Poesie di Antonio Prencipe

Studente, nato sabato 29 giugno 1991 a Mattinata Prov. FG (Gargano) (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti e in Frasi per ogni occasione.

Scritta da: Antonio Prencipe

Sei la mia vita

Non potrò odiarti.
Non potrò più dirti Ti Amo.
Non potrò più dirti Addio.
Non potrò dimenticare il cuore
nelle tue lacrime.
E il prosecco si fa sangue,
un altro bicchiere,
ed ho smesso di fumare.
E non ricordo più quanti anni avevi.
Eri la mia vita,
le mie vene,
il mio agonizzante silenzio.
Eri il mio mare,
la mia alba struggente,
il mio suicidio nascosto dentro un sorriso.
Eri le mie mani,
le unghie mangiate piano dal dolore.
Sei nel mio respiro che sa di fumo,
sei nel mio morto amore.
Sei nel mio petto,
sei nella mia vita.
E sarai per sempre lì,
mentre ti guardi morire
e i miei anni si fanno muti.
E sei la mia vita mentre ti vedo morire.
Per sempre ti rivedrò con i tuoi capelli castani volare dalla finestra mentre
con sordo dolore tagliavi piano le vene,
ed eri aggraziata anche nella morte,
mentre scivolavi inerme nel vuoto.
Il tuo sangue.
I tuoi occhi.
La mia rabbia.
Siamo morti entrambi quel giorno,
lo sai amore mio.
Il tuo corpo tra le mie mani silenti
balbettava un sordo "mi dispiace".
Sei la mia vita,
la mia vita,
la mia vita.
Sei la salvezza.
Antonio Prencipe
Composta sabato 21 aprile 2018
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    Scritta da: Antonio Prencipe

    Dio non c'è e lo ringrazio

    Dio non c'è e lo ringrazio.
    Se fosse sua la mano che muove
    i proiettili,
    il sordo odio che muove
    le guerre,
    la sua vanagloria vestita
    di seta che guida l'odio
    verso le minoranze.
    Ho cambiato vene,
    ed ero così solo.
    La vita non è dei poeti,
    di quelli senza Dio come il mio cuore,
    degli artisti,
    dei pazzi con l'anima annegata
    negli occhi di chi ascolta e non osserva,
    dal cuore consumato.
    La vita appartiene ai mediocri,
    ai credenti,
    ai poveri Cristi rimasti sulla croce
    a cercare dentro le spine un senso
    da dare alla propria ridente solitudine,
    a quelli che aspettano le carezze dei preti
    sul letto di morte.
    E si ritrovano in quattro pezzi di legno
    con le dita distorte,
    vermi e muschio nelle corde vocali
    a divorare il respiro.
    Se ci fosse un Dio le lacrime
    avrebbero lo stesso odore del vino.
    Se Dio esistesse quelli come me
    non passerebbero il resto
    della propria vita fingendosi vivi.
    Dio non c'è e lo ringrazio.
    Dio non c'è
    ed io capace di dimenticare
    ho cambiato sangue per non morire
    cucendo alla mia anima un po' di notte.
    Antonio Prencipe
    Composta mercoledì 5 aprile 2017
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      Scritta da: Antonio Prencipe

      Un solo sorso d'inverno

      Ho bisogno di un nuovo cielo,
      un Dio da inventare,
      un cuore da cucire,
      un dolore di cui morire,
      di un amore che mi faccia vivere,
      che mi spezzi le ossa dal dolore,
      che mi faccia odiare la vita immensamente.
      Di un amico che mi aiuti a seppellire
      il caldo cadavere che in una notte
      di Marzo decisi di diventare.
      Sono solo,
      come uno scheletro la cui gruccia
      non sostiene il peso della propria morte.
      Sono solo,
      come un respiro che si poggia
      sulle proprie urla agonizzanti.
      La mia vita,
      qualcuno un giorno mi chiese
      il prezzo.
      Un giorno valutai la tua,
      un diamante incastonato nelle palpebre di Dio,
      mi dissero balbettando.
      Chiesi il prezzo della mia,
      un solo sorso d'inverno.
      Mi dissero chinando il capo.
      Antonio Prencipe
      Composta sabato 1 aprile 2017
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        Scritta da: Antonio Prencipe

