Poesie d'Autore


Scritta da: Antonio Prencipe
in Poesie (Poesie d'Autore)

Rose rotte

Nei miei vent'anni gioie e dolori
racchiusi nei villaggi
della solitudine repressa in un istante.
Rose rotte
spente come una sigaretta
consumata in un posacenere
senza cenere o mozziconi torturati dal tempo,
pieno di lacrime color cielo
cadute da occhi grandi, marroni
come la terra che sorregge i germogli
di mille erbe strappate dalle mani
di quel'agricoltore che coltiva
la vita di mille anime destinate all'inferno
di una sorte insaziabile di verità.
Rose rotte
senza paracadute, cadute da un'ombra
eterna senza ansie per chi
come me ha venduto il suo cuore
al mare assaporato dal consumarsi
dell'aurora in un tramonto travestito
da ricordi e temporali
nei labirinti di una fottuta colpa
nascosta nel profondo della propria anima.
Rose rotte
straziate dalla guerra eterna che è la nostra vita,
guerrieri senza maschera o falsità,
guerrieri nel sangue,
nelle tenebre, nel paradiso volano
mostrando le pagine quasi bruciate da un tempo
che meschino ha lasciato una macchia color sangue
nel nostro cuore obeso d'amore
e troppo sensibile e forte per poter vivere felice.
Composta venerdì 14 gennaio 2011
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    Scritta da: ANDREA POLO
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    L'istante

    All'improvviso, nella calma apparente,
    un soffio di vento.
    È di nuovo magnifico movimento.
    I fili d'erba danzano,
    e le foglie trillano e svolazzano.
    Che dolce melodia, ma non c'è nessuno qui,
    per questo istante che già è volato via.
    È di nuovo calma apparente, silenziosa malinconia,
    del trascorrere sempre uguale del tempo.
    Ma verrà ancora il vento,
    e ritornerà il magnifico movimento.
    Composta venerdì 14 gennaio 2011
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      Scritta da: ANDREA POLO
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      I bambini sporchi di terra

      E di nuovo
      il mio sguardo
      si posa
      sul passo veloce
      di un bimbo
      vestito di nero.

      Con una zappa
      in spalla
      a piedi scalzi
      che va nei campi
      spogli
      a spaccare zolle
      con il sole.

      Ed io lo so
      che ha dormito
      sulla terra
      che è sul suo
      vestito,
      che gli sporca
      il viso e le mani
      già callose
      che non sono di
      un bambino.

      E questa terra
      così nera, così
      povera e
      pesante gli
      chiude anche
      i pori
      della pelle che
      ogni suo respiro,
      ogni suo passo
      è fatica che
      nutre il dolore
      sporco
      di altri mondi
      di una pace
      che non è di
      Dio.

      Terra, solo terra
      e solo vento e
      vento che gli fa
      mangiare
      polvere di queste
      ingiustizie
      che dovreste
      odiare
      ma non odiate
      e mi sento
      così lontano,
      lontano che non
      credevo
      quando sono
      partito.

      Ma lo sguardo
      di questo bimbo
      in qualsiasi
      direzione guarda
      non vede altro
      che terra
      e terra nera
      che ogni giorno
      sembra morire.

      Ed io lo so
      i suoi occhi scuri
      come perle
      che non crescono
      nei mari
      che non hanno mai
      visto una viola
      ne una margherita
      bianca
      quante cose della
      mia infanzia
      non vedranno e
      piango
      di tristezza.

      Ma il sorriso suo
      mi incrocia
      e mi riempie anche
      la pancia
      e buca il vetro
      antiproiettile che
      più
      non ci separa
      che le pallottole
      non
      l'infrangono.

      Ed il mio spirito si
      alza che di tanta
      forza vera
      non aveva memoria.

      Un sorriso vero
      e le barriere
      inventate
      dei mondi in pace
      cadono e cadono
      io lo so per quanti
      che i loro sorrisi
      spenti di luce
      non abbagliano
      che una formichina
      nemmeno si volta.

