Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Se anche

Se anche ci forzassero
le ossa
a stare insieme
troverebbero un varco
tra la terra
magari implorando una radice
a insinuarsi per la separazione
e noi
lavorammo col fiato dei raggiri
a unire due chimiche
solo perché ci chiesero
di divorarci le carni
all'insaputa degli occhi
abbeverati
sotto cieli distanti
eppure insieme
eravamo un temporale
tu le nuvole io i lampi
per la comune pioggia
di amaro pianto
segnato rosso al calendario
tra il nero di lutto e odio
... amore... questo termine
coniato al sublime
sancì l'incontro
di un disastro
nel quale i cuori
lucrarono soddisfatti
... sciacalli...
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Vero Amore

    Il Vero Amore è sentimento, è il tuo cuore che te lo dice.
    Il Vero Amore è emozione, è il tuo corpo che te lo dice.
    Il Vero Amore è pensiero, è la tua mente che te lo dice.
    Il Vero Amore è parola, è la reazione degli altri che te lo dice.
    Il Vero Amore è azione, è la reazione degli altri che te lo dice.
    Perché ciò che è interiore è amore verso se stessi e ciò che è esteriore è amore verso gli altri.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Questo

      Dicon che fingo o mento
      quanto io scrivo. No:
      semplicemente sento
      con l'immaginazione,
      non uso il sentimento.

      Quanto traverso o sogno,
      quanto finisce o manco
      è come una terrazza
      che dà su un'altra cosa.
      É questa cosa che è bella.

      Così, scrivo in mezzo
      a quanto vicino non è:
      libero dal mio laccio,
      sincero di quel che non è.
      Sentire? Senta chi legge.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Verso sud

        Zenit
        Tutti quei rimpianti
        Quei giardini sconfinati
        Dove modula il rospo un tenero grido d'azzurro
        La cerva del silenzio sperduto rapida passa
        Un usignolo straziato dall'amore canta sul
        Tuo corpo giardino di rose che ho colto
        I nostri cuori pendono uniti dallo stesso melograno
        E i fiori di granato nei nostri sguardi schiusi
        Cadendo poco a poco hanno coperto il sentiero.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Dura è la stella mia, maggior durezza
          è quella del mio conte: egli mi fugge,
          ì seguo lui; altri per me si strugge,
          ì non posso mirar altra bellezza.
          Odio chi m'ama, ed amo chi mi sprezza:
          verso chi m'è umìle il mio cor rugge,
          e son umìl con chi mia speme adugge;
          a così stranio cibo ho l'alma avezza.
          Egli ognor dà cagione a novo sdegno,
          essi mi cercan dar conforto e pace;
          ì lasso questi, ed a quell'un m'attegno.
          Così ne la tua scola, Amor, si face
          sempre il contrario di quel ch'egli è degno:
          l'umìl si sprezza, e l'empio si compiace.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Di nuovo parlo con i rovi,
            Di nuovo infinito è il bisogno dei pioppi.
            Si freme
            Assieme ad ogni filo d'erba
            Quando si rimane soli.

            Per scordare il tuo rimprovero
            Senza un briciolo d'amore,
            Guardo i passeri saltellare
            Tutto il giorno lungo il cornicione.

            Tra le mani stringo le ginocchia
            Forte, fino a farmi male. Poi di scatto
            Mi rialzo, lancio un fischio
            Da maschiaccio, e mi sfugge un sorriso.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              I' potre' anzi ritornare in ieri

              I' potre' anzi ritornare in ieri
              e venir ne la grazia di Becchina,
              o 'l diamante tritar come farina,
              o veder far misera vit'a' frieri
              o far la pancia di messer Min Pieri,
              o star content'ad un piè di gallina,
              ched e' morisse ma' de la contina
              que' ch'è domonio e chiamas'Angiolieri.
              Però che Galieno ed Ipocràto,
              fossono vivi, ognun di lor saprebbe,
              a rispetto di lu', men che 'l Donato.
              Dunque, quest'uom come morir potrebbe,
              che sa cotanto ed è sì naturato
              che come struzzo 'l ferr'ismaltirebbe?
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Mi odio

                Mi odio
                Odio. Odio.
                Mi odio.
                I miei occhi scrutano
                le stelle per vederti.

                La mia mano,
                fruga sul lenzuolo di seta,
                per cercare
                la tua pelle più liscia.

                Colgo un bocciolo di rosa
                per cercare un ricordo
                della tua pelle profumata.

                Il ricordo
                del ritmo dei tuoi passi,
                né vicini né lontani,
                sempre disperatamente uguali,
                scandisce il tempo,
                delle solitarie notti.

                La mia mente ti cerca,
                ti aspetta,
                ti ama,
                ti odia.

                Odio. Mi odio.
                Ci sarà pace per me
                se non ci sarai mai più.
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