Era de maggio e te cadeano 'nzino a schiocche a schiocche li ccerase rosse... Fresca era ll'aria e tutto lu ciardino addurava de rose a ciente passe.
Era de maggio — io, no, nun me scordo — na canzona cantàvamo a ddoje voce: cchiù tiempo passa e cchiù me n'allicordo, fresca era ll'aria e la canzona doce.
E diceva. "Core, core! core mio, luntano vaje; tu me lasse e io conto ll'ore, chi sa quanno turnarraje! "
Rispunnev'io: "Turnarraggio quanno tornano li rrose, si stu sciore torna a maggio pure a maggio io stonco cca".
E sò turnato, e mo, comm'a na vota, cantammo nzieme lu mutivo antico; passa lu tiempo e lu munno s'avota, ma ammore vero, no, nun vota vico.
De te, bellezza mia, m'annamuraje, si t'allicuorde, nnanze a la funtana: l'acqua Ilà dinto nun se secca maje. e ferita d'ammore nun se sana.
Nun se sana; ca sanata si se fosse, gioia mia, mmiezo a st'aria mbarzamata a guardare io nun starria!
E te dico — Core, core! core mio, turnato io sò: torna maggio e torna ammore, fa de me chello che buò!
Che vergogna andare al cinema da solo senza un amico, senza un'amica, senza moglie, là dove tutti gli spettacoli sembrano tanto brevi e tanto lunga la loro attesa.
Che vergogna in questa interiore guerra dei nervi davanti alle coppiette beffarde del foyer in un angoletto, tutto rosso, masticare un pasticcino, come se ci fosse di che restar confusi... Noi, fuggendo la solitudine e l'angoscia ci buttiamo in qualsiasi compagnia, e così degli obblighi che fanno schiavi di amicizie senza senso ti perseguiteranno ftno alla tomba.
Le amicizie si formano in modo assurdo: gli uni si danno al bere senza una ragione, gli altri non sono interessati che ai fronzoli e alle donnacce, e c'è pure chi sembra occupare il tempo in discussioni astratte, ma di fatto si somigliano tutti tra di loro... Molte son le forme della vanità! O l'una, o l'altra chiassosa compagniaa... Non saprei a quante di queste io sia riuscito a sfuggire!
E come caduto in un nuovo tranello, sono riuscito a sfuggire, lasciandovi il pelo, sono sfuggito! Mi sei dinanzi, vuota libertà... Perché diavolo mi sei necessaria! Mi sei cara e insieme odiosa, come una moglie non amata e fedele. E tu, amata mia, come stai tu? Ti sei liberata delle tue vane preoccupazioni? A chi adesso appartengono i tuoi occhi strabici e le tue bianche, splendide spalle? Pensi certo che io mi vendichi, che in qualche parte mi precipiti in taxi, ma se anche lo facessi dove scenderei? Eppure non potrei liberarmi di te! Con me le donne si rinchiudono in sé, perché sentono d'essermi ora del tutto estranee. Abbandono la testa sulle loro ginocchia, ma non a loro, a te appartengo... Or non è molto sono stato da una in una brutta casupola di via Sennàja. Ho appeso il paltò a un misero attaccapanni. Sotto un abete spoglio da un lato, con le lampadine fioche, rilucendo con le sue pantofoline bianche, sedeva una donna, severa come una bambina. Avevo così facilmente ottenuto il permesso di venire, che ero sicuro di me e troppo inebriato, come oggi si usa e le avevo portato non fiori, ma vino. Ma tutto apparve molto più complicato... Ella taceva e modestamente due goccette trasparenti, due orecchini, brillavano sui suoi lobi rosati. E, come sofferente, guardandomi confusa, sollevando il suo corpo di fanciulla, mi disse con voce smorzata: "Vattene... È meglio di no... Lo vedo, non sei mio, ma suo... " Mi amava una ragazzetta dalle maniere rudi, da maschiaccio, con un ciuffetto sbarazzino e gli occhi trasparenti, pallida di paura e tenerezza. Eravamo in Crimea. C'era di notte un temporale e la ragazzina al bagliore dei lampi mi sussurrava: "Mio piccolo! Mio piccolo! " e mi copriva gli occhi col palmo della mano. Intorno tutto era spaventosamente solenne, il tuono e il gemito sordo del mare, quando all'improvviso ella, con una lucidità tutta femminile, mi gridò: "Non sei mio! Non sei mio! " Addio, mia amata! Io sono tuo, cupo e fedele, e la solitudine è la più fedele di tutte le fedeltà. E non importa se sulle mie labbra non fonde più la neve d'addio del tuo monchino. Grazie alle donne belle e infedeli per tutto ciò che è durato un istante, per quell'addio! Che non è un "arrivederci! ", perché, fiere come regine nella loro menzogna, ci regalano delle dolci sofferenze e i magnifici frutti della solitudine.
Canto D'amore Mia amata ancora della salvezza, in te rimuovo il peso della mia coscienza.
Sono solo, nudo vestito spesso dalle illusioni; sconosciuto questo tuo pianeta, eppure mi da pace e motivo di rivincita dalle mie tante sconfitte di uomo debole che di sogni si nutre nella precaria instabile esistenza.
Mia amata ci si rinnova navigando attraverso il tuo mondo; si diventa forti amandoti: si trova ogni spiegazione anche se inutile o banale.
Tenendoti per mano mi accorgo d'esser vivo: non c'è cosa più straordinaria. Ogni giorno è migliore di quello andato, perduto; ogni gesto quotidiano acquista peso, valore, sonorità in un solo ed unico canto d'amore.
Un amore finisce, per i silenzi, per le cose non dette, per i sogni persi, per la solitudine, per lo smarrimento, per non aver saputo amare veramente. Perché non era vero.
Ossessione diventa ciò che ti toglie il respiro il sonno l'appetito. Ossessione per quel amore che non puoi avere che non ti vuole. Per quel traguardo, raggiunto da altri. Da te ambito e voluto fino a stare male. Ossessione di una mamma che non dorme vegliando su un sonno che non ne ha bisogno. Perché tranquillo è. Ossessione per la vita spinto dal terrore della morte che sai lì e che non vuoi. Ossessione tormento, sgomento, per le incertezze che non sai vivere. Alla ricerca di una certezza che non hai.
Mi chiedo cosa hai provato quando la morte ha bussato Quando hai sentito vicino la tua fine. Quando il presente era già un ricordo. Quando ogni ricordo diventava presente. Quando il tramonto non aveva il sapore del domani. Quando le parole da dire erano troppe, e il tempo troppo poco. Quando avresti voluto dare o ricevere un abbraccio. Quando non hai la avuto ne forza ne coraggio di chiederlo e di farlo. Quando la vita ti ha preso i sensi, in attesa che la morte si prendesse. Il tuo corpo il resto. Quante cose in sospeso da dire e quante avresti dovuto e potuto sentire. Spero solo che tu abbia trovato la tua pace.
Ho voglia di stare con te tra le tue braccia al sicuro. Dalle incertezze ho voglia di stare con te, fra le certezze dei nostri sogni dalle incertezze del domani di sfiorare le tue labbra di sentire un brivido nel baciarti. Ho voglia di stare con te Per quel tempo che ci rimane Fra i ricordi di ieri le tue braccia oggi, per poi vivere insieme il nostro domani.