      Io lo so,
      imparatelo che sono
      stanco e più stanco
      di gridarlo.
      Composta venerdì 14 gennaio 2011
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        Scritta da: Anna De Santis
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Una vita...

        Evviva il giorno che ti ho incontrato
        evviva il modo in cui ti ho amato
        evviva il sogno e come l'ho sciupato
        evviva tutto l'immaginato.
        Correvo incontro a chi non sapevo
        seguivo la strada che non conoscevo
        non mi sono mai fermata a ripensare
        mi son trovata solo un cielo nero
        che stella tardava ad arrivare.
        Perduta in fondo a quello che volevo immaginare
        con un paniere di speranze da colmare
        La mia vita andava come non avrei voluto
        eppure per non aspettare ho perduto
        Me...
        In fondo vedo solo mare
        che aspetta questo fiume
        forse andrò solo per un giorno
        spero di non tornare.
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          Scritta da: Luca Altieri
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Notte a Santa Severa

          Un treno che deraglia nell'infinito.
          Il piacere di una lama che fende il cuore,
          una lama rovente che fende lentamente
          un cuore di burro freddo.
          I suoi occhi,
          come la luna piena a destra
          ed il suo riflesso nel mare a sinistra.
          Dinanzi i suoi occhi e il suo sorriso,
          il mio cuore brilla riflettendo la loro luce,
          come la luna brilla di luce riflessa dal sole.
          Il sole, illuminando il suo viso,
          sembra un bambino,
          un bimbo che guarda la mamma
          e la ammira in tutto il suo splendore.
          La paura
          che quello fosse un sogno
          svanì
          quando sentimmo la luce del sole
          accarezzare la nostra pelle
          e lei era ancora lì,
          tra le mie braccia,
          ed io ero ancora lì,
          nell'unico posto dove
          posso sognare di essere,
          tra le sue braccia.
          Composta mercoledì 30 giugno 2010
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            Scritta da: Gabriella Bellino
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Il sesto senso (dedicata ad Alda Merini)

            Luce che attraversi
            i miei cinque sensi
            lasciandoli sbalorditi
            di fronte a una verità
            che illumina anche
            chi non vede,
            perché è una cecità
            che riguarda il cuore
            finché c'è
            chi non la vuole,
            scomoda e distorta
            agli occhi di chi è falso
            o morto nello spirito
            e quindi anche nel corpo,
            perché quella luce
            s'irradia attraverso la pelle
            di chi come un serpente
            la cambierà
            per lasciare una traccia
            in chiunque voglia cambiare
            modo di ragionare,
            a testimoniare
            che della pelle ci si può spogliare
            quando l'essere si riveste
            di una luce che non guasta
            l'anima che non l'ha mai persa
            e che la presta a chi mostra
            la sua seconda pelle,
            quella che prescinde dai sensi
            per dartene UNO.
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              Scritta da: Gabriella Bellino
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Essere o avere

              Punto zero
              per ricominciare
              e dare una svolta
              al proprio pensiero
              che non si rassegna
              a non sperare
              in un mondo diverso,
              un mondo migliore,
              invece che continuare
              a impedirsi di sognare
              rinunciando a una realtà
              che possa iniziare nell'ora
              in cui ci si sveglia dal torpore
              di una vita apparente
              che non dà spazio all'essere
              che non si accontenta di avere.
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                Scritta da: Gabriella Bellino
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                La linfa immortale

                Trovarsi nel vuoto
                che risucchia
                è un'esperienza sconvolgente
                che lascia senza fiato
                e te ne accorgi soltanto
                quando ritorni a respirare
                a pieni polmoni
                la libertà che si riguadagna
                guardando in faccia una morte
                che ti ha solleticato
                ma non ti ha tratta in inganno,
                perché l'hai sbaragliata
                a colpi d'ascia
                che hai inferto alla tua anima
                che poi ti ha salvata
                dal vortice perverso
                mostrandoti la natura
                del tuo universo,
                quello sprizzato fuori
                da quelle ferite
                che non ti ha resa esangue
                perché linfa vitale
                di ciò che è immortale.
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