Scende come un'ombra sui corpi sfiniti, tante battaglie combattute li ha visti arresi, sangue di vita che tiene il respiro, io sono la fame, non mi vede nessuno.
Guardo le mani vuote degli amanti lontani, striscio sull'erba seccata dalla solitudine, mi inerpico tra i pensieri di un amante sconfitto, nutro le notti di un solitario fallito.
Fame d'amore o di speranza, sempre fame senza pazienza, corro da secoli per colpire i poeti, i cantastorie dei secoli andati, donne cha hanno fame del loro destino, uomini che hanno perso il cammino.
Cuore che di amore nutri i tuoi pensieri, non guardarmi, ti ferirei e non troveresti il respiro, ama con tutto quello che puoi donare e certo di fame non potrai mai morire...
Piango lacrime nascoste che sciolgono il mio cuore come acido mentre la mia anima denudatasi si protende adirata verso il cielo gridando contro Dio che le ha tolto libertà mentre ella giaceva con lei dopo aver fatto l'amore e che ride beffardo come un bambino odioso "Ridammi la mia amata- la sento gridare- accontentati di torturare coloro che accettano di concedersi ai tuoi sadici capricci e lasciami in pace dimenticati di me non voglio il tuo amore ipocrita se ciò mi priverà del suo".
I pensieri e le parole si miscelano in poesie e con calma... dolcemente san trovar la strada giusta per aprire... Cuore e Mente tutti uniti dalle pagine di un libro in sincera fratellanza
per donare... ancora e ancora alla Città della Speranza.
A te che sei sempre in me più forte che mai più intenso del prima più fluttuante di un'onda più impellente di un bisogno più caro di un sogno infantile ma gentile più verde di una foglia ingiallita dal Sole più caldo dell'estate sempre Più ancora ed ancora come non Mai.
Lunga, assolata, polverosa la percorro testarda e improvviso raggio di luce mi rialza. Mi siedo ai bordi della speranza suonano lievi i violini dell'anima.
Improvvisa, inattesa la terra trema in notte oscura. Sostenute solo da colonne riempite di fluida sabbia, incuria d'infami costruttori, traballano le vostre case, precipitando in pozzi di dolore. Silenzio di morte vi ricopre tetro. Ma, ecco, flebile pianto di bimbo, sussurro straziante di madre diventano urlo di dolore, che rimbomba da fiume a mare, da monte a valle, percuotendo i cuori di tutta Italia. Si spegne il compianto, s'innalza una preghiera e vi abbraccia fraterno unanime terremoto d'amore.
La Mente domanda, il Cuore comanda, l'amore donato rende un bimbo fortunato. Oggi tutti i bimbi devono essere felici, domani tra loro ci sono solo amici.
La quercia è il suo universo Zak l'aggredisce freneticamente fra le rughe della corteccia e non indugia: esplora ogni nodo del ramo maestro, fin sulla cima, poi torna e si ferma sulle zampe a rampino. È incessante quel moto vivace di mandibole e antenne. Quel maschio formica distingue gli umori di femmine e soldati e, con l'acre secreto, rimarca i confini. Al termine s'erge, come bandiera, su un esile stelo ninnato dal vento. L'albero intanto, ormai ebbro di sole, allunga i suoi legni che subito infronda. Esita Zak, ha percezione. Ripassa il percorso, si getta, s'aggrappa, poi strappa e sperona e dà sotto con lena. Si scuote e quel fremito sprona lo slancio. Va contro i germogli ancor teneri e afilli, ma è sorpreso da un filo di ragno e nell'affanno, un tribolo vano. Povero Zak! Ora è stretto alle zampe e quel viluppo gli sale sul ventre, sul torso e sul capo finché l'ultimo spasmo ci svela un pietoso e triste abbandono.