Tornerai fragile soffio di echi accantonati ... apparentemente. E come marea inonderai pensieri riposti in un cantuccio. E ritroverai quel sorriso che, stupito, si offrì a germogli di parole. Tornerai come sogno riconosciuto. E, con un brivido risveglierai un'ultima nostalgia che farà risuonare nel cuore la più bella e appassionata canzone d'amore.
Seguendo il profumo di una rosa ho incrociato i tuoi occhi e sfiorato le tue mani, ho respirato dai tuoi respiri, ho bruciato il sole col mio amore. Come una meteora a mezzanotte hai attraversato il mio cielo e l'hai spento d'un tratto senza avvisare, senza darmi il tempo di vedere. Ed ora tra le lacrime ed un sorriso isterico ti chiedo di restituirmi la vita, ti chiedo di ridarmi quell'impeto che scuoteva in petto ogni torpore, ti chiedo di lasciarmi andare se non sai restare.
In ogni situazione in ogni cambio... d'umore o di stagione sono sempre rimaste accanto a me le mie parole non mi hanno mai lasciato solo mi han riscaldato... quando la nebbia mi velava il cuore e mi han saputo dare gioia facendosi trovare pronte nei momenti del dolore
mi piacerebbe un giorno diventar parola una qualunque ma... in mezzo a loro perché tra le parole... io
Mamma... cosa vorrei darti... forse un mondo nuovo dove potresti sorridere libera priva di schemi e di divieti assurdi, ma solo quelli conosci... e ti strapperei via dalla tua errata e impostata consapevolezza e ti farei osservare i laghi che forse ami, quelli con i voli di oche selvatiche e con libellule esili... e ti porterei a vedere davvero un tramonto, così per mano per poi lasciarti li da sola, si da sola a ripeterti fino a spaccare quel tuo credo fatto di filo spinato per questa terra, fino a guardarti davvero e a vedermi per la figlia che semplicemente sono, quella che ami, la stessa che ti spaventa... e io, mamma, ti prenderei in braccio come una bimba perché saresti stanca sfinita, di aver rincorso per quasi tutta una vita i sogni scritti e le illusioni dettate da bocche e menti che rubano l'esistenza, ti farei riposare, no no nel tuo letto, in un letto nuovo, magari fatto di onde e di profumi di fresie e vorrei osservare il tuo risveglio quello vero, e... abbracciarti forte e delicata per non farti male... scarpe morbide ai piedi appena nati accarezzati da un gatto, e occhiali tenui per non affaticarti troppo la vista dallo stupore e capelli bianchi spettinati per lasciare passare il vento e le orecchie libere per sentirti finalmente il tuo nome! Tua figlia... quella selvatica.
E osservo la mia vita, la mia esistenza fatta di sabbia e vento, vento del nord miscelato a petali di magnolie lontane, di piume portate dall'acqua annegate nel fuoco e portate in alto dalle tempeste, e orme e tracce di animali passati e presenti, e canti e note stridenti su un sentiero di terra nera di terra rossa, e ancora fatta di muri ammuffiti di disegni di ricordi di sassi di acqua fangosa da calpestare, di amarene da rubare e da dipingere come l'uva aggraziata su un vaso, e la pioggia fredda da congelare e piangere i pensieri e la pioggia mista al sole da colorare gli occhi, da girotondo di speranza di fede, di credo nelle mie gambe composte da bizzarri cavalli e fragili uccelli, a beccare un granello di buono e a sputarne cento malsani. E osservo la mia esistenza nel rumore presente che non mi appartiene, che scanso e che curiosa scansiono nei dettagli più minimi per vedere per capire per riprodurre un elemento esterno da comprendere per far comprendere. E guardo la mia vita miscelata alle direzioni che mi sono venute incontro che ho tirato come una corda di mille altre corde, che ho spinto che ho buttato che ho sorriso. E osservo e osservo ancora questa mia anima fatta di fuoco che lo ama che lo vuole che lo beve che lo spegne per paura, che lo riaccende per parlare per fumare per respirare... questa mia esistenza fatta per esistere e per resistere a quello che ancora non conosco e a quello che ora voglio, amalgamando denti e unghie alla brezza che mi sfiora e mi penetra la vita.
Finalmente la bella stagione l'aria tiepida mi fa pensare a quand'ero bambina nel paese dove sono cresciuta, ai campi fioriti, ai profumi. A quando andavo in campagna con mia madre a raccogliere fave e piselli, l'odore dell'erba e della rugiada. All'alba quando l'aria è frizzante e pura. Questa stagione mi fa tornare indietro coi pensieri mi ci tuffo nel mio passato, ritrovando facce amiche parenti, persone care che non ci sono più. Sì, il passato è passato, a volte doloroso, a volte gioioso, ma va guardato in faccia e affrontato poiché e dal passato che veniamo.
Un lavoro particolare io svolgo, ogni giorno dono un pezzetto di me, dono un angolo del mio sorriso, regalo un segmento di osso della mia schiena, un po' di energia vitale, tanta della mia pazienza, io dono ogni giorno. Tutti i giorni i miei doni sono porti col cuore, direte voi! Ma cosa ne trai in cambio? Ho! Tanto tanto, tante carezze, sorrisi, non angoli. Grandi abbracci. Mi cercano, mi chiamano per nome, sanno quanto li amo, quanto amore gli ho donato e quanto ne donerò ancora. Solo il mio corpo ne paga le conseguenze ma il mio spirito ne esce colmo di tenerezza ed amore per il prossimo. Vi chiederete... ma che lavoro svolge questa qua?
Sono un o. S. s. Operatore socio sanitario lavoro in una casa di riposo per anziani i miei nonni.