Poesie d'Autore


Scritta da: Ludovico Criacci
in Poesie (Poesie d'Autore, Poesie d'amore)

So chi sei

Sei bella e singolare anche quando non parli,
perché sei dolcissima dentro,
dolce come il miele.

Non comprendo gli sforzi che compi
per apparire frivola e cupa, snob e scostante,
ti rabbuiano il viso e invece tu sei
luminosa come l'aurora.

Sembri algida, ma hai un cuore di panna,
e io come uno stupido,
sono goloso di te.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La notte incombe

    Attesa senza attesa
    come un filo lento
    tra le dita,
    sul cuscino
    imbevuto di sonnolenza,
    vedo i lumi teneri
    cecati dal barbaglio,
    il sol coi raggi
    scorrazzar scintille
    sulle stille di pianto,
    l'onda che insiste
    sulla battigia tormentata...
    d'un tratto l'alba
    col chiaror dei raggi
    scioglie
    le fantasie del buio,
    mi richiama
    a galla nello stagno
    tra la moltitudine scolpita
    e lo sguardo pietroso
    della mummia.
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Non c'è sospeso

      Non c'è sospeso
      a queste ombre un filo
      dove tende alla luce l'altro capo.
      Cala la sera sonnolenta
      senza pioggia di stelle,
      le correnti contrarie e la deriva
      schiacciano le ore fuggitive
      come l'autunno gli occhi delle foglie,
      racimolate lungo falde di un sospiro
      affiorano canti sepolti
      e fiocchi di capelli ammutoliti,
      accorrono pensieri dentellati
      come schiere di immagini allo specchio,
      oscillano i velieri fra le onde
      di questo mar che si dibatte offeso.
      O questo decantato amore amore
      questo profumo che si spande e vola,
      inaridisce il verno le sue piume,
      e la scolpita venere di neve
      più non si scioglie
      non versa le sue acque a questo fiume.
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        Scritta da: milanoteca
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Non voglio

        Non voglio che il giorno ripeta ogni moto
        che le ore scandiscano il peso immanente
        non voglio che il cuore si sprechi nel vuoto
        in cui più nessuno vuol credere a niente

        Non voglio progetti al futuro raggiro
        né pianificare ogni nostro momento
        è l'attimo solo a donarmi respiro
        e il tuo battere d'ali a rincorrere il vento

        Per questo vorrei mio visino innocente
        che tutto non sia come il mondo ci vede
        sconfitti e delusi del vivere assente
        passivi alle ombre che il buio concede

        Non voglio e lo grido, non voglio morire
        con questa mancanza di vivo sognare
        in questo ripeterci senza gioire
        di ciò che dal tutto possiamo imparare

        Non voglio adorarti nel buio più nero
        ma solo al tramonto di un giorno sincero
        Non voglio confondermi al tetro grigiore
        ma aprirmi di luce a ogni gesto d'amore.
        Composta mercoledì 10 aprile 2013
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Contributo alla statistica

          Su cento persone

          che ne sanno sempre più degli altri
          - cinquantadue;

          insicuri ad ogni passo
          - quasi tutti gli altri;

          pronti ad aiutare
          purché la cosa non duri molto
          - ben quarantanove;

          buoni sempre,
          perché non sanno fare altrimenti
          - quattro, bè, forse cinque;

          propensi ad ammirare senza invidia
          - diciotto;

          viventi con la continua paura
          di qualcuno o qualcosa
          - settantasette;

          dotati per la felicità,
          - al massimo poco più di venti;

          innocui singolarmente,
          che imbarbariscono nella folla
          - di sicuro più della metà;

          crudeli,
          se costretti dalle circostanze
          - è meglio non saperlo
          neppure approssimativamente;

          quelli col senno di poi
          - non molti di più
          di quelli col senno di prima;

          che dalla vita prendono solo cose
          - quaranta,
          anche se vorrei sbagliarmi;

          ripiegati, dolenti
          e senza torcia nel buio
          - ottantatré
          prima o poi;

          degni di compassione
          - novantanove;

          mortali
          - cento su cento.
          Numero al momento invariato.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Una vita all'istante

            Una vita all'istante.
            Spettacolo senza prove.
            Corpo senza modifiche.
            Testa senza riflessione.

            Non conosco la parte che recito.
            So solo che è la mia, non mutabile.

            Il soggetto della pièce
            va indovinato direttamente in scena.

