Scritta da: Gerlando Cacciatore
in Poesie (Poesie personali)
Cupidigia
Venni al mondo;
sognai di essere industriale;
per la cupidigia
mi ritrovai...
Composta giovedì 30 novembre 1972
Venni al mondo;
sognai di essere industriale;
per la cupidigia
mi ritrovai...
Mi sono persa in un sogno,
impossibile fatto di fantasia
di illusioni e pazzia.
Un sogno che valso
un brivido sotto pelle
un emozione che toglieva il respiro
Un sogno che valeva la vita
un momento di intenso follia
fatti di tanti giorni infiniti
Mi sono persa nell'impossibile
ma l'impossibile mi dava la vita.
Vivrò finché il sole mi scalderà la pelle
fino a quando la pioggia la sentirò su di me.
E le sue gocce arriveranno al cuore
ed ogni nuova sarà un'emozione
Vivrò finché il respiro mi apparterà
finché con gli occhi guarderò
e non sarà mai cieco il vedere.
Vivrò finché potrò sognare
con gli occhi creduli ai miracoli
sorpresa dai colori dell'arcobaleno
Vivrò finché sentirò la sabbia fra le dita
le onde del mare accarezzeranno i miei piedi
e potrò correre verso l'orizzonte
Finché con forza potrò stringerti a me.
Il sole scende lentamente,
si perde nella corsa del tempo,
il dolce calore del vento
ci abbraccia dolcemente.
Nessuna sfumatura di cielo ha mai scritto
quel che nel mio cuore resta
tu che dai versi sei uscito sconfitto,
non c'è odio nella testa.
Sei splendido nel tuo scrivere,
ma occorre tempo
per dire cos'è vivere
se sei avvolto in un tormento...
Non c'è prigione che tenga
se hai amore sincero,
non c'è cuore che ha sponda
per il tuo dire vero...
Non vi giuro
e non prometto,
sarà vero quanto ho detto
già da ora e nel futuro.
Vi obbligo a dire,
in piena libertà,
quanto ci teniate a patire
sotto la mia umile divinità.
Siate sinceri
su quanto mi amate,
su quanto tra i ceri
che non vi butti sperate.
Son sicuro che se sarete motivati
vi vanterete, da parte mia,
d'esser più crudelmente sfruttati
per abbellir l'ennesima via,
per perseguitar gli ammutinati
per sostener il regio parer, qualunque sia.
Il cielo piange da molto e
mi faceva piangere con lui: forse
ho avuto un collega qua o là.
Guardo ora con mezzo
terso questo temporale
e con animo limpido
senza ombre dall'aspetto
amaro
che s'addensano nel mio cielo.
Piove ancora,
ma or solo
fuori.
Guardo dal parapetto
del mio ciel sereno,
coperto
da un celeste ritrovato,
la pioggia che
bagna chi non sono io.
Piove forte.
Piove ancora.
Piove solo fuori.
È bello e tanto calmo
questo mare
che tengo nel palmo.
Par quasi bene di stare
se ripenso
al tranquillo mare.
Mi perdo nel suo immenso,
eppure pesa poco
questo mare fermo senza senso.
A vederlo così fermo soffoco
mentre ricordo la sbronza di ieri e il vuoto
che sembravano solo un gioco.
Vedo questo mare tanto immoto
e, un po' troppo brillo,
non mi ero accorto che è solo una foto!
Sono ormai anni
che scrivo poesie
per esprimere il mio modo
di essere
raccontare le mie storie di vita
sopratutto per ricordare.
Di acqua sotto i ponti
né passata tanta
che forse il ricordo svanisce
e i giorni che furono
li vedo ormai lontani.
La musica che suona dentro
c'è tuttora
canta un amore di oggi
più grande degli altri.
E allora mi ricalo di nuovo
negli inesplorati labirinti
senza fine,
che ogni volta mi riserva
una pagina bianca.
E ogni volta chiudo gli occhi
e ascolto
le canzoni che il cuore ama
ancora cantare.
Ogni volta lascio andare il pensiero
prendo in mano una penna
ed è ancora una poesia.
Passò un'ombra bianca
in una notte nera
era colui che da sempre amavo.
Voltò la faccia
e quel suo viso stanco,
manifestava in lui
l'anima peccatrice.
Eri colui che da sempre amavo,
lo guardai con amore intenso,
ma i suoi occhi, non mi dissero nulla.
Passò lungo la strada
lento e silenzioso
sebilò il mio corpo
non ci fù risposta.
Gli chiesi allora
cosa ne era stato
del suo amore disperato,
cadde in silenzio
poi disse "Dimenticato, io l'ho rinnegato."
In quella notte cupa e nera
rimase solo un pianto calpestato,
una donna, finita,
che aspetta ancor
qualcuno che passi e l'insegni
cos'è la vita.