Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz
Essere giovani non significa una stagione della vita
bensì un modo di essere:
il ruolo di guida è affidato alla volontà,
gioventù è espressione dello spirito,
della forza immaginativa,
dell'intensità dei sentimenti;
gioventù significa vittoria del coraggio
sullo sgomento,
vittoria dell'amore per il nuovo, sulla
staticità.
Non si diventa vecchi perché si è vissuto
un certo numero di anni: si diventa vecchi quando si rinuncia agli ideali.
Gli anni segnano la pelle,
la perdita di ideali segna lo spirito.
Pregiudizi, dubbi, timori, perdita di speranza
sono nemici che poco per volta spingono
verso terra,
anzitempo, ancora prima di tornare
alla terra...
Giovane è chi ancora riesce a meravigliarsi
ad entusiasmarsi;
chi ancora chiede, come un insaziabile
bimbo: "E poi?"
e chi provoca gli eventi e sa gustare il
gioco della vita.
Siamo giovani come la nostra fiducia
vecchi come il nostro dubbio;
giovani come la fede in noi stessi, nella
nostra speranza,
vecchi come il nostro scoramento.
Rimarremo giovani, finché rimarremo
ricettivi
per il bello, il bene, il grande; ricettivi per
il messaggio
della natura; del nostro prossimo...
dell'incomprensibile.
Se un giorno il nostro cuore fosse corroso
dal pessimismo,
avvinto dal cinismo, Dio abbia pietà della
nostra anima
dell'anima di un vecchio.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Preludio

    Odio l'usata poesia: concede
    comoda al vulgo i flosci fianchi e senza
    palpiti sotto i consueti amplessi
    stendesi e dorme.
    A me la strofe vigile, balzante
    co 'l plauso e 'l piede ritmico nè cori:
    per l'ala a volo io còlgola, si volge
    ella e repugna. Tal fra le strette d'amator silvano
    torcesi un'evia su 'l nevoso Edone:
    più belli i vezzi del fiorente petto
    saltan compressi,
    e baci e strilli su l'accesa bocca
    mesconsi: ride la marmorea fronte
    al sole, effuse in lunga onda le chiome
    fremono à venti.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Anniversario

      Non chiamarmi, non dirmi nulla
      Non tentare di farmi sorridere.
      Oggi io sono come la belva
      che si rintana per morire.

      Abbassa la lampada, copri il fuoco,
      che la stanza sia come una tomba.
      Lascia ch'io mi rannicchi nell'angolo
      con la testa sulle ginocchia.

      L'ore si spengano nel silenzio.
      Salga in torbide onde l'angoscia
      e m'affoghi: altro non chiedo
      che di perdere la conoscenza.

      Ma non è dato. Quel volto,
      quel riso l'ho sempre davanti.
      Giorno e notte il ricordo m'è uncino
      confitto nella carne viva.

      Forse morire io non potrò
      mai: condannata in eterno
      a vegliare il mio strazio in me,
      piangendo con occhi senza palpebre.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Ti porto via
        dalla plancia di comando
        di questo cimitero
        che prende il mare.
        Vecchia cellula erosa
        abituata ai venti,
        ne guido l'abside di vedetta.
        Tu nel ponte, sottocoperta, primo
        mio viaggiatore amato,
        a cui devo l'onore del viaggio.
        Non ti proteggerò dal lungo buio
        delle notti,
        ma sarò lucciola perenne che brucia
        con la tua,
        sfarfallando negli anni.
        La terra si è ricoperta di fiori,
        e io guido la carica della nave
        su cui ti sei imbarcato senza dirmi
        neanche "ciao" (e lo avresti voluto,
        anche per essere un'ultima volta mio).
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Tenero è...

          Tenero è quel bambino
          appena nato,
          che non parla,
          e non cammina.
          Con gli occhi inconsapevole,
          verso il futuro guarda...

          Triste è quell'anziano,
          seduto sul divano
          che non parla,
          e stanco non cammina,
          Con gli occhi consapevole
          verso il passato guarda.
          Entrambi hanno bisogno di noi.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Oblio d'amore...

            Una notte di pura follia
            un gioco erotico fatto di sguardi
            di silenzi, di parole, trasgressione
            e sussurri dell'anima.
            Il donarsi è totale
            in quella danza senza ipocrisia.
            Parlano i silenzi ballano i SENSI.
            In una solo una notte
            dove tutto è lecito
            senza inibizioni.

            Il proibito è dei codardi
            che non sanno amare
            che non sanno vivere
            ogni battito dell'essere vivi.

            Gli abiti cadono a terra spogli di tutto.
            Le labbra percorrono antichi sentieri
            segnati dal tempo ma vivi d'amore dentro.
            Il brivido profondo l'uno dentro l'altro
            una sola entità.
            Respiri di me respiro di te
            per quell'ATTIMO ETERNO
            che ci compone.

            Una forte stretta
            uno struggente abbraccio
            l'uno dell'altro.
            Prima di riprenderci i corpi
            e andarcene via
            così.... con un addio
            Io eternamente parte di te
            Tu eternamente parte di me.
            Composta martedì 6 dicembre 2011
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