Nero suono nell'agonia pegno della notte per la lieve doratura del giorno orfano nell'ordine dei colori nelle tue catacombe ossesso gioca a nascondino in cerca del remoto
Non qui non là ma con lingua bifida nel sonno al suo tramonto balbetta la natura l'ombra ritorna a casa sulle linee della vita erra il pianeta succhia messaggi regali si arricchisce.
Morti adorati un capello fatto di tenebra significa già lontananza cresce lieve per il tempo dischiuso. Muoio colmando segreta misura nell'attimo che sbocciando si distende ma alle spalle hanno piantato lingue di fuoco sulla terra. Tralcio che offre la sua uva alle fiamme cado all'indietro.
Perdonate sorelle ho accolto in cuore il vostro silenzio. Ora vi abita e soffre le perle del vostro dolore batte così forte così stridente e acuto che il cuore ne patisce. Una leonessa cavalca sulle onde d'Oceano una leonessa del dolore che da tempo ha dato le sue lacrime al mare.
Questa notte ho svoltato l'angolo di un vicolo buio e la mia ombra mi è venuta in braccio. Questo vestito stanco voleva farsi trasportare e il colore Nulla mi ha parlato: sei nell'aldilà!
Pronti sono i paesi a sollevarsi dall'atlante. A scrollarsi il loro involucro stellare e annodarsi sulla schiena i fasci azzurri dei loro mari, a mettersi, berretti sul fumo dei capelli, le montagne dalle radici ardenti.
Pronti a portare nel bagaglio l'ultimo peso di tristezza, questa crisalide sulle cui ali un giorno termineranno il viaggio.
Stanno lì, nelle pieghe di questa stella, coperti da un brandello di notte, e attendono Dio. Una spina gli ha serrato la bocca, la parola gli si è persa negli occhi che parlano come fontane in cui è affondato un cadavere. Oh, i vecchi, che portano negli occhi, unico avere, la loro bruciata discendenza.