        Di che morte sopravvivere

        Un giorno dovrò decidere
        di che morte sopravvivere
        e fioriranno nuvole
        nei vasi pieni di sangue
        delle mie vene negre di solitudine.
        Un giorno forse riuscirò ad amare
        la gente con cui condivido l'ossigeno,
        un giorno riuscirò perfino a sopportarne
        l'odore struggente con cui osservano
        la mia ombra mentre i miei occhi
        con fare schifato prova per loro
        enorme disprezzo.
        Un giorno odierò di meno il mondo,
        forse riuscirò a non vomitare
        quando uno di loro mi saluta
        o mi tocca i pensieri con fare amichevole.
        Odio la maggior parte degli esseri umani
        e quasi sempre fingo di amarli perché
        è più semplice sorridere a ciò che
        è vivo soltanto per consumare le suola
        delle proprie scarpe che dissanguarsi
        l'anima in ricordo del loro volto sfigurato.
        C'è gente che mi odia a cui dovrei sparare
        ancor prima di donargli le spalle
        ma anche allora non valgono
        il proiettile che serve per salvarle,
        che ad ogni mio passo maledice
        lo battere lento del mio cuore,
        vorrebbe vedermi leccare il fango
        che sporca quest'anima stracciata
        ma io vivo di poesia,
        non sono un barista o uno chef
        di cui l'unica virtù è accendere un fornello
        o preparare un bicchiere di vino.
        Non servo caffè e non preparo scotte pietanze,
        la mia vita vale molto di più
        non la umilio servendo ai tavoli
        o pelando patate.
        Morire sapendo che la notte prima
        ho preparato un cocktail o una spaghettata
        per quelli come me è deplorevole,
        preferisco lo struggente sanguinare
        ogni fottuta notte su un foglio bianco
        con l'inchiostro al posto della saliva
        e le mani che sudano dolore e salvezza.
        Antonio Prencipe
        Composta giovedì 4 giugno 2015
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          Scritta da: Antonio Prencipe

          Siamo morti di Marzo vestiti d'amianto

          "Perché sei morto?"
          Mi chiese.
          "Per la vita".
          Gli risposi asciugando il sorriso.
          "Perché sei morta".
          Chiesi alle sue labbra scorticate dal freddo.
          "Per la libertà".
          Rispose scucendo le pupille.
          Eravamo vicini di bara,
          entrambe di cristallo.
          Si parlava della luna quella notte,
          come due amanti il cui inchiostro
          era deposto sulla punta della lingua.
          E sanguinavano i sapori.
          E lacrimavano gli odori
          sul palmo delle nostre mani,
          il loro tremolio a consolar
          i mattoni visibili nel grembo di un respiro.
          E dimenticammo i nostri occhi
          sul becco di un corvo venuto da lontano
          per dar conforto allo sporco cadavere
          che oramai eravamo diventati.
          "Prenditi i miei anni,
          sanno di sofferto come la tua pelle".
          Gli dissi.
          "Tra i miei denti pezzi di te
          solleticano il marmo della mia bocca".
          Mi rispose pettinando le vene.
          E mi ritrovo scheletro,
          le ossa bianche immerse nel calamaio,
          sangue di stella sul colore castano
          dei nostri capelli.
          Ed eravamo carne che sfamava il vento,
          ed eravamo il mangime preferito
          delle rose scolpite come i nostri nomi
          sul muschio che riempiva le narici
          e andava via dimenticandosi di noi,
          del suo seno usato per nutrire il fango.
          Siamo morti di Marzo vestiti d'amianto.
          Siamo fiori di cera squagliata al sole.
          Siamo quelli che osavano morire
          con un sorriso spezzato nelle lacrime.
          Antonio Prencipe
          Composta lunedì 10 marzo 2014
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            Scritta da: Antonio Prencipe

