Scritta da: Rossella Porro
in Poesie (Poesie personali)
Crollano le antiche muraglie
torna l'esangue guerriero
il cuore trafitto da un
dardo beffardo.
Ormai scende la sera
eppure nel tramonto
v'è il presagio di un
nuovo giorno.
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Crollano le antiche muraglie
torna l'esangue guerriero
il cuore trafitto da un
dardo beffardo.
Ormai scende la sera
eppure nel tramonto
v'è il presagio di un
nuovo giorno.
Se l'alba avesse il tuo sorriso...
se il cielo stellato avesse I tuoi occhi...
se la pioggia avesse le tue lacrime...
se tutto questo fosse solo un sogno
allora io non vorrei svegliarmi mai
prima che tutto ciò svanisca per sempre.
Spalancai gli occhi ad un stupenda donna
Che mi consegnò al mondo
Spalancai l'anima al più grande uomo e Lui
Mi consegnò alla vita
Spalancai la mente alla curiosità finendo poi
Per consegnarmi al mare
Ho in serbo tante cose che forse non sarò
Ma se ho aperto il cuore, un giorno, l'ho
Aperto grazie a te anima mia...
Tu, semplicemente, sussurra: t'amo
Il vento, dolcemente, lo poserà sulle
mie labbra.
La foto sbiadita che ho in mente
Ti rende già bella quasi come in realtà
Dentro la porto come sogno latente
Perché parte del tempo che va
Tu sogno d'America e tu sogno vivente
Hai aperto gli occhioni alla foto che sa
Poi moglie poi mamma poi donna da amare
Poi viverti accanto e doverti lasciare
Ora scriverti a poter raccontare
Di un uomo e del tempo che non sa ricordare
E sei bella anche adesso che il tempo si appresta
Aspetti i tuoi figli sempre pronta a far festa.
Giorni cupi andati via
lasciano la loro scia.
Giorni stressanti
come calci ricevuti dai santi.
Giorni in cui la vita
la vedi come una partita.
Sai che stai giocando
senza qualcuno accanto.
Ma il gioco dura poco
infine resta solo il dopo.
Giorni passati
ancora rimembrati
per i torti subiti
cuore ed anima traditi.
Giorni che verranno
nella mente immaginando
un futuro raggiante e bello
per sperare che andrà meglio.
Le dissipo,
le conto una ad una
spinta dall'ardore che, con esse,
si dissolva lentamente la mia mestizia.
Mentre le sento scivolar via più tiepide
ti desidero,
mentre sgorgano inclinate dagli incavi del mio collo
ti voglio,
mentre le nascondo fra le piaghe delle mie dita
ti pretendo.
Tuttavia sono sola qui
a dissetare la mia anima,
a sfamare la mia insaziabilità,
dando sfogo all'occulto del mio essere
e tu non ci sei e non ci sarai mai.
Scavo dentro a mani nude,
strappo radici che sono andate troppo giù,
e tolgo sassi che tagliano come lame,
ma non ho il coraggio di buttarli
perché quei sassi sono parte di me,
e li ricopro di nuovo,
e riscavo di nuovo
per poterli anche solo guardare,
così ogni notte, così ogni giorno.
Li nascondo al mondo,
e a quella parte orgogliosa di me
che fa a pugni col cuore.
Quei sassi mi uccidono,
e mi tengono in vita,
mi fanno respirare e mi strozzano,
quei sassi profumano di lei.
Affondo le narici negli odori che mi ha lasciato,
ma anche quelli ora stanno volando via,
con la stessa leggerezza
del vento che ha portato via lei.
Stringe un nodo in gola ogni
respiro maledetto che ho afferrato
da quando non ho più lei,
e in petto corre a vuoto il cuore
ora che ho perso la bussola.
Risuona stanco l'eco di quell'amore
tra le pagine di un quaderno sbiadito,
e le righe di una lettera datata,
ed io lentamente scivolo via dalla mia vita,
senza batter ciglio o porre freni,
nell'attesa di un profumo nuovo,
che mi aiuti a cancellare le tracce
di quello che un tempo chiamavo
"amore" ed ora non so più cos'era.
Tic Toc, Tic Toc...
il tempo scorre, lento e costante...
mentre un cuore è ferito dalla cruda realtà...
mentre cadono le illusioni dagli occhi di un sognatore...
mentre il ricordo cresce, così come la sofferenza...
Tic Toc, Tic Toc...
inesorabile... lascia il posto ad un nuovo giorno...
ma porta con se vecchie torture.
Nessuna volontà di insegnarvi niente, scusate, non ho quest'intenzione.
Chi mai potrei essere per saperne di più, chi ha mai nominato la mia vita, esempio?
O i miei pensieri possono avere la presunzione di spiegare la verità?
Non vogliono essere parole incise a fuoco eterno, le mie,
ne le mie stupide poesie hanno l'ardire di chiamare sentimenti attorno, e dentro,
io faccio ciò che posso, io vivo ogni momento dedicato al dubbio.
E non ho Dio da ricercare, e non ho dei da far vedere,
io non dirò pensiero modellato al giusto, se del mio sangue non ne scorre,
non nascondo margini, perché in assenza, di me, niente esiste,
niente modelli e scuole, a escludere ancora prima di capire,
maestro vedo chiunque sia capace, ad essere se stesso e non a dire.
E ad ogni sbaglio, io mi riconosco, uomo, se così posso.