La società recidiva senza occhi senza voce senza orecchie reprime immensità di nuova vita in metafore di vista, di urli, di udito. La compagine povera che soffre percepisce ciò che nessun potente potrà mai imitare o soffocare. Una nuova èra avanza nell'aria e nel sangue già volteggia e pulsa. Nel sapere di chi non sa l'alba e il tramonto è ancora alba e tramonto. Ma se il tramonto si chiamasse alba? E se l'alba si chiamasse tramonto? E se la morte della ricchezza si chiamasse vita?
Sfiorandoti per caso, un brivido mi assale. Ti sento a me vicino, ma sei così lontano. Guardando la tua pelle, così amata, desiderata. Guardando la tua pelle, così temuta, così venerata. Mi chiedo, ogni momento, cosa mai potrei provare, cosa mai potrei sentire, cosa mai potrei avvertire, se tu mi permettessi, di poterla accarezzare. Se la mia mano tremante, si potesse su te posare, per poter solo sfiorare, per un attimo, un secondo, quel territorio così amato, così cercato, così atteso, e alla fine poi trovato, incontrato, conosciuto. Nei miei sogni agitati, posso fare quel che voglio. Nella vita che ora vivo, tutto questo è solo... un sogno.
Or scse il gelo a rapir la primavera sui monti in fiore e l'area in spine ferì l'incanto d'accesi albe e tramonti di nuovi allori attesi amori. Tradì il pensiero errante in scoscesi assolati e verdi pendii, pescò l'intenso diaccio d'inverno in meritato oblio. Ma or seppur riaffiora non sarà tuttavia questa a lungo del gelo sua dimora.
T'amai per quel che d'irreale trovai nelle tue carni Per lo sguardo assente l'aria pacata il sorriso candido e sfuggente. Per il cruccio la ragione estrema e la saggezza. Un'emozione intensa in scintille di zeffiro ancora m'accarezza.
Al tramontar di luci agli occhi miei... sorge l'anima mia che nel silenzio ode il sospirar dei cuori... e porge come un fior a luna e stelle speranze e desideri... del dì trascorso setaccio delusioni di cui farò saggezza l'indomani e sorridendo co la mano al petto prometto... agli angeli e a Morfeo...
Regolarità scomparse si racchiudono in estreme inquietudini nate per eventuali sicurezze di discorsi che i posteri probabilmente non potranno neanche comprendere.
Un'ombra nella notte scura, accompagna i miei passi. In silenzio osservo, l'ondeggiare del mio grigio andare. Lei si muove con me, si sposta con me, si ferma con me, riparte con me. Non mi abbandona, in questa notte illuminata, da una pallida luna. Lei, solitaria immagine, svanisce di fronte a quella nuvola improvvisa, che ricopra quel sole notturno. Mi fermo. Non posso lasciarti, non posso andar via senza di te, aspetto che tu ritorni, mia ombra. La luna riappare, il velo della nuvola, strappata dal vento, fa ricomparire la mia ombra. Sorrido. Un'ombra nella notte scura, accompagna nuovamente i miei passi.
Fino a quando conviene lottare e se il nemico è invisibile Come ci si deve comportare Da che parte sferra il colpo micidiale Abbiamo una sola via di uscita Lottare fino alla morte Può essere la soluzione Dunque come non bramarla Lambirne l'essenza Sentire il brivido della fine Di questa angosciante agonia.