Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Quei bambini che giocano

Un giorno perdoneranno
se presto ci togliamo di mezzo.
Perdoneranno. Un giorno.
Ma la distorsione del tempo
il corso della vita deviato su false piste
l'emorragia dei giorni
dal varco del corrotto intendimento:
questo no, non lo perdoneranno.
Non si perdona a una donna un amore bugiardo,
l'ameno paesaggio d'acque e foglie
che si squarcia svelando
radici putrefatte, melma nera.
"D'amore non esistono peccati,
s'infuriava un poeta ai tardi anni,
esistono soltanto peccati contro l'amore".
E questi no, non li perdoneranno.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Addii

    Grandi stanze di vecchie case avite
    di provincia
    piene di fischi di navi lontane, piene
    di spenti rintocchi di campane
    e di battiti profondi
    d'orologi antichissimi. Nessuno abita
    piú qui dentro
    eccetto le ombre, e un violino appeso
    al muro,
    e le banconote fuori corso sparse
    sulle poltrone
    e sul letto largo con la coperta gialla.
    Di notte
    scende la luna, passa davanti
    agli specchi esanimi
    e coi gesti piú lenti rassetta dietro
    i vetri
    i fischi d'addio delle navi affondate.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      II tempo si è fermato... ii mio cuore non ha pace. Nel silenzio tutto tace. Non sento più la tua voce né il tuo respiro... Non devo più aspettare... Il tempo si è fermato! Sono sola con la tristezza nel mio cuore, con il rimpianto di un amore... Sola con le mie lacrime... Ti penso e piango per la grande solitudine e per il vuoto che mi hai lasciato dentro. Per quello che non non mi hai mai dato. E con il tempo che si è fermato!
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Che fece... il gran rifiuto

        Arriva per taluni un giorno, un'ora
        in cui devono dire il grande Sì
        o il grande No. Subito appare chi
        ha pronto il Sì: lo dice e sale ancora

        nella propria certezza e nella stima.
        Chi negò non si pente. Ancora No,
        se richiesto, direbbe. Eppure il No,
        il giusto No, per sempre lo rovina.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Da L'Italia sepolta sotto la neve
          (Parte quarta, Le trenta miserie d'Italia)

          XII

          La miseria della misera Italia numero
          dodici
          la testa in fiamme la sterpaglia
          della festa dei pensieri paglia che
          avvampa brucia fra braci di fumo.
          Si consumano notizie mescolate al ricordo
          di vecchie età
          l'armamentario sul carro della vita
          in corsa
          è spazio di fresca primavera.
          Altrove polvere sollevata dall'auto nella
          strada di campagna
          odora di mele mentre il merlo s'allontana
          stride forte a filo dell'erba lungo il mare
          siepi siepi siepi di oleandri abbandonati e
          pini scavezzati dai venti secolari
          camminano a terra.
          Può la morte ordire il suo acuminato
          massacro
          ridurre in cenere il delfino
          il vascello in fuoco
          la sovrastante nuvola in ciclone e
          travolgere la vita?
          Il fervore trascinato in gorgo
          l'esistente in un attimo è scomparso
          giovinezza è il ricordo poi sull'occhio
          chiuso
          del cielo interminabile di tetti
          e alla fine dimenticare la tomba
          dei vecchi eroi?
          Quante primavere gli uomini fuggitivi
          abbandonano alle giovani ali che
          arrivano portate dal garbino?
          Si può considerare l'opportunità
          di non rassegnarsi
          bruciare il carro del vincitore
          anche le nostre bandiere.
          Per favore.
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