Poesie personali


Scritta da: Matteo Belluardo
in Poesie (Poesie personali)

I mesi estivi

Attimi di un bagliore dorato,
Sfavillante rugiada su un prato,
Calda scia del carro di apollo
Sfavilla sul blu infinito
Di un pacifico mare,
Si infrange delicato sull'aurea sabbia
Carezza di Teti e culla di Afrodite,
Simbolo dei dì di gioia negli estivi,
Compagno di giorni caldi e vivi

Sorrisi dei bambini che giocano,
Giorni di riposo e di felicità
Tempi di gioia e di riposo.
Attimi di gioia e bei ricordi,
Avventure e una vita più bella
Gioie indimenticabili,
Come frecce astri d'argento
Che la sera solcan il firmamento
Realizzando speranze e desideri
Rendendo alcuni sogni veri

Giorni di una gioia a scadenza
Eternità perse in soffi di fiato
Ciò che si ama,
Che si è sempre amato.
Composta venerdì 14 agosto 2015
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    Scritta da: Pietro Colucciello
    in Poesie (Poesie personali)

    Nei tuoi occhi

    Nei tuoi occhi
    ho visto la Luce della mia anima,
    nei tuoi occhi
    mi sono immerso nell'azzurro
    dell'oceano più profondo,
    nei tuoi occhi
    ho perso la mia tristezza
    sospesa nel vuoto,
    nei tuoi occhi
    ho guardato la mia stella
    più lucente che ogni notte
    splenderà d'amore in cielo,
    anche quando la Luna
    si nasconderà dietro al Monte.
    Composta mercoledì 12 agosto 2015
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      Scritta da: Antonia
      in Poesie (Poesie personali)

      Donna

      Donna che incroci
      il mio cammino
      rosa che sbocci
      stammi vicino.
      Del tuo profumo
      lasci la scia
      sguardi innocenti
      dolce malia.
      Donna sei madre
      sposa e sorella
      figlia ed amante
      quanto sei bella.
      Sei questo e altro
      e altro ancora
      sei tu il tramonto
      e pur l'aurora.
      Tu sei l'inganno
      ed il tormento
      ma questa notte
      ti voglio accanto
      soltanto un'ora
      per abbracciarti
      e amarti ancora.
      E mentre invecchi
      sei sempre bella
      brilli di luce
      come una stella.
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        Scritta da: Mauro Albani
        in Poesie (Poesie personali)
        La piscina è un punto di luce mentre intorno la gente stupita segue il canto
        Occhi malinconici che cercano un cuore
        Ma quel cuore ormai è dentro di lui e spazia tra terra e mare tra luna e sole
        Mentre il mare accompagna con il suo canto di risacca la sua voce come un gioco di mangrovie che cullate dall'onda cercano la vita
        Noi cerchiamo il tuo sorriso nel nostro sorriso la pace che in questi pochi giorni dona luce.
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          Scritta da: Rosanna Russo
          in Poesie (Poesie personali)

          Ozio dell’anima.

          Stropiccio il mio presente
          riordino pensieri sdruciti,
          fermo è il tempo questa sera,
          precipitano scivolando lente,
          cascate di mute parole.
          È un tuffo nei ricordi,
          tra le onde dei moti del cuore,
          nel rosseggiante tramonto.
          Quale dolce ozio per l'anima,
          tèssere emozioni perenni.
          Composta martedì 11 agosto 2015
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            Scritta da: TERI VOLINI
            in Poesie (Poesie personali)

            Api e Abissi

            Protetti da un alto cielo primordiale
            scintillante di stelle
            quella notte nell'isola remota
            dal verdeazzurro mare di cristallo

            che in un mitico tempo attraversarono
            le chiare vele e i crudeli argonauti
            riposammo
            sopra un letto di sabbia grigia
            dall'incerto tepore.

            Al levare del giorno - mentre ancora
            il più lucente pianeta non era tramontato -
            nelle onde tranquille sotto gli scogli a picco
            impavidamente scivolammo
            dirigendoci a sud.

