Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Un sonno e un oblio

La nostra nascita
non è che un sonno e un oblio;
L'anima che ci accompagna,
stella di nostra vita,
d'altro saggio gode ben altrove,
e da tanto lontano è giunta non già.
Tutta dimentica di sua prima natura
nè in nudità di sè completa,
che anzi trascina a noi
con sè i gran nembi di gloria.
Dal Dio ch'è nostra casa.
Indugia su noi bambini
per un poco di cielo.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Da L'Italia sepolta sotto la neve
    (Parte quarta, Le trenta miserie d'Italia)

    XII

    La miseria della misera Italia numero
    dodici
    la testa in fiamme la sterpaglia
    della festa dei pensieri paglia che
    avvampa brucia fra braci di fumo.
    Si consumano notizie mescolate al ricordo
    di vecchie età
    l'armamentario sul carro della vita
    in corsa
    è spazio di fresca primavera.
    Altrove polvere sollevata dall'auto nella
    strada di campagna
    odora di mele mentre il merlo s'allontana
    stride forte a filo dell'erba lungo il mare
    siepi siepi siepi di oleandri abbandonati e
    pini scavezzati dai venti secolari
    camminano a terra.
    Può la morte ordire il suo acuminato
    massacro
    ridurre in cenere il delfino
    il vascello in fuoco
    la sovrastante nuvola in ciclone e
    travolgere la vita?
    Il fervore trascinato in gorgo
    l'esistente in un attimo è scomparso
    giovinezza è il ricordo poi sull'occhio
    chiuso
    del cielo interminabile di tetti
    e alla fine dimenticare la tomba
    dei vecchi eroi?
    Quante primavere gli uomini fuggitivi
    abbandonano alle giovani ali che
    arrivano portate dal garbino?
    Si può considerare l'opportunità
    di non rassegnarsi
    bruciare il carro del vincitore
    anche le nostre bandiere.
    Per favore.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Giardini nascosti

      Amo la libertà dè tuoi romiti
      vicoli e delle tue piazze deserte,
      rossa Pavia, città della mia pace.
      Le fontanelle cantano ai crocicchi
      con chioccolìo sommesso: alte le torri
      sbarran gli sfondi, e, se pesante ho il cuore,
      me l'avventano su verso le nubi.
      Guizzan, svelti, i tuoi vicoli, e s'intrecciano
      a labirinto; ed ai muretti pendono
      glicini e madreselve; e vi s'affacciano
      alberi di gran fronda, dai giardini
      nascosti. Viene da quel verde un fresco
      pispigliare d'uccelli, una fragranza
      di fiori e frutti, un senso di rifugio
      inviolato, ove la vita ignara
      sia di pianto e di morte. Assai più belli
      i bei giardini, se nascosti: tutto
      mi pare più bello, se lo vedo in sogno.
      E a me basta passar lungo i muretti
      caldi di sole; e perdermi nè tuoi
      vicoli che serpeggian come bisce
      fra verzure d'occulti orti da fiaba,
      rossa Pavia, città della mia pace.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Chi vuol conoscer, donne, il mio signore,
        miri un signor di vago e dolce aspetto,
        giovane d'anni e vecchio d'intelletto,
        imagin de la gloria e del valore:
        di pelo biondo, e di vivo colore,
        di persona alta e spazioso petto,
        e finalmente in ogni opra perfetto,
        fuor ch'un poco (oimè lassa! ) empio in amore.
        E chi vuol poi conoscer me, rimiri
        una donna in effetti ed in sembiante
        imagin de la morte e dè martiri,
        un albergo di fé salda e costante,
        una, che, perché pianga, arda e sospiri,
        non fa pietoso il suo crudel amante.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Vitebsk

          Capanne e un'alta veste illuminata
          mentre nell'azzurro le opache ali
          formano strumenti e miti animali
          per il canto fra i rovi, profumata

          di rugiada è la pietra preparata
          per l'amoroso sacrificio: calino
          venti e rapine, ora poveri mali
          spiantino rive e menti, e si è spezzata

          su quinte deliziose la saetta
          di quello sguardo che destando ammuta
          come per via di un suo lume rinchiuso.

          Dona il battito una pietà perfetta
          di foglie e torce al giorno che ti ha illuso
          facendoti splendente e sconosciuta.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Siamo sensibili,
            il vetriolo del mondo attuale
            non deturperà la nostra fantasia.

            Siamo sensibili,
            orologi rallentati
            sfiorano i nostri animi giocondi,
            acquistiamo minuti indispensabili
            con la moneta dell'irrazionalità.

            Siamo sensibili,
            non indosseremo mai
            abiti d'apparenza,
            scoperchieremo
            tombe mnemoniche
            inesplorate.

            Siamo insensibili,
            al disprezzo dei non volanti,
            alla tortura della nostra ineguaglianza,
            al possesso smisurato
            di alambicchi posticci.

            Siamo inutili,
            le vostre necessità
            svaniscono nell'eterno.

            Anche se calpestate
            il nostro cipiglio brumoso,
            e calpestate ogni giorno
            la nostra incoerente duttilità;
            Noi,
            con l'orgoglio di saper piangere
            e l'angoscia di guadare
            luoghi irraggiungibili
            vi rammenteremo che...
            ... siamo sensibili.
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