Se sei stanco e la strada ti sembra lunga, se ti accorgi che hai sbagliato strada, Non lasciarti portare dai giorni e dai tempi, Ricomincia.
Se la vita ti sembra troppo assurda, Se sei deluso da troppe cose e da troppe persone Non cercare di capire il perché, Ricomincia.
Se hai provato ad amare ed essere utile, Se hai conosciuto la povertà dei tuoi limiti, Non lasciar là un impegno assolto a metà, Ricomincia.
Se gli altri ti guardano con rimprovero, Se sono delusi di te, irritati, Non ribellarti, non domandar loro nulla, Ricomincia.
Perché l'albero germoglia di nuovo dimenticando l'inverno, Il ramo fiorisce senza domandare perché, E l'uccello fa il suo nido senza pensare all'autunno, Perché la vita è speranza e sempre ricomincia...
Un tonfo, un urlo, e poi silenzio. Mi cingo in ginocchio... perso nel vuoto l'ultimo alito di vita. Attonita, estranea, disperata, mi guardo intorno: non c'è più nulla, a terra corpi senza vita, mentre sale dal cielo il fumo di ultimi cumuli di cenere. Sono accanto al tuo corpo e grido, mentre le lacrime mi rigano il volto, e bagnano le tue mani. Con le ultime forze rimaste, mi sfiori la labbra con le dita... altruista più di qualsiasi essere umano, mi regali gli ultimi brividi, l'ultima dolce e intensa rivelazione del tuo amore. Poi lentamente cade la tua mano, ancora il sangue scorre fuori dal tuo cuore, ancora l'ennesimo sussulto, poi più nulla. Mi sono risvegliata dall'incantesimo della tua carezza, e ti vedo come tutti gli altri, steso sul terreno, fermo, freddo, morto. Forse mi hai regalato quei momenti per evitarmi almeno per un istante la triste e cruda realtà. Batto un pugno sul suolo, e poi cerco di picchiarti, ti do del farabutto e grido: -Perché te ne sei andato senza di me? Perché mi hai lasciata sola? Portami con te!- Ma tu non rispondi: per la prima volta il tuo non è un tacere di riflessione... è un silenzio eterno. Guardo i tuoi occhi, ma subito li chiudo: voglio ricordare la loro intensità, li voglio ricordare così com'erano... capaci d'imbarazzarmi, di farmi sorridere, pensare, eccitare. Con timore ti poso una mano sul petto... il vuoto, non respiri più... Non sentirò più il tuo respiro sulla pelle, non sentirò più la tua mano sul mio corpo, non sentirò più la tua voce che mi rilassava, mi desiderava. Sfinita mi accascio su di te, ormai non sento più nulla, il mondo intorno a noi si è dissolto. Chiudo gli occhi e vedo ancora noi, ma per la prima volta felici, uniti, insieme. Sento ancora il calore e il profumo della tua pelle, il tuo cuore batte ancora, i tuoi occhi mi guardano... la tua mano prende la mia le mie labbra sfiorano le tue... sono morta lo so... ma non ho sentito dolore, adesso sono con te. Il mondo è finito, la vita non esiste più, ma per noi, amore mio, è appena cominciata. Lontani dall'odio, dall'ipocrisia, dall'indifferenza, adesso siamo io e te, solo noi due, per goderci la nostra felicità eterna.
Mentre me leggo er solito giornale spaparacchiato all'ombra d'un pajar o vedo un porco e je dico: - Addio, majale! - vedo un ciuccio e je dico: - Addio, somaro! -
Forse 'ste bestie nun me capiranno, ma provo armeno la soddisfazzione de poté dì le cose come stanno senza paura de finì in priggione.
Non sto pensando a niente, e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente, mi è gradita come l'aria notturna, fresca in confronto all'estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!
Non pensare a niente è avere l'anima propria e intera. Non pensare a niente è vivere intimamente il flusso e riflusso della vita... Non sto pensando a niente. È come se mi fossi appoggiato male. Un dolore nella schiena o sul fianco, un sapore amaro nella bocca della mia anima: perché, in fin dei conti, non sto pensando a niente, ma proprio a niente, a niente...
Non t'amo più... È un finale banale. Banale come la vita, banale come la morte. Spezzerò la corda di questa crudele romanza, farò a pezzi la chitarra: ancora la commedia perché recitare! Al cucciolo soltanto, a questo mostriciattolo peloso, non è dato capire perché ti dai tanta pena e perché io faccio altrettanto. Lo lascio entrare da me, e raschia la tua porta, lo lasci passare tu, e raschia la mia porta,
C'è da impazzire, con questo dimenio continuo... O cane sentimentalone, non sei che un giovanotto... Ma io non cederò al sentimentalismo. Prolungar la fine equivale a continuare una tortura.
Il sentimentalismo non è una debolezza, ma un crimine quando di nuovo ti impietosisci, di nuovo prometti e provi, con sforzo, a mettere in scena un dramma dal titolo Ottuso "Un amore salvato".
È fin dall'inizio che bisogna difendere l'amore dai "mai" ardenti e dagli ingenui "per sempre! ". E i treni ci gridavano: "Non si deve promettere! ". E i fili fischiavano "Non si deve promettere! ".
I rami che s'incrinavano e il cielo annerito dal fumo ci avvertivano, ignoranti presuntuosi, che è ignoranza l'ottimismo totale, che per la speranza c'è più posto senza grandi speranze.
È meno crudele agire con sensatezza e giudiziosamente soppesare gli anelli prima di infilarseli, secondo il principio dei penitenti incatenati. È meglio non promettere il cielo e dare almeno la terra, non impegnarsi fino alla morte, ma offrire almeno l'amore d'un momento.
È meno crudele non ripetere "ti amo", quando tu ami. È terribile dopo, da quelle stesse labbra sentire un suono vuoto, la menzogna, la beffa, la volgarità quando il mondo falsamente pieno, apparirà falsamente vuoto.
Non bisogna promettere... L'amore è inattuabile. Perché condurre all'inganno, come a nozze? La visione è bella finché non svanisce. È meno crudele non amare, quando dopo viene la fine.
Guaisce come impazzito il nostro povero cane, raspando con la zampa ora la mia, ora la tua porta. Non ti chiedo perdono per non amarti più. Perdonami d'averti amato.
C'è chi ti dirà bravo pronto a fregarti. Chi ti darà un bacio pronto a colpire. Chi ti sorriderà per poi farti piangere. Chi ti abbraccerà per tradirti. C'è chi ti riempirà di belle parole, per poi deluderti con i gesti fino in fondo. C'è chi colpirà un tuo amico sperando di colpire te. Chi ti dirà di volerti bene, fino a quando non farai cadere i suoi veli. Questo è un amico falso o una persona che non sa essere vera.
C'è chi non ti riempirà di complimenti, avrà per te pochi sorrisi e qualche abbraccio, ti dirà bravo senza esagerare. Chi non conosce inganno perché dalla vita già troppo ingannato... Chi ti dirà bravo e sarà sincero. Chi ti asciugherà le lacrime senza bisogno di tante false parole. Non accenderà di mille candele il tuo compleanno, ma si ricorderà di te. È colui che con poco, dà tanto e per sentirsi importante non inganna. Questo è un amico sincero oppure semplicemente una persona vera.