Conosco un miracolo per il quale si potrebbe parlare ininterrottamente da qui all'infinito, da qui all'ultimo respiro, da qui all'eternità, senza mai riuscire a sfiorare, né a esprimere, quanto di meraviglioso si provi per chi si trova speciale.
C'è chi dice che la dolcezza e la sensibilità siano debolezze. Io, invece, credo siano i più alti punti di forza, le roccaforti del nostro essere, selvaggiamente conquistate nelle trincee del "giorno per giorno" della nostra esistenza. Solo l'individuo davvero coraggioso e impavido può esibire senza veli la propria audace fragilità.
Nessuna traccia, né memoria, lascia l'amore non dimostrato.
Se fossimo straordinari per tutti, non potremmo più essere speciali per nessuno.
Si può apparir alquanto disarmanti, una volta abbassate le difese e deposte le armi.
Sembrerebbe ovvio e scontato inseguire la felicità. Vero, tutti cerchiamo di confluire nella sua stessa direzione, ma taluni la temono molto più del dolore. Vi sono persone così abituate alla sofferenza, al doversi accontentare, al vivere ai bordi della società, da aver molta più paura di uno scintillio proveniente dalla porta socchiusa dell'Eden che non della solita drammatica e misera quotidianità.
Il cuore trova pace solo sciogliendo gli ormeggi della ragione. Una volta lasciato naufragar il pensiero nella cala più amata e sospirata, obliata qualsiasi rotta di ritorno, s'ancora dolcemente ai suoi bramati lidi per non dover mai più abbandonarla.
Ai primi bagliori, foriera dell'alba, l'allodola canta il suo inno alla vita, spazzando via ogni indugio e inquietudine dall'animo violentato dalle ombre della notte.
Di gran lunga superiore ad ogni bellezza visibile è la serafica accettazione dei solchi tracciati dal vissuto degli anni.
Mentre l'uomo attraversa una sola vita, la storia testimonia l'esistenza dell'intera umanità.