            A un comune segnale
            nelle acque più fonde ci spingemmo
            tra rocce ferrigne di verdi muschi
            e di lichéni incrostate.

            Al centro di una radura che limpida si apriva
            in mezzo al blu più intenso
            un fiore animale sessile dai tentacoli azzurri

            si allungava per catturare il suo pasto: un'ombrina
            brunovioletta dalle cangianti squame.
            L'occhio tondo impietrito dalla imminente fine.

            Poco più in là - nel flusso leggero delle acque terse -
            muoveva i lunghi polipi un intero campo
            degli stessi elegantissimi antozoi
            in una spettacolare oscillazione.

            Lame di luce balenavano dall'alto
            un prato di stelle fluorescenti rivelando
            alghe conchiglie e altri esseri sottomarini
            dai vivaci colori e d'ogni forma e grandezza.

            Tra gusci di madreperla e ingannevoli attinie
            un serpente di mare si affrettava sinuoso al suo rifugio.

            Appartate dietro un masso precario
            due seppie erano intente ad accoppiarsi
            e un piccolo ippocampo con fervore preparava
            unitamente alla compagna una splendente
            divisa materna.
            In quell'arcano mondo di esseri silenziosi
            nel gioco della natura che sempre si perpetua

            anche il corteggiamento si esprimeva
            con la delicatezza di una danza.

            Nel silenzio delle subacquee foreste
            un immenso giardino si espandeva ondeggiante
            e una calma singolare vaga si diffondeva.

            Nuotiamo adesso in senso orizzontale:
            ecco i Crinoidi
            ancestrali abitatori dei mari dalla forma
            di calice o di fiore.

            Nell'armoniosa struttura rivestita di calcare
            conservano preziosa la memoria primaria
            di ère lontanissime a noi ignote.

            Ciuffi di vorticelle dal corpo campaniforme
            dividono il fondale con i pesci pulitori
            con i campi ricchi di Cordelie

            e d'altre alghe multiformi che popolano
            le acque salmastre.
            Mentre passiamo zigzagando leggeri
            tra appezzamenti di Peyssonelia rossa
            e talli di Collium
            dei piccoli Asteroidi dal corpo rossoarancio
            sembrano bearsi sulle rocce sommerse
            allungando distesi le trasparenti appendici.

            L'habitat dei fondali dell'arcaico mare
            si dispiega in tutta la sua traboccante ricchezza
            con pianali di conchiglie dai nomi effervescenti:
            Cardium Edile o Dolium Galea
            Spondilus Imperialis Murex e Cassis Rufa.

            Fa la sua apparizione una murena
            poi si nasconde dietro una paratia rocciosa
            mentre un gambero rosso cattura svelto
            la sua preda guizzante.

            Attraverso le trine leggère della colonia a ventaglio
            di una splendida Retefora vestita di ocra gialla
            un Nautilus esce cauto dalla sua casa
            di madreperla.

            Tra un gorgoglìo di bollicine in salita
            qualcosa si muove confondendosi
            tra sabbia e massi
            mentre uno scorfano imponente appare
            nel liquido orizzonte.
            Sotto il mare una livrea mimetica è comune
            per difesa o per attacco!

            Procediamo tranquilli.
            La colonia più attesa non delude

            Un intero fondàle in formazione a ombrello
            ci sorprende e cattura.

            La fioritura del Rubrum è iniziata.
            L'abbagliante sboccio
            delle miriadi di polpi di corallo rosso.

            Vorremmo restare qui in contemplazione
            fino a che i rami non siano del tutto fioriti.
            Ma non c'è tempo!

            Un'ombra immensa sopra di noi veleggia:
            sembra avvolgerci nella sua cappa plateale
            una manta dalle nere larghe ali.

            Appaiono improvvise le meduse
            simili nelle complesse strutture a trasparenti
            navicelle spaziali.
            Ci allontaniamo per scendere più in basso.
            Una lampreda dalle sette branchie specchiate
            ci affianca curiosa per un tratto. Poi risale.

