Scritta da: Andrew Ricooked

Fuori posto

Brucia all'inferno
questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
mentre le altre persone trovano cose
da fare
nel tempo che hanno
posti dove andare
insieme
cose da
dirsi.

Io sto
bruciando all'inferno
da qualche parte nel nord del Messico.
Qui i fiori non crescono.

Non sono come
gli altri
gli altri sono come
gli altri.

Si assomigliano tutti:
si riuniscano
si ritrovano
si accalcano
sono
allegri e soddisfatti
e io sto
bruciando all'inferno.

Il mio cuore ha mille anni.
Non sono come
gli altri.
Morirei nei loro prati da picnic
soffocato dalle loro bandiere
indebolito dalle loro canzoni
non amato dai loro soldati
trafitto dal loro umorismo
assassinato dalle loro preoccupazioni.

Non sono come
gli altri.
Io sto
bruciando all'inferno.

L'inferno di
me stesso.
Composta domenica 3 gennaio 2010
dal libro "Cena a sbafo" di Charles Bukowski
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    Scritta da: Andrew Ricooked

    Dove ero finito?

    Non sapevo da dove venissi
    o dove stessi
    andando.
    Ero perso.
    Mi ritrovavo seduto
    in strani ingressi
    per ore,
    senza pensare
    semza muovermi
    finché mi chiedevano
    di andarmene.

    Non voglio dire che ero
    idiota o
    stupido.
    Quello che voglio dire è che
    ero senza
    interessi.

    Non me ne fregava niente se cercavate
    di uccidermi.
    Non vi avrei fermato.

    Stavo vivendo un esistenza che
    non significava niente per
    me.

    Trovavo posti dove stare.
    Stanzette in affitto. Bar. Prigioni.
    Sonno e indifferenza sembravano
    le uniche
    possibilità.
    Tutto il resto sembrava
    privo di senso.

    Una volta rimasi tutta la notte a guardare
    il Mississipi.
    Non so perché.
    Il fiume scorreva lì accanto e
    l'unica cosa che ricordo è che
    puzzava.

    Mi sembrava sempre di essere
    su una corriera
    che attraversava il paese
    diretta
    da qualche parte.
    A guardare fuori da un finestrino
    sporco
    il nulla
    assoluto.

    Sapevo sempre esattamente quanti
    soldi avevo
    con me.
    Per esempio:
    un biglietto da cinque e due da uno
    nel portafoglio
    una moneta da venticinque, una da dieci e una
    da due centesimi nella tasca
    destra davanti.

    Non avevo voglia di parlare
    con nessuno e non volevo che nessuno
    mi parlasse.

    Ero considerato un
    disadattato e un tipo
    strambo.
    Mangiavo pochissimo ma
    ero incredibilmente
    forte.
    Una volta, quando lavoravo in una fabbrica
    dei ragazzotti giovani, strafottenti,
    stavano cercando di sollevare un pezzo
    di macchinario pesante
    dal pavimento.
    Non ci riusciva nessuno.

    "Ehi, Hank, provaci tu!" Dissero
    ridendo.

    Mi avvicinai, lo sollevai,
    lo rimisi a terra,
    tornai al
    lavoro.

    Mi valse il loro rispetto
    non so perché
    ma io non lo
    volevo.

    A volte abbassavo
    le tapparelle nella mia stanza
    e me ne stavo a letto per una
    settimana o più.

    Ero in uno strano viaggio
    ma era
    privo di senso.
    Non avevo idee.
    Non avevo progetti.
    Dormivo.
    Non facevo altro che dormire
    e aspettare.

    Non mi sentivo solo.
    Non soffrivo di vittimismo.
    Ero solo invecchiato in una
    vita nella quale
    non riuscivo a trovare alcun
    senso.

    Allora ero
    un giovanotto di
    mille anni.

    Adesso sono un vecchio
    che aspetta di rinascere.
    Composta domenica 3 gennaio 2010
    dal libro "Cena a sbafo" di Charles Bukowski
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      Scritta da: Andrew Ricooked

      Ricordatelo

      Credere a ciò che dicono o scrivono
      è
      pericoloso
      specialmente se dicono o scrivono
      cose esageratamente grandiose
      su di
      te

      e tu
      sei sciocco quanto basta per
      crederci.

      Poi saresti pronto a rompere la
      macchina fotografica quando qualcuno tenta di
      fotografarti in
      pubblico.

      O potresti ubriacarti
      a casa tua
      e sparare dalla finestra
      al tuo vicino
      con una 44 magnum.

      O potresti comperare un
      automobile costosissima
      per poi innervosirti
      con quelli meno ricchi
      sulle loro vecchie auto
      che frenano la tua corsa
      in
      autostrada.

      O potresti sposarti
      troppe volte
      o avere troppe
      fidanzate.

      O potresti andare in Europa
      troppo spesso
      o drogarti troppo
      spesso.