            E lì cucivo un sorriso

            "La paura s'impara" disse il respiro
            straziato di una gazzella ferita.
            Ci vuole coraggio per aver paura.
            E pensare a quando mio padre
            guardandomi moriva un po' di più,
            a quando mi chiese: "come stai?"
            e un "lasciami morire ti prego"
            in pieno volto gli squarciò il pianto.
            Non ho mai avuto paura
            lo sanno anche le mie labbra
            tra sangue e sperma affogate.
            Tra pugni e carezze spaccate.
            Tra bestemmie e parole d'amore
            sono state violentate, abusate.
            Tra preghiere di preti nudi a elemosinar
            orgasmi masturbate, come un povero
            Gesù Cristo umiliate.
            Non ho mai avuto paura
            e l'ho detto anche a lei.
            Mentre moriva e li cucivo un sorriso
            ai suoi pezzi di faccia rimasti
            come cemento sull'asfalto gelato.
            Eppure l'ho vista
            era il pane appena sfornato
            dal sangue ben allattato,
            era l'unghia incarnita di un mare
            rimasto nel bianco di un sasso spezzato,
            era la mia pelle scura stracciata dal vento.
            Bisogna saper amare per aver paura.
            E ne avevo bisogno per sentirmi vivo
            per non possedere l'odore che mi rese
            così meno fragile.
            Antonio Prencipe
            Composta martedì 24 dicembre 2013
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              Scritta da: Antonio Prencipe

              Quando decidi di morire

              Preferivo morire sai...
              Non senti dolore quando la pelle
              si scarta da sola e le vene
              si aprono come vento a Dicembre.
              Il dolore non lo senti quando
              il cuore sparisce dal ventre e la voglia
              di morire divora gli occhi, le palpebre
              si squartano come gigli a Novembre
              e la voce non la si sente più,
              è solo un ricordo lontano.
              Non senti dolore quando la lama
              del pugnale preme sulla pelle
              e un sorriso accarezza il sangue.
              Non è dolore lo scegliere di morire
              ridendo, bestemmiando Dio a bassa voce
              con la paura di piangere e non portarsi
              con se le mille lacrime di catrame.
              Quando decidi di morire non senti
              dolore masticando la lama fredda
              del pugnale tenuto stretto fra i denti,
              la lingua porta i segni della sconfitta,
              il palato si lacera e non fa male.
              Il corpo che balbetta nel pianto
              di una carezza mutilata fa ridere.
              Si ha bisogno di tutto,
              si ha bisogno di morire per vivere.
              Quando si decide di togliersi la vita
              il dolore non esiste,
              l'amore non esiste e il corpo
              è solo un ostacolo da abbattere.
              Ci si ammazza anche l'angelo più bello,
              lo troverò a terra accanto al mio
              spoglio ricordo di vita come uno scheletro
              senza ossa, sconfitto dal dolore,
              sconfitto da tutto semplicemente
              perché aveva bisogno di tutto.
              Antonio Prencipe
              Composta venerdì 18 ottobre 2013
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                Scritta da: Antonio Prencipe

                Memorie di una vita sporcata

                Potrai sbattermi a terra,
                vedere il sangue colare dalle rughe,
                dalle mie labbra spaccate che un giorno
                baciavi e dicevi ti amo.
                Potrai prendere a pugni i miei occhi,
                strapparli assieme alle pupille
                e gettarli lontano dove la mia saliva
                non potrà più sfiorarli.
                Potrai squartarmi la pelle,
                bruciarla, stuprarla come solo tu sai fare,
                spingere forte il tuo membro dentro me
                mentre il mio odio prende il volo
                e ti ucciderà piano amore mio.
                Tutto il mio odio non lo troverai,
                a pezzi sulle tue ossa bianche lo vedrai
                apparire e ti vedrò urlare,
                urlare mentre muori e sarò felice
                di vedere i tuoi ultimi respiri
                sfiorare quel cuore che non ho più,
                che hai mangiato e sputato avidamente.
                Fammi a pezzi ancora mentre ti sorrido!
                Fammi a pezzi perché io voglio ucciderti,
                calpestami il cranio e ti vedrò ridere ancora.
                Pensi che mi faccia male?
                Un giorno capirai cosa significa
                non avere la forza nemmeno di morire.
                Tutti i miei angeli sono morti,
                sepolti assieme al mio ricordo
                di vita ma non dimenticheranno
                mai quanto odiamo il mondo.
                Sporcami ancora il ventre con il tuo sperma,
                sporcami il viso ancora con la tua lurida
                e fiera autostima,
                sei così orgoglioso nel vedere la mia lingua
                aperta che lecca il pavimento mentre piangi
                di piacere e sorridi ancora,
                ti prendi gioco di me e non sai ancora
                di essere soltanto uno scheletro sconfitto
                dal mio odio che un giorno quando tu sarai
                debole come lo sono ora io ti sbatterà a terra
                e ti ucciderà piano mentre stai urlando.
                Adesso guardami e ricordati di me
                quando la pietà non sarà più tua amica
                e ti vedrò a terra a implorare Dio
                di salvare la tua miserabile e sporca vita.
                Voglio farti piangere, ucciderti e stuprarti
                come tu hai fatto con me,
                premerò il grilletto e tu sarai giù,
                giù, giù dove il mare allatta la notte
                e la luna si prende gioco di te.
                Antonio Prencipe
                Composta mercoledì 17 aprile 2013
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                  Scritta da: Antonio Prencipe

                  Inchiostro e Arsenico.

