Poesie personali


Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
in Poesie (Poesie personali)
Cavallo e toro in labirinto umano
chiamano la morte nel cerchio dell'arena.
Sono fantasmi in ritmo di colori
i movimenti danzanti degli zoccoli
sfidando gli occhi tinti di rosso.

I minotauri spiano dietro le transenne
il furore degli dei vestiti da toreri.
L'aria è carica di allegria secolare
correndo dietro musica iberica
nata con i miti venuti dal mare.

Cavallo e cavaliere rompono il silenzio
schivando la nobiltà del toro bravo
con banderillas di colori ardenti.
La gente beve l'ultimo sorso di vino
ammirando la lotta della propria vita.

Cammina altero il torero di fuoco
su trombe soffiate da desideri.
Inicia la danza che chiama la morte
in questa festa piena di miti e colombe
disegnata con fili d'oro e sorrisi al vento.

Suona la tromba, ricambio di spada,
il minotauro scende nell'arena,
il toro respira l'ultima immagine
che scivola veloce nelle sue vene.
Il grido della festa muore con il toro,
il sangue uccide l'ultima favola
scritta sul silenzio maturo dell'arena.
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    in Poesie (Poesie personali)
    Sulle costole dell'Adamo di oggi
    sta scritto con parole d'argilla:
    "Rivoluzione senza sogni maturi
    con cuore di ferro in uomini nudi".

    Nascerà una nuova Eva
    madre dell'uomo futuro.
    Svegliamoci in fretta
    perché domani potrà essere
    tempo perduto.

    Nei rumori di città sommerse
    suona il flauto della vita nuova.
    Non c'è bimbo che ascolti contento
    un messaggio a luci spente.

    Cosa farà l'Adamo di domani
    con piedi di creta troppo antica
    e cuore un po' arrugginito?

    Sta nascendo la civiltà del grafeno.
    Le piccole cose di pessimo gusto
    saranno appese in musei di paglia.
    Apparirà una nuova donna
    legata all'uomo con la tanga!
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      in Poesie (Poesie personali)
      In strade medioevali con archi e torri
      giocano i giorni di una fanciulla amica.
      Segue con lo sguardo il fumo della pipa
      posarsi su piatti feriti a fuoco
      per conservare geometrie moresche
      segni di voci che tacciono da secoli.

      In quella casa di pietre rosate
      vivono immagini mai cancellate
      con ali di lino ricamate a mano.
      Le favole del cuore nate nella sera
      riecheggiano nell'eco delle stanze
      con porte aperte spinte dal vento.

      Poi ruggì la guerra piena di odio:
      le pareti si tinsero di rosso sangue
      le favole diventarono tragedie
      con volti e cuori pieni di miserie.
      La fanciulla divenne presto madre
      con sogni infranti di bellezza.

      Vennero i figli e anche la loro partenza
      ritornarono le favole a riempire le ore
      ma presto il marito la lasciò vedova.
      Guardava le foto, costruiva castelli,
      suonava il piano con estrema dolcezza
      riempiendo le ore per morire contenta.
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        in Poesie (Poesie personali)
        Il giorno e la notte hanno lo stesso sangue
        quando si fermano nella vecchia barca
        piena di fagotti con geroglifici strani.
        Seduto in un angolo di casa, ascolto
        una tenue voce della nonna inferma:
        "madre, che dolori nasconde questa carne
        vissuta con lo sguardo rivolto al cielo".
        Rintocca l'ultima mezzora nell'orologio
        regalatole all'ultimo compleanno.

        Il cagnolino ladra a un'ombra senza volto
        seduto sullo sdrucito sofà della nonna.
        I fiori emanano il loro soave profumo
        per addolcire l'aria secca di fantasmi.
        Non si muore con gli occhi chiusi
        in questi giorni pieni di speranza.
        La morte è fuoco per chi non la teme,
        brucia la corteccia di un tronco antico,
        salvando il seme per il nuovo bosco.

        Il giorno e la notte sono figli della stessa madre,
        allegra e triste che giace assorta su cenere bianca.
        Alla vecchiaia seduta accanto al caldo focolare
        la nonna sgrana il rosario della sua lunga vita
        sorridendo ai giorni trascorsi dei suoi vent'anni
        che legge negli occhi della foto di suo marito.
        Gli anni passano veloci come le nuvole del cielo
        in attesa di una pioggia feconda di misteri
        per regalarle il dono della pace nell'ultimo bacio.
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          Scritta da: Luigi Berti
          in Poesie (Poesie personali)

          Il cerchio dell'infermo

          Con tutta la voglia di rimanere al mondo
          mi trovo sospeso tra il limbo dell'inferno,
          come un fanciullo che porta la fatica
          senza aver peccato mai nella sua vita.

          E poi mi distraggo a guardare le stelle
          nell'immenso del cosmo son così belle,
          ed io una formica su questa terra
          schiacciato dal peso dell'indifferenza.

          Ti porge la mano chi ha un dovere
          ma poi nel bisogno si trattiene,
          così nel baratro del pregiudizio
          precipito senza sapere il rischio.
          Composta martedì 7 febbraio 2017
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