      Potresti
      maltrattare
      i camerieri.

      Respingere
      i cacciatori
      di autografi.

      Potresti perfino
      uccidere
      qualcuno.

      O
      in migliaia
      di altri modi
      potresti alla fine anche
      uccidere
      te stesso.

      Molti
      lo fanno.
      Composta domenica 3 gennaio 2010
      dal libro "Cena a sbafo" di Charles Bukowski
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        Scritta da: Andrew Ricooked

        Ahi ahi ahi

        Il tizio gestisce una libreria
        ci vado e autografo i miei libri per
        lui
        e lui mi impone sempre qualche libro
        qualcosa del genere declino-e-vita
        difficile
        ma questi libri sono scritti da
        opinionisti
        di giornali
        professori, nati-nella-bambagia,
        ecc.
        E questi hanno visto tanta vita reale
        da bassifondi
        quanto un parroco di campagna;
        le loro vite
        sono state tanto avventurose quanto
        una spolverata allo scaffale della
        libreria
        e nessuno di loro ha mai saltato un
        pasto.
        Questi libri sono ben scritti,
        a volte brillanti
        un filo
        arditi
        ma c'è una sensazione dominante
        di agiatezza
        nella scrittura e nella
        vita.
        I libri mi cadono dalle
        mani.
        Questo tizio della libreria deve
        cominciare a pensare a
        qualche altro tipo di
        compenso
        per me
        che gli autografo i miei libri
        perché leggere queste cagate
        deliziosamente
        stampate
        non fa che ricordarmi
        ancora una volta
        che sto gareggiando solo
        contro
        me stesso.
        dal libro "Cena a sbafo" di Charles Bukowski
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          Scritta da: Andrew Ricooked

          Buddha Chinaski dice

          A volte
          devi
          indietreggiare
          di uno o
          due passi,
          ri-
          considerare

          staccare
          per un
          mese

          non
          fare niente
          non
          volere
          fare niente

          la pace è
          fondamentale
          il ritmo è
          fondamentale

          qualsiasi cosa
          tu voglia
          non
          l'avrai
          provandoci
          con troppa
          insistenza.

          Stacca
          per
          dieci anni

          sarai
          più
          forte

          stacca
          per
          venti anni

          sarai
          amcora più
          forte.

          Non c'è niente in
          palio
          comunque

          e
          ricorda che
          la seconda cosa più bella
          del mondo
          è
          una notte di sonno
          tranquillo

          e
          la più bella:
          una morte
          serena.

          Nel frattempo
          paga la bolletta del
          gas
          se riesci
          e
          cerca di non
          litigare con tua
          moglie.
          Composta domenica 3 gennaio 2010
          dal libro "Cena a sbafo" di Charles Bukowski
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            Scritta da: Andrew Ricooked

            Un albero, una strada, un rospo

            Un tavolo da 7, tutti
            che ridono forte, senza smetter,
            in modo quasi assordante,
            ma non c'è gioia nella loro
            risata, sembra
            meccanica.
            Finzione e falsità
            avvelenano l'aria.
            Sembra che gli altri avventori non lo
            notino.
            Sono asfissiato dalle risate,
            le viscere, il cervello, la mia coscienza,
            mi vanno di traverso.
            Sogno di prendere una postola, di
            avvicinarmi al tavolo
            e di far saltare le loro teste,
            una dopo l'altra.
            Naturalmente, questo mi renderebbe
            ancora più colpevole di
            loro.
            Eppure, continuo a fantasticare e
            poi capisco che pretendo
            troppo.
            Avrei già dovuto capire
            da un pezzo che è così
            e basta:
            che dappertutto ci sono tavoli da 2,
            3,7, 10 o anche più
            con gente
            che ride senza motivo e
            senza gioia,
            che ride per niente senza
            trasporto,
            e che questa è una parte inevitabile
            di tutto,
            come un albero, una strada, un rospo.

            Ordino ancora da bere e
            decido di non ucciderli, nemmeno
            nella mia immaginazione.

            Decido, invece, che sono un
            uomo davvero fortunato:
            il tavolo è a 7 metri di distanza.
            Potrei essere a quel tavolo, seduto
            con loro,
            vicino alle loro bocche,
            vicino ai loro occhi e alle loro orecchie
            e alle loro mani,
            e sentire realmente la conversazione
            che provoca le loro risate
            senza gioia.
            Mi sono già trovato in molte situazioni simili
            ed è stata una dura croce,
            davvero.

            Così, mi accontento della mia buona sorte
            ma non posso fare a meno di chiedermi
            se al mondo sia rimasto un angolo
            con un tavolo da 7 dove
            si provano sentimenti autentici,
            dove c'è
            una bella risata vera.
            Spero di si.
            Devo sperare di si.
            Composta domenica 3 gennaio 2010
            dal libro "Cena a sbafo" di Charles Bukowski
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