                  Ti senti sola?
                  "Ogni volta che il sole sfiora
                  le guance del mare."
                  Rispose così quella puttana seduta
                  su una nuvola accanto a Dio.
                  Arancione il cielo.
                  Incazzato è l'inverno.
                  Un angelo fuma la sua marlboro
                  poggiandosi piano ad un palo della luce
                  accanto alle anime denutrite,
                  consumate dal troppo donare.
                  Quell'angelo guardò negli occhi
                  il cielo e tutti i suoi figli,
                  beffardo sorrise alzando il dito medio
                  in onore del fuoco divenuto ormai ghiaccio.
                  Ho amato le donne come si amano
                  le sere appassite d'agosto immerse
                  nell'alcol a guardare le agonie del mondo
                  prendere il volo verso la pace e ridere
                  senza motivo per paura di respirare ancora.
                  Ho amato gli uomini come si amano
                  le stelle di carta tenute in cattività
                  dentro due polmoni d'amianto.
                  Riponendo tutto me stesso sulle loro mani
                  troppo piccole per la mia sensibilità
                  vestita da freddezza e non essere
                  più in grado di riconoscerla nel mezzo
                  di tante lacrime d'inchiostro e arsenico.
                  C'è un uomo che ride forse nel mio letto
                  assieme alle mie codarde labbra è già
                  entrato donandogli qualche petalo di pelle
                  incastrato nei denti della solitudine.
                  C'è una donna che piange forse
                  l'ho già tradita con lui o forse ha tenuto
                  fra le mani il mio cuore troppo tempo.
                  C'è la mancanza di un Addio
                  negli occhi della notte.
                  E mentre Dio rullava l'ennesima canna
                  d'erba e sudore continuavo a domandare
                  alla pioggia: "cos'è quel sorriso che
                  esplode nel ventre dei falchi?"
                  Solo l'inferno può rendere puro
                  un cuore solitario.
                  Antonio Prencipe
                  Composta lunedì 3 dicembre 2012
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                    Scritta da: Antonio Prencipe

                    La vita che tu non hai voluto

                    Ovunque sei ricordati
                    di poggiare sul comodino
                    quel cuore che sorridendo
                    ti avevo regalato squarciando
                    a mani nude il mio petto umido
                    come la polvere sull'anima.

                    Bastardo io che non
                    ti ho mai detto Ti Amo.

                    Di guardarmi non smettere mai,
                    di piangere non smettere mai
                    perché il cielo è troppo
                    piccolo per te e per me,
                    qualcuno lassù ha deciso così.

                    Il mio petto è ancora
                    aperto aspetta te.

                    Ti perdonerei si io lo farei ancora,
                    bacerei la morte ma le mie
                    labbra sanguinano ancora.

                    Ovunque sei sogna con me
                    la vita che tu non hai voluto
                    veder sorridere tra le dita
                    bagnate dall'aria.

                    L'aria che nei miei stanchi
                    e vigliacchi polmoni intrisi
                    di fumo lacera l'ossigeno
                    e le ossa stanche di rinascere
                    dentro un corpo ormai impegnato
                    a non amarti più.

                    Tutto prima o poi finisce ma
                    non capisco perché i tuoi anni
                    così innocenti sono stati
                    scaraventati sull'asfalto assieme
                    al tuo stanco respirare.

                    Sorrisi squarciati
                    e capelli volati via.

                    Se ti incontrassi ora
                    mi volterei di fianco.

                    Se ti sognassi ora sognerei
                    un pezzo di cielo nel sangue
                    di uno stronzo come me.

                    Innamorato ancora,
                    stringo fra i denti la solitudine
                    che regna ormai nell'immensità.

                    Sono così, un pazzo sbandato
                    che cerca ancora di aggiustare
                    le stelle rotte
                    al centro di una notte troppo dolce.

                    E un po' per volta ho nascosto
                    nella fossa assieme al tuo amore
                    anche il mio viso.
                    Antonio Prencipe
                    Composta mercoledì 27 giugno 2012
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