Mancanza
E mi ricompongo in bruco
stufo di volare
orfano tra gli orfani.
Composta venerdì 30 settembre 2016
E mi ricompongo in bruco
stufo di volare
orfano tra gli orfani.
È un camposanto la mia vita
con croci a respirare
ogni volta, cammino tra le tombe in attesa, curioso
di scorgere il mio nome.
Cammino a ritroso nei ricordi
cercando margherite tra i cipressi
ti ritrovo mia biciclettina rossa ancora ad aspettarmi
come in quel Natale quando ci conoscemmo
e quella neve fredda alla finestra
beffarda a scoraggiarci.
Si odono gli alberi gridare
La terra si leva in alto
Il cuore assente
La mente invasa da una rondine allegra
Lascio trasportare la mia anima
in orizzonti sempre più ampi
e liberi per scoprire
me stesso, la natura, gli uomini e
il mondo.
Ho abbandonato il velluto della rosa bianca
per indossare l'organza dei papaveri rossi
sul ciglio della strada.
L'anima pezzente
mendica perdono
ai margini di una lacrima che non gli appartiene.
Sorseggia vino dalle sue labbra,
sogghigna alla luna.
L'anima pezzente
trema
al cospetto del vero.
L'anima pezzente
ha paura!
Non sarà tempo di noi,
solo fiocchi di cielo
tra venti di emozioni
e orizzonti d'amore.
Mai sarà tempo di noi
- mai
ma non per il cuore.
Eccola... si avvicina senza fretta;
Il raggio della grande luna, la illumina... silenziosa e circospetta;
E il fascio d'argento,
come la punta di una spada che il cuore del duellante punge,
con i brillanti suoi occhi, si congiunge.
Indifferente ella appare, allo sguardo mio fremente;
così, attratto con il corpo e con la mente, mi avvicino quatto, quatto come da un sogno tratto.
La pioggia è la ricchezza dei proletari,
la madre feconda della fame dei poveri.
In questa terra feconda zambesiana
il sudore fortifica l'anima e la zappa.
L'uomo e la donna sono motori a manioca
su strade museo di piedi scalzi senza nome.
Qui non si cammina con le Mercedes
né con carri trainati da robusti buoi.
Non si conosce la metropolitana
né il Concorde dei cieli occidentali.
Nessuno firma assegni falsi
né tenta nei casini la sua fortuna.
Qui per riempire di contenuto le sere
i vecchi raccontano le favole del coniglio,
la storia degli antenati illustri,
la caccia comunitaria fatta con le reti,
la lancia, le maschere e grida umane
per spaventare i fantasmi della notte.
Ringraziamo questi popoli ancora saggi,
o uomini che ci chiamiamo occidentali.
Da questi popoli chiamati primitivi
nascerà per l'umanità la nuova primavera
ricca di acqua che farà germinare i semi
di una nuova umanità senza tanti misteri.
Negli anni che vivevo in terra africana
venne a visitarmi un mozambicano.
Aveva negli occhi un messaggio,
nelle mani la speranza e il candore.
Mi diceva ridendo senza scomporsi:
"Guarda, oggi la terra è molto triste..."
Continuò il discorso con parole vere
sui nuovi padroni su poltrone del potere.
Si ricordava degli europei coloniali
arrivati poveri per diventare avari,
poi gonfiavano le nostre mani
con la palmatoria forata di dolore.
Le nostre strade erano di terra antica
ripulite e messe in sesto ogni anno
da mio padre, le mie e donne e figli.
Erano tempi tristi senza sogni.
Riempivamo le notti al ritmo di tamburi,
danze ancestrali e acquardente amara.
Sognavamo un domani con allegria
ma ancora oggi la terra è triste, sì triste.
Quando arriveranno le case di pietra,
i figli senza vergogna di essere uomini,
le donne piene di vita e senza timori,
con una terra ricca tutta per noi?
Io sto sognando in pieno mezzogiorno,
ripeteva con voce rotta da singhiozzi,
il mondo che vivranno i miei nipoti.
Ma oggi per me la terra è ancora triste.
In casa ho solo farina macinata su pietre.
Il companatico è rimasto anche oggi
nelle case dei ricchi appena arrivati.