            Le pupille si vanno dilatando per l'assenza
            progressiva e inevitabile della luce
            e la magnificenza della scena.

            Trasparenti Cariophille dal cuore luminoso.
            I limpidi tentacoli dell'Hydra Speciosa.
            Colonie di madrepore gorgonie
            e una siepe di Aglaphènie dall'aspetto
            fragile e leggiadro.

            Mentre avanziamo obliqui verso gli abissi più scuri
            ci sfiorano minuscole Cypris dal guscio bruno turchese.
            Scorgiamo lampi fosforescenti
            orlarne a tratti le strutture tondeggianti.

            Ci aleggiano d'intorno sprazzi argentei
            Scintille d'impalpabili pulviscoli.
            Un protoplancton essenziale dappertutto
            fluisce lento e colorato. Denso e vitale.

            Oltre ancora nelle tenebre assolute
            un branco di piccoli pesci dal nome baldanzoso
            col loro stesso corpo danno luce ai fondàli.
            Si compattano insieme per sfuggire
            a più forti antagonisti nella scelta incessante
            per la vita o per la morte
            che impone di esser prede o predatori.

            Siamo già pronti a risalire in superficie quando
            sotto il riverbero della lampada portatile
            qualcosa brilla nella sabbia smossa.

            In un coccio corroso e scolorito
            per la salsèdine e i millenni trascorsi
            dal momento del suo oscuro naufragare
            si manifesta il frammento d'oro di un gioiello
            - orecchino o pendente -

            Ne rimane visibile la sola parte mediana
            e la mancina: il lato del cuore! Di civiltà lontane
            e ormai scomparse il sigillo prezioso.

            Per un attimo lunghissimo e straniante
            sostiamo rapiti in uno spazio esclusivo
            fuori dal tempo usuale.

            E ascoltiamo
            di Saffo dolente per amore gli accorati canti.

            Vediamo
            delfini azzurri
            torelli e fanciulle intente insieme ai maschi
            alle incruente corride.

            Lunghe navi scure in colori vivaci dipinte
            solcare operose e pacifiche il mare delle Cicladi.

            Scorgiamo
            nei palazzi a terrazze dalle rosse colonne
            dame sottili tutta scollatura dalle splendide vesti fruscianti nei tessuti a mano.

            Disegni in porpora e gonne scampanate
            in evidenza le avvenenti signore
            mostrano i seni la vita e l'ombelico
            deliziosi segnali di bellezza e di fecondità.

            D'alta oreficeria i loro gioielli preferiti:
            spilloni braccialetti collane pendenti ed orecchini
            con petali fiori foglie gigli labris
            e piccole api d'oro puro.

            Da quella dimensione straordinaria
            uscimmo ritornando poi mèmori e grati
            all'abbraccio arcano degli abissi marini.
            In nessun altro luogo avremmo desiderato trovarci
            se non nell'amnios salìno immenso e misterioso
            che di quella visione ci aveva fatto dono.

            Capace di annullare le barriere
            del tempo e dello spazio con la sua fluida
            trascendentale energia.

            Nell'abbraccio simbiotico dell'Oltremare
            da cui tutto provenne.
            Nel guscio nero e perfetto che al nostro corpo
            amorevole aderiva

            la Quiete dello spirito assumeva
            uno spessore intenso - traslucente e liquido -
            Tangibile. Inesprimibile.

            Un Ordine di bellezza e perfezione.
            Lo stato specialissimo e inviolato
            dei momenti più sacri.
            Composta mercoledì 12 agosto 2015
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              Scritta da: Marco Torre
              in Poesie (Poesie personali)
              Nel vitreo mattino
              che erodendo sfiorisce,
              traspare
              degli anni sbiaditi
              l'immagine lieve.

              Un'onda,
              un'altra onda,
              uno scorticar di scogli,
              un gorgoglio.

              Ed è continua risacca.

              Spando dei miei inverni
              il ricordo
              che trasluce.

              E di te,
              solitudine,
              le gelide braccia
              recingo.
              Composta mercoledì 5 agosto 2015
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