            Mal preparata all'onore di vivere,
            reggo a fatica il ritmo imposto dell'azione.
            Improvviso, benché detesti improvvisare.
            Inciampo a ogni passo nella mia ignoranza.
            Il mio modo di fare sa di provinciale.
            I miei istinti hanno del dilettante.
            L'agitazione, che mi scusa, tanto più mi umilia.
            Sento come crudeli le attenuanti.

            Parole e impulsi non revocabili,
            stelle non calcolate,
            il carattere come un capotto abbandonato in corsa -
            ecco gli esiti penosi di tale fulmineità.

            Poter provare prima, almeno un mercoledì,
            o replicare ancora una volta, almeno un giovedì!
            Ma qui già sopraggiunge il venerdì
            con un copione che non conosco.
            Mi chiedo se sia giusto
            (con voce rauca,
            perché neanche l'ho potuta schiarire tra le quinte).

            Illusorio pensare che sia solo un esame superficiale,
            fatto in un locale provvisorio. No.

            Sto sulla scena e vedo quant'è solida.
            Mi colpisce la precisione di ogni attrezzo.
            Il girevole è già in funzione da tempo.
            Anche le nebulose più lontane sono state accese.
            Oh, non ho dubbi che questa sia la prima.
            E qualunque cosa io faccia,
            si muterà per sempre in ciò che ho fatto.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Stupore

              Perché mai a tal punto singolare?
              Questa e non quella? E qui che ci sto a fare?
              Di martedì? In una casa e non nel nido?
              Pelle e non squame? Non foglia, ma viso?
              Perché di persona una volta soltanto?
              E sulla terra? Con una stella accanto?
              Dopo tante ere di non presenza?
              Per tutti i tempi e tutti gli ioni?
              Per i vibrioni e le costellazioni?
              E proprio adesso? Fino all'essenza?
              Sola da me e con me? Perché mi chiedo,
              non a lato, né a miglia di distanza,
              non ieri, né cent'anni addietro, siedo
              e guardo un angolo buio della stanza
              come, rizzato il capo, sta a guardare
              la cosa ringhiante che chiamano cane?
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Fotografia della folla

                Nella foto della folla
                la mia testa è la quarta dal bordo
                o forse la settima da sinistra
                o la ventesima dal basso;

                la mia testa non so quale,
                non più una, non più unica,
                già simile alle simili,
                né femminile, né maschile;

                i segni che lei mi manda
                non sono affatto particolari;

                forse lo Spirito del Tempo
                la vede, però non la guarda;

                la mia testa statistica,
                che consuma acciaio e cavi
                tranquillamente, globalmente;

                è qualunque e non si vergogna,
                è scambiale, e non si dispera;

                è come se non l'avessi fatto
                a parte, a modo mio;

                è come se si scavasse un cimitero
                pieno di crani anonimi
                di buona conservabilità
                nonostante la mortalità;
                come se lei già fosse là,
                la mia testa d'altri, di chiunque -

                dove, se qualcosa ricorda,
                è il suo avvenire profondo.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Nato

                  Dunque è sua madre.
                  Questa piccola donna.
                  Artefice dagli occhi grigi.

                  La barca su cui, anni fa,
                  lui approdò alla riva.

                  È da lei che si è tirato fuori
                  nel mondo,
                  nella non-eternità.

                  Genitrice dell'uomo
                  con cui salto attraverso il fuoco.

                  È dunque lei, l'unica
                  che non lo scelse
                  pronto, compiuto.

                  Da sola lo tirò
                  dentro la pelle a me nota,
                  lo attaccò alle ossa
                  a me nascoste.

                  Da sola egli cercò
                  gli occhi grigi
                  con cui mi ha guardato.

                  Dunque è lei, la sua Alfa.
                  Perché mai me l'ha mostrata?

                  Nato.
                  Così è nato, anche lui.
                  Nato come tutti.
                  Come me, che morirò.

                  Figlio d'una donna reale.
                  Uno giunto dalle profondità del corpo.
                  In viaggio verso l'Omega.

                  Esposto
                  alla propria assenza
                  da ogni dove,
                  in ogni istante.

                  E la sua testa
                  è una testa contro un muro
                  cedevole per ora.

                  E le sue mosse
                  sono tentativi di eludere
                  il verdetto universale.

                  Ho capito
                  che è già a metà cammino.

                  Ma questo a me non l'ha detto,
                  no.

                  "Questa è mia madre"
                  mi ha detto soltanto.
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