in Poesie (Poesie d'Autore)
Se non puoi amarmi, amore mio, perdona il mio dolore.
Non guardarmi sdegnato, da lontano.
Tornerò nel mio cantuccio e siederò al buio.
Con entrambe le mani coprirò
la mia nuda vergogna.
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Se non puoi amarmi, amore mio, perdona il mio dolore.
Non guardarmi sdegnato, da lontano.
Tornerò nel mio cantuccio e siederò al buio.
Con entrambe le mani coprirò
la mia nuda vergogna.
Tanta acqua è passata sotto i ponti
ed anche un grande fiume di sangue
ma ai piedi dell'amore
scorre un bianco ruscello
e nei giardini della luna
dove ogni giorno si fa festa a te
questo ruscello canta addormentato
quella luna è il mio capo
dentro cui gira un grande sole blu
e gli occhi tuoi sono questo sole.
Se l'amore deve essermi negato,
perché il mattino spezza il suo cuore
in canzoni, e perché questi sospiri
che il vento del sud disperde
tra le foglie appena spuntate ?
Se l'amore deve essermi negato,
perché porta la notte, in dolente
silenzio, la pena delle stelle ?
E perché questo folle cuore getta
getta sconsideratamente la speranza
su un mare la cui fine non conosce ?
Se durassimo in eterno
Tutto cambierebbe
Dato che siamo mortali
Molto rimane come prima.
Non domandarti – non è giusto saperlo – a me, a te
quale sorte abbian dato gli dèi, e non chiederlo agli astri,
o Leuconoe; al meglio sopporta quel che sarà:
se molti inverni Giove ancor ti conceda
o ultimo questo che contro gli scogli fiacca le onde
del mare Tirreno. Sii saggia, mesci il vino
– breve è la vita – rinuncia a speranze lontane. Parliamo
e fugge il tempo geloso: cogli l'attimo, non pensare a domani.
Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natia
rimanga né cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l'aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
Verrò quando sarai più triste,
steso nell'ombra che sale alla tua stanza;
quando il giorno demente ha perso il suo tripudio,
e il sorriso di gioia è ormai bandito
dalla malinconia pungente della notte.
Verrò quando la verità del cuore
dominerà intera, non obliqua,
ed il mio influsso si di te stendendosi,
farà acuta la pena, freddo il piacere,
e la tua anima porterà lontano.
Ascolta, è proprio l'ora,
l'ora tremenda per te:
non senti rullarti nell'anima
uno scroscio di strane emozioni,
messaggere di un comando più austero,
araldi di me?
In quel selvaggio abisso,
grembo della Natura e, forse, tomba,
che non è mare o sponda, aria né fuoco,
ma lor cause pregnanti in sé commiste
confusamente, in una lotta eterna,
se il Fattore Possente non costringe
queste oscure materie a farsi mondi,
nell'abisso selvaggio, cauto, Satana
sostava all'orlo dell'Inferno, e vide,
e ponderò il viaggio...
Una delle cose più terribili è
davvero
stare a letto
una notte dopo l'altra
con una donna che non hai più voglia
di scopare.
Invecchiano, non sono più tanto
belle – tendono persino
a russare, buttarsi
giù.
Così, a letto, a volte ti giri,
il tuo piede tocca il suo –
Dio, che orrore! –
e la notte è là fuori
dietro le tendine
e insieme vi suggella
nella
tomba.
E la mattina vai in bagno,
parli, attraversi il corridoio,
dici strane cose; le uova friggono,
partono i motori.
Ma seduti l'uno di fronte all'altro
hai 2 estranei
che si ficcano in bocca il pane tostato
che si bruciano col caffè bollente la gola risentita
e l'intestino.
In dieci milioni di case americane
è lo stesso –
vite stantie appoggiate
l'una all'altra
e nessun posto
dove andare.
Sali in macchina
e vai a lavorare
e là ci sono degli altri sconosciuti, quasi tutti
mogli e mariti di qualcun altro,
e oltre alla ghigliottina del lavoro,
flirtano, scherzano r si danno pizzicotti,
tendendo qualche volta
a farsi in qualche posto una rapida scopata –
a casa non possono farlo –
e poi
tornano a casa
ad aspettare il Natale o il Labor Day
o la domenica
o qualcosa.
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue sò le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se confano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mì Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato sì, mì Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato sì, mì Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato sì, mì Signore, per sor'aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato sì, mì Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato sì, mì Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato sì, mì Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli che'l sosterrano in pace,
ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato sì, mì Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' scappare:
guai acquelli che morrano ne le peccata mortali;
beati quelli che trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ca la morte secunda no'l farrà male.
Laudate e benedicete mì Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.