, perché l'ho sentita guardandoti negli occhi, perché ti ho guardato e ho sentito che ogni silenzio ha una sua verità. Ho Imparato che ogni verità è un dono che facciamo a chi crede in noi e che tutte le anime si nutrono di verità.
Ancora piccola lasciavo il letto tanto freddo, tra tanti respiri mi muovevo piano per non farmi sentire e col nasino schiacciato, stavo per ore dietro i vetri appannati dal gelo scrutando il cielo. Una preghiera, come un anima in pena spiando la mia carceriera che nei lunghi corridoi si aggirava col velo nero ed una cera che lasciava odor di fumo dove passava. Un fantasma sembrava nella sua camicia bianca esagerata faceva paura nella notte in quell'immensa camerata. Guardavo quella luna ogni sera che dietro le nuvole si nascondeva non era mai intera. Sognavo la mia mamma lontana e mi sembrava vera i suoi baci, le carezze, mai così vicina la sentivo nel cuore e chiedevo ancora, al pallido chiarore... Poi una voce mi chiamava e la scia di fumo a me si avvicinava mi stringeva le mani e prometteva... dormi che domani...