Poesie d'Autore


in Poesie (Poesie d'Autore)

La notte incombe

Attesa senza attesa
come un filo lento
tra le dita,
sul cuscino
imbevuto di sonnolenza,
vedo i lumi teneri
cecati dal barbaglio,
il sol coi raggi
scorrazzar scintille
sulle stille di pianto,
l'onda che insiste
sulla battigia tormentata...
d'un tratto l'alba
col chiaror dei raggi
scioglie
le fantasie del buio,
mi richiama
a galla nello stagno
tra la moltitudine scolpita
e lo sguardo pietroso
della mummia.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Non c'è sospeso

    Non c'è sospeso
    a queste ombre un filo
    dove tende alla luce l'altro capo.
    Cala la sera sonnolenta
    senza pioggia di stelle,
    le correnti contrarie e la deriva
    schiacciano le ore fuggitive
    come l'autunno gli occhi delle foglie,
    racimolate lungo falde di un sospiro
    affiorano canti sepolti
    e fiocchi di capelli ammutoliti,
    accorrono pensieri dentellati
    come schiere di immagini allo specchio,
    oscillano i velieri fra le onde
    di questo mar che si dibatte offeso.
    O questo decantato amore amore
    questo profumo che si spande e vola,
    inaridisce il verno le sue piume,
    e la scolpita venere di neve
    più non si scioglie
    non versa le sue acque a questo fiume.
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      Scritta da: milanoteca
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Non voglio

      Non voglio che il giorno ripeta ogni moto
      che le ore scandiscano il peso immanente
      non voglio che il cuore si sprechi nel vuoto
      in cui più nessuno vuol credere a niente

      Non voglio progetti al futuro raggiro
      né pianificare ogni nostro momento
      è l'attimo solo a donarmi respiro
      e il tuo battere d'ali a rincorrere il vento

      Per questo vorrei mio visino innocente
      che tutto non sia come il mondo ci vede
      sconfitti e delusi del vivere assente
      passivi alle ombre che il buio concede

      Non voglio e lo grido, non voglio morire
      con questa mancanza di vivo sognare
      in questo ripeterci senza gioire
      di ciò che dal tutto possiamo imparare

      Non voglio adorarti nel buio più nero
      ma solo al tramonto di un giorno sincero
      Non voglio confondermi al tetro grigiore
      ma aprirmi di luce a ogni gesto d'amore.
      Composta mercoledì 10 aprile 2013
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Contributo alla statistica

        Su cento persone

        che ne sanno sempre più degli altri
        - cinquantadue;

        insicuri ad ogni passo
        - quasi tutti gli altri;

        pronti ad aiutare
        purché la cosa non duri molto
        - ben quarantanove;

        buoni sempre,
        perché non sanno fare altrimenti
        - quattro, bè, forse cinque;

        propensi ad ammirare senza invidia
        - diciotto;

        viventi con la continua paura
        di qualcuno o qualcosa
        - settantasette;

        dotati per la felicità,
        - al massimo poco più di venti;

        innocui singolarmente,
        che imbarbariscono nella folla
        - di sicuro più della metà;

        crudeli,
        se costretti dalle circostanze
        - è meglio non saperlo
        neppure approssimativamente;

        quelli col senno di poi
        - non molti di più
        di quelli col senno di prima;

        che dalla vita prendono solo cose
        - quaranta,
        anche se vorrei sbagliarmi;

        ripiegati, dolenti
        e senza torcia nel buio
        - ottantatré
        prima o poi;

        degni di compassione
        - novantanove;

        mortali
        - cento su cento.
        Numero al momento invariato.
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Una vita all'istante

          Una vita all'istante.
          Spettacolo senza prove.
          Corpo senza modifiche.
          Testa senza riflessione.

          Non conosco la parte che recito.
          So solo che è la mia, non mutabile.

          Il soggetto della pièce
          va indovinato direttamente in scena.

          Mal preparata all'onore di vivere,
          reggo a fatica il ritmo imposto dell'azione.
          Improvviso, benché detesti improvvisare.
          Inciampo a ogni passo nella mia ignoranza.
          Il mio modo di fare sa di provinciale.
          I miei istinti hanno del dilettante.
          L'agitazione, che mi scusa, tanto più mi umilia.
          Sento come crudeli le attenuanti.

