Poesie personali


Scritta da: M. Gamba
in Poesie (Poesie personali)

La Gatta

Eccola... si avvicina senza fretta;
Il raggio della grande luna, la illumina... silenziosa e circospetta;
E il fascio d'argento,
come la punta di una spada che il cuore del duellante punge,
con i brillanti suoi occhi, si congiunge.

Indifferente ella appare, allo sguardo mio fremente;
così, attratto con il corpo e con la mente, mi avvicino quatto, quatto come da un sogno tratto.
Composta martedì 4 maggio 2010
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    in Poesie (Poesie personali)
    La pioggia è la ricchezza dei proletari,
    la madre feconda della fame dei poveri.
    In questa terra feconda zambesiana
    il sudore fortifica l'anima e la zappa.
    L'uomo e la donna sono motori a manioca
    su strade museo di piedi scalzi senza nome.

    Qui non si cammina con le Mercedes
    né con carri trainati da robusti buoi.
    Non si conosce la metropolitana
    né il Concorde dei cieli occidentali.
    Nessuno firma assegni falsi
    né tenta nei casini la sua fortuna.

    Qui per riempire di contenuto le sere
    i vecchi raccontano le favole del coniglio,
    la storia degli antenati illustri,
    la caccia comunitaria fatta con le reti,
    la lancia, le maschere e grida umane
    per spaventare i fantasmi della notte.

    Ringraziamo questi popoli ancora saggi,
    o uomini che ci chiamiamo occidentali.
    Da questi popoli chiamati primitivi
    nascerà per l'umanità la nuova primavera
    ricca di acqua che farà germinare i semi
    di una nuova umanità senza tanti misteri.
    Composta giovedì 30 novembre 1978
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      in Poesie (Poesie personali)
      Negli anni che vivevo in terra africana
      venne a visitarmi un mozambicano.
      Aveva negli occhi un messaggio,
      nelle mani la speranza e il candore.
      Mi diceva ridendo senza scomporsi:
      "Guarda, oggi la terra è molto triste..."

      Continuò il discorso con parole vere
      sui nuovi padroni su poltrone del potere.
      Si ricordava degli europei coloniali
      arrivati poveri per diventare avari,
      poi gonfiavano le nostre mani
      con la palmatoria forata di dolore.

      Le nostre strade erano di terra antica
      ripulite e messe in sesto ogni anno
      da mio padre, le mie e donne e figli.
      Erano tempi tristi senza sogni.
      Riempivamo le notti al ritmo di tamburi,
      danze ancestrali e acquardente amara.

      Sognavamo un domani con allegria
      ma ancora oggi la terra è triste, sì triste.
      Quando arriveranno le case di pietra,
      i figli senza vergogna di essere uomini,
      le donne piene di vita e senza timori,
      con una terra ricca tutta per noi?

      Io sto sognando in pieno mezzogiorno,
      ripeteva con voce rotta da singhiozzi,
      il mondo che vivranno i miei nipoti.
      Ma oggi per me la terra è ancora triste.
      In casa ho solo farina macinata su pietre.
      Il companatico è rimasto anche oggi
      nelle case dei ricchi appena arrivati.
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