Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz
Se così come sono abietta e vile
donna, posso portar sì alto foco,
perché non debbo aver almeno un poco
di ritraggerlo al mondo e vena e stile?
S'Amor con novo, insolito focile,
ov'io non potea gir, m'alzò a tal loco,
perché non può non con usato gioco
far la pena e la penna in me simìle?
E, se non può per forza di natura,
puollo almen per miracolo, che spesso
vince, trapassa e rompe ogni misura.
Come ciò sia non posso dir espresso;
io provo ben che per mia gran ventura
mi sento il cor di novo stile impresso.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Sia nel respiro di tutti il sogno che attraversa confine non visto.
    Passi che ancora non cancellano
    deserti e ancora qui non lasciano
    visibili tracce ma che ci fanno
    espandere memorie e donano
    capacità di percorrere il tempo.
    Per ogni pensiero nel silenzio
    sia del cuore l'avvertito soffio
    a regalare ali a quel tempo ora fuggito
    al presente e al futuro non conosciuto.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      A chi tanto e a chi gnente!

      Da quanno che dà segni de pazzia,
      povero Meo! Fa pena! È diventato
      pallido, secco secco, allampanato,
      robba che se lo vedi scappi via!
      Er dottore m'ha detto: - È 'na mania
      che nun se pô guarì: lui s'è affissato
      d'esse un poeta, d'esse un letterato,
      ch'è la cosa più peggio che ce sia! -
      Dice ch'er gran talento è stato quello
      che j'ha scombussolato un po' la mente
      pè via de lo sviluppo der cervello...
      Povero Meo! Se invece d'esse matto
      fosse rimasto scemo solamente,
      chi sa che nome se sarebbe fatto!
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        L'angelo buono

        Venne quello che amavo,
        quello che invocavo.
        Non quello che spazza cieli senza difese,
        astri senza capanne,
        lune senza patria,
        nevi.
        Nevi di quelle cadute da una mano,
        un nome,
        un sogno,
        una fronte.
        Non quello che alla sua chioma
        legò la morte.
        Quello che io amavo.
        Senza graffiare i venti,
        senza foglia ferire né smuovere cristalli.
        Quello che alla sua chioma
        legò il silenzio.
        Senza farmi del male,
        per scavarmi un argine di dolce luce nel petto
        e rendermi l'anima navigabile.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          In pretura

          - Alzatevi, accusata: vi chiamate?
          - Pia Tonzi. - Maritata? - Sissignora.
          - Con prole? - No... con uno che lavora...
          - D'anni? - Ventotto. - Che mestiere fate?

          - Esco la sera verso una cert'ora...
          - Già, comprendo benissimo, abbordate...
          - Oh, dico, sor pretore, rispettate
          l'onorabbilità d'una signora!

          - Ma le guardie vi presero al momento
          che facevate i segni ad un signore,
          scandalizzando tutto il casamento...

          - Loro potranno divve quer che vonno:
          ma io, su le questioni de l'onore,
          fo come li Ministri: nun risponno!
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Casalinghe

            Certe donne sposano una casa.
            Altre pelle, altro cuore
            altra bocca, altro fegato
            altra peristalsi.
            Altre pareti:
            incarnato stabilmente roseo.
            Guarda come sta carponi tutto il giorno
            a strofinar per fedeltà a se stessa.
            Gli uomini c'entrano per forza,
            risucchiati come Giona
            in questa madre ben in carne.
            Una donna È sua madre.
            Questo conta.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Quegli mi appare esser proprio un dio

              Quegli mi appare esser proprio un dio,
              anzi, se fosse lecito, egli è sopra un dio,
              perché seduto in fronte a te,
              lui se ne sta tranquillo a guardarti e ascoltarti,
              mentre sorridi dolce:
              e invece a me, infelice, svelli del tutto i sentimenti.
              Ché non appena ti vedo, Lesbia, non mi sopravvive un filo di voce.
              Ma s'intorpida la lingua, e una fiamma sottile mi scorre entro le membra,
              le orecchie dentro mi ronzano cupe, e la notte ricopre entrambi i miei lumi.
              Catullo, il tempo libero è la tua rovina, ché troppo ti esalta e ti eccita.
              L'ozio ha distrutto anche re e città un tempo felici.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Ultima cena

                Come saliva
                che scompare
                in bocche assetate
                così il tuo silenzio
                inghiotte il mio cuore
                amore di un tempo
                nell'odio di oggi

                Vedo i tuoi passi
                riflessi
                dileguarsi
                sulla lastra di pioggia
                in quest'autunno
                che sembra
                la sala d'attesa
                di un mattatoio
                e le foglie rosse
                macchie di sangue
                nei disegni del vento

                Distante
                dalle cose
                che ho amato
                coi coltelli degli anni
                alle spalle
                mi sento solo
                mentre disertano
                i più duri pensieri

                Strappo la tua foto
                dagli occhi
                e irriducibile il disprezzo
                lancia uno sputo
                che si perde nell'acqua

                Mi dico
                si è suicidato anche l'odio
                povero me
                sono solo
                sul banchetto degli anni
                addobbato
                coi fiori del male
                nell'ultima cena.
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