          Parole e impulsi non revocabili,
          stelle non calcolate,
          il carattere come un capotto abbandonato in corsa -
          ecco gli esiti penosi di tale fulmineità.

          Poter provare prima, almeno un mercoledì,
          o replicare ancora una volta, almeno un giovedì!
          Ma qui già sopraggiunge il venerdì
          con un copione che non conosco.
          Mi chiedo se sia giusto
          (con voce rauca,
          perché neanche l'ho potuta schiarire tra le quinte).

          Illusorio pensare che sia solo un esame superficiale,
          fatto in un locale provvisorio. No.

          Sto sulla scena e vedo quant'è solida.
          Mi colpisce la precisione di ogni attrezzo.
          Il girevole è già in funzione da tempo.
          Anche le nebulose più lontane sono state accese.
          Oh, non ho dubbi che questa sia la prima.
          E qualunque cosa io faccia,
          si muterà per sempre in ciò che ho fatto.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Stupore

            Perché mai a tal punto singolare?
            Questa e non quella? E qui che ci sto a fare?
            Di martedì? In una casa e non nel nido?
            Pelle e non squame? Non foglia, ma viso?
            Perché di persona una volta soltanto?
            E sulla terra? Con una stella accanto?
            Dopo tante ere di non presenza?
            Per tutti i tempi e tutti gli ioni?
            Per i vibrioni e le costellazioni?
            E proprio adesso? Fino all'essenza?
            Sola da me e con me? Perché mi chiedo,
            non a lato, né a miglia di distanza,
            non ieri, né cent'anni addietro, siedo
            e guardo un angolo buio della stanza
            come, rizzato il capo, sta a guardare
            la cosa ringhiante che chiamano cane?
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Fotografia della folla

              Nella foto della folla
              la mia testa è la quarta dal bordo
              o forse la settima da sinistra
              o la ventesima dal basso;

              la mia testa non so quale,
              non più una, non più unica,
              già simile alle simili,
              né femminile, né maschile;

              i segni che lei mi manda
              non sono affatto particolari;

              forse lo Spirito del Tempo
              la vede, però non la guarda;

              la mia testa statistica,
              che consuma acciaio e cavi
              tranquillamente, globalmente;

              è qualunque e non si vergogna,
              è scambiale, e non si dispera;

              è come se non l'avessi fatto
              a parte, a modo mio;

              è come se si scavasse un cimitero
              pieno di crani anonimi
              di buona conservabilità
              nonostante la mortalità;
              come se lei già fosse là,
              la mia testa d'altri, di chiunque -

              dove, se qualcosa ricorda,
              è il suo avvenire profondo.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Nato

                Dunque è sua madre.
                Questa piccola donna.
                Artefice dagli occhi grigi.

                La barca su cui, anni fa,
                lui approdò alla riva.

                È da lei che si è tirato fuori
                nel mondo,
                nella non-eternità.

                Genitrice dell'uomo
                con cui salto attraverso il fuoco.

                È dunque lei, l'unica
                che non lo scelse
                pronto, compiuto.

                Da sola lo tirò
                dentro la pelle a me nota,
                lo attaccò alle ossa
                a me nascoste.

                Da sola egli cercò
                gli occhi grigi
                con cui mi ha guardato.

                Dunque è lei, la sua Alfa.
                Perché mai me l'ha mostrata?

                Nato.
                Così è nato, anche lui.
                Nato come tutti.
                Come me, che morirò.

                Figlio d'una donna reale.
                Uno giunto dalle profondità del corpo.
                In viaggio verso l'Omega.

                Esposto
                alla propria assenza
                da ogni dove,
                in ogni istante.

                E la sua testa
                è una testa contro un muro
                cedevole per ora.

                E le sue mosse
                sono tentativi di eludere
                il verdetto universale.

                Ho capito
                che è già a metà cammino.

                Ma questo a me non l'ha detto,
                no.

                "Questa è mia madre"
                mi ha detto soltanto.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Epitaffio

                  Qui giace come virgola antiquata
                  l'autrice di qualche poesia. La terra l'ha degnata
                  dell'eterno riposo, sebbene la defunta
                  dai gruppi letterari stesse ben distante.
                  E anche sulla tomba di meglio non c'è niente
                  di queste poche rime, d'un gufo e la bardana.
                  Estrai dalla borsa il tuo personal, passante,
                  e sulla sorte di Szymborska medita un istante.
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